Ulteriore vantaggio è quello dato dal fatto che, decontestualizzando certi problemi, trasferendoli in mondi immaginati, si riesce ad affrontarli in modo più distaccato, attenuando gli scontri ideologici inevitabili e potendo quindi riflettere in modo più sereno su certe tematiche. Si tratta di una tecnica che ha una lunga tradizione letteraria alle spalle, e può sempre essere considerata attuale (basta, anche qui, dare uno sguardo all'opera di Orwell).
Ma la riflessione sui diritti umani può tornare utile anche alla fantascienza. Facendo un esempio concreto, possiamo vedere come una delle tematiche più affrontate nella fantascienza è l'analisi di cosa sia o non sia l'uomo. Non risulta forse interessante trattare un tema simile partendo da un elemento forte come la tortura? Quando si tortura un uomo, si cerca espressamente di uccidere la sua identità di essere umano. Non vale la pena riflettere, anche da parte di un autore di fantascienza, su questioni di questo tipo? E non è interessante capire dove risieda l'umanità degli aguzzini? Ed ecco come, partendo da un tema centrale della lotta per i diritti umani, anche un autore di fantascienza può avere l'opportunità di interrogarsi sull'uomo e dar vita a personaggi forti e di spessore, così come accade in Nessuna giustificazione di Enrica Zunic'.
Questo è solo uno dei tanti esempi possibili di come una riflessione sui diritti umani possa dar forza alla fantascienza. Di possibili esempi in cui i diritti umani sono penetrati con successo nel genere se ne possono fare molti, e qui vale sicuramente la pena ricordare le storie di Ursula Le Guin (come, ovviamente, Quelli che si allontanano da Omelas da cui trae il titolo il concorso), la già citata narrativa distopica, o romanzi in cui i diritti umani vengono affrontati in un modo più sfumato e meno diretto (quelle opere, cioè, in cui sono presenti speculazioni politiche e sociali, ma non così direttamente connesse alle problematiche relative ai diritti umani - penso per esempio a Octavia Butler, a Bruce Sterling, a Iain Banks... e potrei continuare per un pezzo).
Le riflessioni sui diritti umani possono essere utili anche quando si affrontano temi come quello del relativismo culturale: si veda il dibattito fra l'universalità dei diritti umani e la sua contrapposizione con i cosiddetti valori asiatici e valori africani. Credo che sia utile, anche per uno scrittore di fantascienza, sentire le argomentazioni delle parti in causa - e, eventualmente, schierarsi. Uno dei temi ricorrenti nella narrativa di fantascienza è quella del contatto fra l'uomo e l'alieno - e dello scontro fra le loro civiltà. In un contesto analogo è quindi inevitabile che il tema del relativismo culturale sia presente. Ma se un autore vuole descrivere delle società in cui umani e alieni convivono, necessariamente vengono toccati, in modo più o meno sfumato a seconda delle intenzioni, i temi dell'universalità dei diritti di tutti gli esseri viventi. Ritengo quindi interessante, per qualunque autore, avere informazioni sul dibattito che si sta svolgendo fra i sostenitori dei diritti umani e i relativisti. Da un lato ci si basa su un concetto un po' fumoso come quello di natura umana, su diritti incentrati su parametri culturali tipicamente occidentali (come l'individualismo) e su un presunto imperialismo culturale che vorrebbe omologare il mondo fondandosi su concetti occidentali; dall'altra parte si fa notare che il dipingere delle "società altre" come se fossero un tutt'uno basato su principi monolitici sia un atteggiamento vagamente neocoloniale, che le influenze culturali reciproche sono la regola nel corso della storia e che è possibile raggiungere concetti inerenti ai diritti umani partendo da tutte le culture (basta vedere, per esempio, Suu Kyi che sostiene i diritti umani partendo da espressioni culturali tipicamente birmane). Ecco, quindi, una carrellata di concetti con cui un autore che vuole descrivere l'incontro fra umani e alieni dovrebbe confrontarsi e avere una certa familiarità...
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