- Terribile! Ma non si può ipnotizzare il ministro e...

- Chi, la Moratti? Quella è già così dalla nascita.

- E allora? Come possiamo...?

- Non c'è nient'altro da fare: dobbiamo usare la Pietra.

- LA PIETRA??? No, questo mai!

- Di che parlano? - sussurrò Arrigo.

- Della Pietra Geometrale, suppongo. - bisbigliò Ron - E' custodita qui nel castello da secoli.

Arrigo assentì, impressionato. Si diceva che quell'oggetto magico, opera del grande alchimista Tramel, riuscisse a trasformare i Ragionieri in Avvocati, i Geometri in Architetti, le Veline in Intellettuali e gli autori di stupide storielle per bimbi rincoglioniti in scrittori miliardari.

- Non fare lo stupido, Giucas! - ringhiò il mago Zurlì - Tira fuori la Pietra.

- No, è troppo pericoloso, e poi... - lo stregone impallidì - Ho capito: il tuo è un pretesto. In realtà stai cercando di impadronirti della Pietra! Sei sotto il controllo di TuSaiChi!

L'altro esplose in una risata stridula. - Di più. Io sono la persona di cui non osi neppure pronunciare il nome!

Sotto gli occhi inorriditi di Arrigo e Ron, Zurlì subì un'orrenda metamorfosi, assumendo le sembianze più temute dall'intera stirpe dei maghi, e non solo.

- Mio dio. - balbettò Ron - Ha impersonato perfettamente il suo vecchio maestro! Nessuno se n'è accorto...

- Guarda come usa la magia su di sé: ha quarant'anni e ne dimostra tredici!

- E' proprio...

- La spaventosa...

- La terribile... l'innominabile...

- CRISTINA D'AVENA!!!

- Argghhh! Hai pronunciato il suo nome!!!! - Ron dovette stringere i denti per non cadere vittima d'una crisi epilettica.

- Indietro! - balbettò Giucas Casella, agitando le mani ad evocare incantesimi difensivi - Indietro, o...

- Stupido, credi di poterti opporre a me? Beccati questo! - tuonò la potentissima TuSaiChi, investendolo con una terrificante compilation esoterico/musicale a base di Sailor Moon, Candy Candy e Kiss Me Licia.

Giucas Casella resistette ben dodici secondi, dopodiché i suoi testicoli esplosero. Si afflosciò al suolo senza un lamento.

TuSaiChi ridacchiò trionfante. - Ah ah! La Pietra sarà mia! La userò per vincere Sanremo, il Festivalbar e il Disco d'Oro! Nessuno potrà fermarmi!

- Non esserne così sicura! - esclamò Arrigo.

TuSaiChi fronteggiò sorpresa il piccolo ma coraggioso apprendista stregone.

- E tu chi saresti? Non importa, ora ti sistemo!

Gorgheggiò crudelmente l'agghiacciante incipit di "Bentornato Topo Gigio", e sbarrò gli occhi stupefatta quando Arrigo restò in piedi.

- Ma... come?

Il ragazzino sorrise con l'aria di chi la sa lunga, e poi ammiccò verso le caramelle "tuttigusti+1" che si era conficcato nelle orecchie a mo' di tappi. Mentre TuSaiChi annaspava per lo stupore, Arrigo calò la mazza ferrata del Tchappeh, che ormai si portava sempre dietro, sulla testa della maga, e grazie tante.

Il mondo era salvo.

I festeggiamenti per lo scampato pericolo si protrassero per giorni e giorni. Danze, bevute, fuochi d'artificio magici e solenni mangiate coinvolsero studenti, docenti e semplici passanti. L'intero castello risuonò a lungo di canti di gioia. Arrigo era l'eroe del momento.

In uno dei rari momenti di sobrietà, Ron riuscì ad avvicinare l'amico.

- Posso chiederti una cosa? - sussurrò.

- Dimmi.

- Perché hai abbattuto così velocemente TuSaiChi?

- Che vuoi dire?

- Pensavo che prima l'avresti fatta parlare, che l'avresti lasciata vantarsi delle sue folli macchinazioni, come amano sempre fare i cattivi nelle penultime scene in scaletta... Non volevi scoprire se le sue arti malvagie fossero state in qualche modo la causa della prematura scomparsa dei tuoi genitori? Se lei fosse la misteriosa ombra nera che ti perseguita nei sogni e nei ricordi? E cosa significhi la cicatrice che ti sfregia la fronte? Perché, dunque, l'hai mazziata e grazie tante?

Arrigo sorrise. - Mi sorprendi, Ron. Davvero non lo immagini?

L'altro scosse la testa. - Spiegamelo.

- Dovevo lasciare qualcosa in sospeso per i seguiti, no? Altrimenti, di cosa avrebbero parlato i miei prossimi romanzi?

Ron sbarrò gli occhi, colpito dalla rivelazione. Meditò a lungo. Quando parlò di nuovo, nella sua voce risuonava una incondizionata ammirazione.

- Tu sarai un grande mago, Arrigo Potta.