- Ma prima che uomo delle caverne Lei è quindi stato scimmia e rettile e mollusco e ameba...

- Deve proprio ricordarmi le Mie origini? - sbottò Dio, con lo sguardo abbassato - Beh, in effetti non sono le Mie origini. Già prima ero materia, forme di energia organizzate più elementarmente...

- Allora, - l'interruppi - com'è che la materia inerte e tutti gli animali che non siano l'Uomo continuano ad esistere, benché Lei abbia ormai superato quei livelli di evoluzione? - lo stavo praticamente intervistando.

- In effetti è un bel fatto! - rispose Dio, con un sorriso divertito - Non l'ho mai ben capito neanch'Io... Credo che ciò sia in ultima correlato alla Mia natura divina. L'essere ubiquo ed onnipotente non è necessariamente una virtù. E' una caratteristica. Ed una sua curiosa conseguenza è il Mio persistere a caso in alcune delle forme d'esistenza adottate durante la Mia evoluzione.

- Ancora una domanda. - insistetti; in vita avevo sempre sognato di condurre un talk show - Perché Lei, che è così importante, perde tanto tempo con me?

- Non solo con lei. Essendo ubiquo posso essere in un numero illimitato di uffici a discutere quanto voglio con tutti quelli che desidero. Non si preoccupi, lei non è affatto la Mia unica occupazione in quest'istante, né una delle più interessanti! Ma adesso Mi si sta facendo tardi - in senso figurato, naturalmente - e la pregherei di collaborare e farsi accompagnare all'Inferno senza troppe storie.

- Non è possibile! - obiettai rumorosamente. In realtà, oltre che possibile era pure probabile. - Una persona... intelligente come Lei, così... colta e... matura non può macchiarsi di...

- Troppo tardi! - m'interruppe Dio che evidentemente sapeva ben riconoscere i ruffiani - Il momento per lei favorevole è sfumato. Mi dispiace, ma la Mia capacità di introspezione intelligente s'è per questa settimana saturata. Ora devo nuovamente dare spazio all'aspetto prevalente della mia personalità.

- Che significa? - chiesi io.

- Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. - rispose Dio.

- Eh? - feci io.

- Andiamo all'Inferno! - ribadì il Signore. Era chiaro a modo Suo, anche se qualcosa di Lui ancora mi sfuggiva.

- Non potremmo accordarci per un po' di Purgatorio... - provai, in un estremo tentativo di mediazione.

- Il Purgatorio non esiste. - disse Dio - Non so chi vada in giro sparando cretinate simili. Ripeto: Mi segua negli Inferi!

- Ma non ha un cuore?!! Cosa Le costa a Lei una misera indulgenza...?

- - Chi non risica non rosica - - motteggiò Dio - Non sarei diventato quello che sono se avessi dato retta a tutti quelli che Mi piagnucolavano davanti. Ora venga, Satana la sta aspettando!

- Ma proprio perché è cosi senza pietà, - insistetti con la logica della disperazione - proprio perché Lei non l'ha mai fatto prima d'ora dovrebbe graziarmi: un Dio non è perfetto se non ha compiuto almeno una volta tutte le azioni che gli sono possibili...

- Tsk! Tsk! Tsk! - disse Dio - Gli affari sono affari.

- Ma cosa ne ricava...?

- Accidenti a Me! - imprecò Dio; era proprio cattivo: adesso stava addirittura bestemmiando - Sono anche troppo paziente! Mi faccia ora il piacere di obbedirMi, altrimenti sarò costretto ad atomizzarla! - devo dire che il senso di questa Sua ultima minaccia mi sfuggì.

- Una possibilità! - implorai in ginocchio - Parliamoci un attimo da Uomo a Dio: se Lei mi fa risorgere un attimo posso vedere di procurarmi le 50.000 azioni...

- Errare divinum est - disse Dio - Una volta, dico UNA, che ho dato retta ad uno di voi che mi diceva così, quello se n'è poi andato in giro a dire che era Mio figlio!