La "guarigione", dice il finale di Una cronaca manichea, sarà lenta, parziale, per il sopravvissuto e per il mondo che lo circonda. Mi viene in mente Cerimonia di Leslie Marmon Silko, il capolavoro della letteratura nativa americana: la sconfitta del male e la ricomposizione del mondo saranno possibili "per ora": la storia non è mai finita. E ovviamente (per me) Amatissima della massima scrittrice (afro)americana vivente, Toni Morrison: il racconto impossibile da "non passare", che non è possibile ignorare, che non è possibile tramandare. E allora la risorsa etica è proprio l'indignazione intima, ed è giusto che il riferimento letterario esplicito sia alla Capanna dello zio Tom, al modello di tutta una letteratura femminile dell'impegno.
I ricordi di letture più o meno recenti suggeriscono che è il momento di cominciare a pensare alla presenza di una fantascienza italiana delle donne che ha utilizzato la metafora del contatto con gli alieni, come in Sfida al pianeta di Anna Rinonapoli (1973) e Partiranno di Luce D'Eramo (1986). E che esiste una fantascienza italiana che ha fatto dell'indignazione etica il suo registro: dai racconti distopici di Lino Aldani e di Vittorio Curtoni ai frammenti di storia futura di Accadde...domani di Vittorio Catani (2001).
Raccogliendo questa sfida, in modi diversi, la fantascienza italiana recente continua a trovare la sua potenzialità e la sua realtà, qui come nelle elaborate trame delle parabole sul potere dei romanzi e racconti di Lanfranco Fabriani, Nicoletta Vallorani, Valerio Evangelisti, Vittorio Catani e tanti altri.
Dovesse capitarmi l'occasione, da devoto fan di Bruce Springsteen (un'altra voce di una città operaia in crisi, il New Jersey come Torino, city of ruins) sospetto di sapere come inizierà la mia recensione del prossimo libro di Enrica Zunic'.
Ho visto il futuro della fantascienza italiana, e il suo nome è...
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