Il mio secondo gesto rilevante fu più complesso. Con una certa fatica liberai la sommità del mio crocefisso (ovviamente finto) dal cervello di un tale nel quale si era impigliato, lo scrollai come potevo per liberarlo dalla materia grigia (in realtà bianchiccia) che vi era rimasta attaccata, quindi azionai un meccanismo nascosto nella corona di spine ed in capo a due secondi e mezzo il crocefisso si tramutò in una trivella. Ringraziai subito Iddio ma soprattutto il progresso tecnologico che aveva reso possibile alla mia organizzazione di dotarmi di mezzi così portentosi.
Poi inforcai deciso la trivella e, senza indugiare, iniziai a scavarmi una via di fuga attraverso i fedeli.
Fu divertente. Avevo sempre pensato che una cosa del genere, se mai ci fossi stato costretto, mi avrebbe fatto schifo e anche raccapriccio. E invece scoprii - con una punta di lieve ma affascinante disagio - che l'orrore di ciò che stavo compiendo era talmente estremo da trasformarsi automaticamente nel suo contrario e cioè in qualcosa di estremamente bello.
Mi sentivo come un giardiniere, che procede canticchiando dietro la rasatrice sul suo rozzo ed incolto prato, lasciando dietro di sé un netto sentiero di perfetta essenzialità. E l'alto getto della fontana umana creata da ciò che io tritavo ricordava in rosso lo spruzzo di neve di una fresa di montagna intenta ad aprirsi una difficile via nel blocco compatto di una slavina.
Ma quest'eruzione di frattaglie che accompagnava la mia fuga, per certi versi sublime ed efficace sintesi della caducità umana, era peraltro anche causa di sgradevoli inconvenienti. L'impetuosa e dinamica falce rossa che si levava alta, prodotta e scagliata in cielo dalla mia trivella, indicava sempre esattamente dove io mi trovassi. Ed infatti il fuoco dei cecchini svizzeri impazzava intorno a me e sfumava gradatamente il sentiero altrimenti netto di mutilazioni che io mi lasciavo alle spalle.
Poi altre falci - altri scempi - apparirono.
Una squadra di trivellatori pontifici stava tentando di circondarmi usando il mio stesso sistema. Le macabri falci della loro carneficina erano di un viola cupo. I getti umani delle loro trivelle venivano evidentemente arricchiti con un colorante, in modo da distinguersi bene dal mio e potermi circondare con maggiore facilità. Da come stavano mettendosi le cose ero pressoché perduto. Mi stupii che i fedeli, che pur venivano falcidiati - a sentieri - , continuassero a scandire il nome del Papa a gran voce. Ormai ero circondato dall'inferno. I proiettili erano così fitti che si scontravano tra di loro. Misteriosamente - o per uno strano, forse involontario miracolo - io non ero più stato colpito. Bombe esplodevano qua e là aprendo buche come da golf in un prato una volta incolto di persone intere ed ora sempre più rasato e paradossalmente pulito. In effetti c'era un po' di confusione. Ed io mi giocai l'ultima carta.
Spensi un attimo il mio crocefisso-trivella, azionai alcuni meccanismi segreti ed un nuovo strumento di fuga fu magicamente generato. I prodigi della Tecnologia!
Questo nuovo marchingegno necessitava di venire indossato, lo feci, poi mi acquattai al suolo come prescritto e lo azionai.
Il W.O.R.M. (questo il suo nome abbreviato) iniziò subito nella sua funzione di portarmi in salvo scavando un tunnel nei fedeli, questa volta dalla loro vita in giù. Il problema dei detriti, che prima non sussisteva in quanto li si spruzzava verso l'alto, veniva risolto al modo dei vermi. Ciò che il W.O.R.M. macinava davanti lo inghiottiva e lo espelleva di dietro. Con questo sistema si evitava il fenomeno della schifosa falce rossa che come un macabro vessillo indicava sempre la posizione del fuggiasco.
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