Ci sono film che trascendono l'epoca in cui sono stati realizzati e il momento in cui questo è avvenuto nel mercato cinematografico. Questa è una fantascienza fatta di idee, ma quando la gente ha pensato di potere fare soldi attraverso scene rumorose con robot che sparavano da una parte e dall'altra, allora la fantascienza è diventata un mito pseudo pop. Per me la fantascienza letteraria assomiglia molto a ciò che ha fatto Solaris. E' come se dicesse: "Ti mettiamo davanti agli occhi uno specchio per scrutare la condizione umana da un'altra prospettiva in maniera che tu percepisca tutto in maniera metaforica."James Cameron, produttore di Solaris
Visivamente eccitante, sospeso tra una fotografia che potrebbe ricordare quella di Fahrenheit 451 e una colonna sonora rarefatta composta da Cliff Martinez autore di fiducia di Soderbergh, Solaris è un film interessante, intenso, ma anche sofferente di un unico grave problema: Steven Soderbergh non è un grande amante della fantascienza non solo cinematografica e nemmeno un suo cultore. In appena un'ora e mezza di storia, descrive lo strano rapporto creatosi tra uno scienziato vedovo da poco, inviato a investigare e possibilmente recuperare una missione spaziale scomparsa nell'orbita di un pianeta di nome Solaris. Nello spazio, l'uomo ha un contatto (non solo di natura spirituale...) con un misterioso simulacro della donna amata. Che sia davvero lei arrivata chissà come in un paradiso lontano? Che sia tutto un sogno? Che si tratti del Paradiso? L'incontro nello spazio è solennemente, sebbene malinconicamente accompagnato da uno spettacolare impianto visivo. Quello che, però, non funziona, rendendo il film un po' lento e non particolarmente avvincente (guai ad usare la parola noioso visto che Clooney ha quasi picchiato un giornalista turco a Berlino che aveva usato tale aggettivo) è il fatto che Natascha McElhone, pur essendo molto bella, non affascina, né tantomeno seduce lo spettatore con i suoi zigomi rifatti rispetto Ronin, e per colpa di una certa algida impenetrabilità al limite della mancanza di espressività. D'altro canto, poi, Soderbergh non sembra tenere conto di tante nozioni elementari di filosofia etica presenti anche nel più timido episodio di Star Trek o di Babylon 5: il pianeta che ha il potere di ricreare i pensieri (e nel finale tale nozione sarà sbilanciata in favore di una spiegazione di natura mistico teologica) apparentemente li materializza in cloni delle persone amate o desiderate. Così il dottor Kelvin non incontra - si pensa - sua moglie, ma un doppio che ne acquista le sembianze. Un essere, oppure usando un termine filosofico un ente che, essendo suo malgrado una copia sembrerebbe non avere il diritto di vivere. E - la cosa più assurda - è proprio l'essere che sentendosi una copia decide di scomparire...Soderbergh e i suoi protagonisti negano al doppio la qualità di essere senziente autonomo e liberato. Anche se non cerca di eliminarlo e non è un pericolo, il doppio va soppresso in quanto tale. Una crudeltà insensata, anche perché ai personaggi del film manca il desiderio fondante la vera fantascienza. La curiosità e la voglia di incontrare altre razze. Insomma, una serie di piccoli e grandi guazzabugli rischiarati soltanto dalla bellezza di Clooney e nella sua coraggiosa interpretazione di un uomo addolorato. Peccato che la cappa di scarsa attenzione verso i temi forti della SFX lo rendano poco brillante. Non perché - come Soderbergh e Clooney nelle interviste che seguono - pensano che la lentezza non sia più apprezzabile nel cinema di oggi. Bensì, perché tale ritmo non può essere supportato da qualche strabuzzamento d'occhi. Perché l'atmosfera di mistero alle spalle di questo film, sembra non nascondere nulla o quasi. Nessun dato scientifico, nessuna vera analisi, niente di niente, solo un'orbita sconsiderata con nessuna interrogazione veramente sensata...
Questo non significa tracciare un paragone con l'originale di Tarkovsky, né con il romanzo di Lem. Vuole dire "soltanto" cercare di capire come - a fronte di un'analisi scientifica dello spazio profondo - si debba quasi subito propendere per una spiegazione di natura metafisica, abbandonando immediatamente o quasi ogni razionalità. Non perché il tono spirituale e New Age del film non sia riuscito, ma perché non può essere lo spettatore a porsi tutte le domande del film, mentre i protagonisti propendono per soluzioni corrette dal punto di vista della sceneggiatura, ma abbastanza stravaganti sotto il profilo fantascientifico. Perché rinunciare all'umanità sin da subito? Perché abdicare al proprio essere in cerca di qualcosa o qualcuno, tentando soluzioni cruente o spiegazioni di natura spirituale? Questo è - più o meno - quanto ci hanno risposto il regista Steven Soderbergh, uno dei più grandi talenti del cinema americano e l'attore più bello della galassia: Gorge Clooney.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID