- Piacere... - mormorai, stringendogli la mano. Dio era molto più alto di me e molto più bello. Inoltre aveva un completo giacca e cravatta di gran classe. E profumava. Pareva molto sicuro si Sé. E saccente. Mi vergognavo un po' senza però sapere bene neanch'io perché. Quindi Dio mi fece sedere su una sedia in vera pelle mentre Lui si accomodò dietro il Suo tavolone di opale. Il sorriso scomparve dalle Sue labbra sottili.
- Parliamo di affari. - disse.
- Eh? - feci io. Dio mi guardò intensamente, affilando gli occhi. Poi parlò e scandì lentamente sillaba dopo sillaba:
- Per-ché-lei-è-qui?
- Eh? Io... hmm, beh, perché sono morto...
- Non ci siamo capiti. - disse - Intendevo dire: che cosa Mi ha portato?
Dentro dentro, al centro del mio midollo spinale, un agghiacciante brivido scaturì lento lento.
- Io... ehm, cioè... il Passaporto Celeste...
Lo sguardo fisso e severo di Dio fu peggio di qualsiasi scrollata di capo.
- Voglio dire, - continuò gravemente - non sarà venuto Qui a mani vuote, VERO?
Non osai interpretare ciò che stavo ascoltando.
- ...veramente, ehm, signor... Dio...
- Mi chiami Commendatore! - sbottò Dio, secco.
- Beh, hmm, signor Commendatore... Dio, io pensavo che il Passaporto Celeste fosse più che...
- Sì, sì, dicono tutti così quelli che non vogliono permettersi il Paradiso! - m'interruppe Dio - Il Passaporto è indispensabile per venire ammessi al Mio cospetto, ma per andare in Paradiso ci vuole ben altro! - mi guardò con rimprovero - Cosa crede che siamo, un istituto di beneficenza?
Io non risposi. Dio si alzò e prese a passeggiare per la stanza con le mani conserte dietro la schiene.
- Mi dispiace per lei, - disse poi - ma Mi sa che dovremo farla accomodare all'Inferno.
- Eh? - feci io - No... senta un... momento... - balbettai - ...per favore... per pietà - Perdona Chi Ha Peccato - ... - com'ero caduto in basso!
- Cosa sono queste stupidaggini?! - disse Dio. S'era fermato e mi guardava con imperiosa interrogazione.
- Lei è buono... - farneticai.
Dio alzò gli occhi al Cielo (ovvero: si guardò intorno).
- CHI LE HA DETTO CHE SONO BUONO?!!! - ruggì. Sembrava che non fosse la prima volta che si trovasse a controbattere quell'illazione. Mi afferrò per un braccio.
- Senta giovanotto, - mi disse - si metta bene in mente una cosa: voi uomini siete stati creati a Mia immagine e somiglianza, questo spero che le sia chiaro; ebbene, non le è mai sorto il sospetto che di riflesso anch'Io dovessi essere a vostra immagine e somiglianza, eh?
No, non mi era mai sorto. In effetti non ci avevo mai pensato. Ma non glielo dissi. Lui, comunque, lo comprese ugualmente.
- 1+1=2! - disse Dio - Non l'ha mai capito nessuno. E sì che apposta ho creato la matematica. Era l'uovo di Colombo. A proposito: chi crede che abbia inventato l'uovo di Colombo? Colombo, forse?
Anche qui rimasi zitto. Era meglio non sbilanciarsi.
- Come può Dio, - continuò Lui - essere solo parte di ciò che è la Sua creatura, l'Uomo? L'Uomo è sia buono che cattivo, addirittura più cattivo che buono; come può Dio incarnarsi (si fa per dire) in una sola - la minore - delle caratteristiche della Sua creatura? Perché dovrebbe limitarsi così drammaticamente? E come mai l'Uomo si ostina ad esigere dal suo Dio l'osservanza di ciò che lui ha sempre ed in ogni conteso ripudiato? L'atto di voler imporre a Dio una squallida e monca indole Buona & Aureolata è l'ultimo nonché vano atto della cattiveria umana. Ma a Me questo non è che disturbi poi più di tanto. Il Mio discorso ultimo è in sintesi assai semplice: finché siete in vita, fate pure quello che volete; libero arbitrio come se piovesse! Ma quando morite, o avete almeno cinquantamila azioni DIO S.r.l. per entrare in Paradiso, o vi caccio all'Inferno! Capito?
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