Sembra fantascienza (ed è per questo che ho deciso di parlarne qui su Delos), ma è una probabilità reale, anche forse non troppo imminente. Una prospettiva agghiacciante per gli americani in grado di rendersi in conto di ciò, che ci porta direttamente al secondo punto sopra enunciato:
Gli Stati Uniti sono in una condizione così disperata da non poter curarsi delle apparenze.
Non so quanto sia disperata la condizione attuale degli Stati Uniti, ma di certo non è tranquilla. La bolla della New Economy ha portato orrore e devastazione nell'economia americana, gli scandali dei bilanci falsi delle grandi corporations hanno fatto piazza pulita della residua fiducia da parte degli americani e lo spettro di una recessione di quelle che non si dimenticano aleggia ovunque già da qualche anno, alimentato dalla corsa al rialzo del petrolio, la cui produzione mondiale riesce a malapena a coprire l'ingente fabbisogno americano. La struttura però ancora regge, saldamente arroccata su di uno spaventoso debito estero. Se il mondo tagliasse il credito all'America, sarebbe letteralmente la fine. Ma tutto questo è ancora niente. Dalle recessioni infatti si esce e i debiti al massimo non li si paga. Il vero problema dell'America è un altro: il baricentro dell'impero rischia di spostarsi altrove, un po' come accadde a suo tempo all'Impero Romano, che continuò a Oriente dopo che a Occidente finì. La grandissima parte delle risorse naturali del pianeta si trovano infatti nel continente eurasiatico, dove la scomparsa del comunismo ha abbattuto le barriere che lo frammentavano. Se le nazioni del continente eurasiatico iniziano a mettersi davvero d'accordo tra loro, l'America si ritrova irrimediabilmente emarginata. E perchè mai non dovrebbero iniziare a mettersi d'accordo tra loro? Gli Stati Uniti non possono starsene a guardare l'impero migrare altrove alla chetichella, e questo semplice argomento finisce per spiegare molte cose che solo apparentemente paiono complicate. Con la scusa dell'Afghanistan, basi statunitensi permanenti si sono piazzate non solo in Afghanistan, ma nella maggior parte dei paesi circostanti, e potete scommetterci che non se ne andranno tanto facilmente. L'impero americano ha ereditato in un sol colpo tutte le nazioni satelliti dell'impero sovietico, che adesso, paradossalmente, si stanno rivelando come le province più fedeli. Una moglie appena impalmata non tradisce, per mostrare di essere virtuosa e affidabile. Più avanti nel matrimonio, però...
Non è un caso che a opporsi all'attacco all'Iraq siano stati Francia, Germania, Russia e Cina. Immaginate queste nazioni sulla carta geografica. Cosa vedete? La spina dorsale del continente eurasiatico, ecco cosa vedete. Il futuro vero centro del mondo, se l'America giocherà male le sue carte. E, forse, anche se le giocherà bene, perché per vincere, giocare bene le proprie carte è solo metà della questione; l'altra metà è avere delle buone carte. La storia ci dirà se l'America le ha. Per il momento, sappiamo che il grosso del petrolio, nel mondo, si trova ben distante dal continente americano: in Arabia (una nazione che si sta mostrando sempre meno amichevole verso gli Stati Uniti), in Iraq e nella regione del Mar Caspio. Per gli Stati Uniti è assolutamente vitale acquisire il pieno controllo di queste risorse, se non vogliono trovarsi definitivamente estromessi dalla guida del mondo entro un paio di decenni al massimo. E visto che gli Stati Uniti investono ogni anno più del 50% del proprio bilancio federale per le proprie forze armate (pari a 20 volte le spese militari di tutti i paesi potenzialmente loro nemici messi insieme), si capisce perché la strada bellica sia quella preferita; è normale che uno voglia far fruttare i propri investimenti, anche perché le bombe e i soldati sono come il denaro: invecchiando perdono di valore, sino al giorno in cui non valgono più niente e sono quindi da buttare via. Meglio spendersi bombe e soldati finché funzionano, prima della scadenza dei termini di conservazione minima.
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