Il servizio segreto
Il Servizio Segreto per il quale opera James Bond è direttamente ispirato al MI6 o SIS (Secret Intelligence Service). Lo stesso Ammiraglio "M", deriva da "C" (abbreviazione di chief, capo), il vero direttore dell'Intelligence Service durante la guerra, cioè Sir Stewart Menzies. La sua stanza al quartier generale di Broadway aveva le caratteristiche di quella descritta da Fleming per il vecchio "M". Compresa un'efficiente segretaria di mezza età, la leggendaria Miss Kathleen Pettigrew, dipendente del servizio dal 1921, che avrebbe ispirato il personaggio di Miss Moneypenny.
Quando finì la guerra, a un amico che gli chiedeva cosa avrebbe fatto, Fleming rispose: "Scriverò il più grosso romanzo di spionaggio di tutti i tempi." Sarebbe improprio affermare che ci riuscì, ma certo, James Bond è diventato l'agente segreto per eccellenza.
Per troppo tempo si è ripetuto che 007 era del tutto inverosimile. Gli si contrappongono personaggi definiti più realistici, soprattutto l'attempato e goffo George Smiley di John Le Carré. Un addetto ai lavori sostiene: "Dubito che un Bond in carne ed ossa sarebbe sopravvissuto più di quarantotto ore come agente dello spionaggio." Sottinteso: un tipo così appariscente, dalle abitudini rimarcate, si voterebbe a fare da bersaglio. Strano che però a esprimersi in questi termini sia stato Dusko Popov, jugoslavo naturalizzato inglese, che durante la seconda guerra mondiale riuscì nell'impresa impossibile di infiltrarsi per conto dei servizi segreti inglesi nel temibile Abwehr, il controspionaggio militare tedesco diretto dall'Ammiraglio Wilhelm Walther Canaris. Un agente segreto che si spostava su auto veloci, fumava una miscela di sigarette balcaniche, conquistava belle donne e sbancava truci nazisti al tavolo del baccarat del Casinò di Estoril, nel neutrale Portogallo. Ricorda qualcosa?
La verità è che le vere spie creano e distruggono la loro stessa leggenda. Se il pendolo della ambiguità smettesse di oscillare fra immagini contrapposte, resterebbe la verità, un bene troppo prezioso per essere offerto al pubblico dei profani.
Ian Fleming proveniva dall'intelligence, e pur con numerose licenze poetiche, prestò a James Bond alcuni tratti indispensabili a un autentico agente segreto. Prima di tutto, una grande capacità di entrare a contatto con gli altri, non solo belle donne da corteggiare. Se qualcosa accomuna il personaggio dei romanzi a quello dei film è la sua tendenza a dialogare col prossimo. Le introspezioni di Bond, meno rare di quanto non ammetta la critica, preparano sempre un suo rapporto con la gente. Un'appropriata valutazione dei suoi interlocutori, e l'agente segreto è pronto al contatto. Azione, nei libri di Fleming, è anche il concitato susseguirsi di incontri, circostanze e, al picco, la mondanità notturna dei ristoranti e dei casinò.
Un retroterra che lo scrittore aveva nel sangue da ragazzo, quando studiava a Monaco e a Ginevra, fuoriuscito dalle Accademie Militari di Eton e Sandhurst. Nella fulgida Europa degli anni '20, un'élite dorata viveva da sogno. Le griffes non erano ancora appannaggio di masse arricchite. Fleming correva per le strade d'Europa su auto sportive e sciava nello splendore di Kitzbühel, in Tirolo, dove aveva una casa Leni Riefenstahl, la cineasta del Terzo Reich. Frequentava la stessa umanità ritratta da Francis Scott Fitzgerald, frivola ma innocente, perché la ricerca anche dissennata della felicità è solo un peccato veniale. E sarebbe stato pagato caro, con la perdita di quel mondo nel 1939. Fleming cambiava anche molte ragazze, come abiti smessi ad ogni giro di stagione. Stranamente è proprio in questa fase sans-souci della vita di Fleming che si trovano le tracce di una personalità complessa, riassumibile nel temperamento del sognatore a oltranza, dell'eterno ragazzo. Finché, scrivendo i romanzi di James Bond, accorperà in un eroe immaginario la visione fantastica di se stesso.
Inoltre, era una scuola di vita o anche un apprendistato? La verde stagione europea e lo sci a Kitzbühel, venivano tacitamente considerate "referenze" dagli alti papaveri dell'intelligence britannico, parti di un velato tirocinio della perfetta spia. Perché Fleming apparteneva a un ceto e una generazione alla quale attingeva lo spionaggio di Sua Maestà. Una grande, sterminata congrega di "cugini" che avevano avuto la fortuna di essere nati troppo tardi per combattere la prima guerra mondiale, durante la quale la migliore gioventù britannica era stata sterminata sui campi di Ypres sotto l'apocalittico attacco tedesco col gas. Fra i caduti c'era anche il Maggiore Valentine Fleming, padre dello scrittore.
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