- Secondo me tu sarai così anche a vent'anni: si vede dalla faccia.

- Insomma, o vieni con me o ti trasformo in una pantegana con la voce di Luca Laurenti.

- Ok, a che ora si va?

A mezzanotte in punto i due apprendisti maghi si aggiravano furtivamente per le segrete di Braccianone. Sinistri scricchiolii accompagnavano i loro passi, misteriosi sussurri e improvvise ventate d'aria gelida suscitavano nei loro piccoli ma spavaldi cuori incontrollabili turbamenti. Poche candele rischiaravano quegli antri dalle pareti di pietra, su cui a intervalli irregolari si schiudevano nicchie ospitanti antiche armature o dipinti d'aspetto minaccioso. Presto si resero conto d'essere seguiti.

- Presto! - gridò Arrigo - Copriamoci col mantello invisibile che mi ha regalato la zia Waller.

- Buona idea! - approvò Ron - Dov'è?

- Che cazzo ne so? E' invisibile, sono anni che lo cerco nell'armadio!

- Ma vaff... imbuchiamoci qui dietro, forza.

Al riparo di un'armatura, videro giungere lungo il corridoio il prof di ipnotismo, nonché vicepreside, Giucas Casella.

- Lo so che c'è qualcuno! - tuonò irato quest'ultimo - Lo sapete che è proibito uscire dai dormitori di notte! Se vi pesco, vi sospendo fino a quando lo dirò io!

I due ragazzi trattennero il respiro finché l'adulto non si fu allontanato.

- E adesso che facciamo?

- Be', potremmo seguirlo, origliare dall'oscurità, spiare le sue trame, affrontare draghi, troll, incantesimi e cani a tre teste, scoprire il Grande Mistero che grava sul castello, svelare grazie al nostro coraggio il complotto millenario imbastito dalle forze del Male allo scopo non solo di distruggere la genìa dei maghi buoni ma anche di soggiogare l'intero genere umano per dar vita a un futuro di abominii e di abiezione, e poi...

- E se mettessimo semplicemente un petardo nel cesso del preside?

- D'accordo.

Il mattino dopo Arrigo fu cooptato dalla squadra di Tchappeh della Passera d'Oro. Lo Tchappeh A Perdere, gli fu spiegato, era il tradizionale sport dei maghi, e ogni anno al castello di Braccianone si svolgeva un torneo tra i quattro dormitori. Il regolamento del gioco era semplicissimo, difatti per illustrarlo era sufficiente un manuale di ottocento volumi di mille pagine l'uno. In breve, le squadre si componevano di un numero di giocatori variabile da nove a trentuno, a seconda della stagione, della fase lunare e del colore degli occhi del gatto dell'arbitro; si giocava con sei palle contemporaneamente, ognuna di forma e peso differente, ciascuna con un nome che variava ogni giorno, e che occorreva mandare a memoria pena scudisciate. Quando un giocatore veniva toccato da una delle sei sfere era detto "il bagonghi", e tutti gli altri (compagni e avversari) dovevano cercare di colpirlo più volte possibile con una mazza ferrata sulle gengive. La prima squadra che totalizzava cento punti veniva detta "la quacchia", e i suoi giocatori dovevano disporsi, entro dieci secondi, a formare un icosaedro regolare, dopodiché occorreva denudarsi completamente e gridare a squarciagola "OUGAGADOU!". A quel punto, l'arbitro decretava la fine dell'incontro, e assegnava la vittoria all'una o all'altra squadra in maniera generalmente casuale, ma che a volte dipendeva dalla lunghezza delle unghie dei centravanti oppure dalla marca di dopobarba usato dall'allenatore. Era uno sport focoso e coinvolgente, per cui gli studenti di Braccianone tifavano alla follia, azzuffandosi violentemente fuori e dentro lo stadio.