Rafe si accorse di non avere altra scelta: doveva accettare l'offerta di Maggie. Se non l'avesse fatto sarebbe morto di sicuro per una crisi iperglicemica in meno di dodici ore; una morte certa contro una possibile, ma se invece Maggie diceva la verità, avrebbe avuto cinquanta milioni di nuovi yen e una nuova vita.

- Accetto. - disse e, senza aggiungere altro, sollevò la ragazza di peso, se la caricò sulla schiena e incominciò a camminare verso la City.

* * *

Quando il videoterminale collegato al satellite si accese, mostrando un puntino rosso sul bordo della griglia di monitoraggio, Joel fece un balzo così improvviso che rischiò di cadere dalla sedia sulla quale aveva trascorso le ultime dodici ore. Fuori dal Maze il sole tramontava lentamente, nascosto tra le nubi cariche di pioggia che avevano invaso il cielo della City provenendo dall'oceano. L'Ebreo si allacciò con movimenti febbrili la fascia di collegamento intorno alla fronte, accese la consolle e ripristinò il collegamento audiovisivo con Maggie.

- Ma che diavolo... - esclamò, quando si accorse che il segnale video era assente, ma poi sentì il respiro leggero sul canale audio e si calmò. Forse Maggie dormiva...

- Maggie, mi senti? Sono io, Joel... - disse, sussurrando nel microfono. Un istante più tardi il video si accese e la voce di Maggie risuonò nelle sue orecchie, stanca ma felice.

- Oh, grazie al cielo! Joel... - disse, poi aggiunse, parlando con una terza persona di cui l'Ebreo poteva vedere solo la nuca: - Ci hanno localizzato, ora ci possiamo fermare...

- Finalmente... - rispose una voce tenorile, impastata dalla fatica. Non era Nakamura quindi poteva essere solo l'Angel.

- Maggie, l'Angel è vivo? - le chiese Joel.

- Sì, è vivo ma non è più un problema. - disse lei. - Il vecchio bastardo è morto e ho qui qualche suo ricordino per il Kranio. Quando ci venite a prendere?

- Se restate dove siete, - rispose Joel, - saremo da voi in un'ora al massimo.

- Perfetto! - esclamò Maggie, - E portate con voi una consolle per la Virtual-Rete...

- Una consolle? - domandò Joel, perplesso. - Cosa ve ne fate in mezzo alle Wastelands?

- Fai come ti dico, Ebreo! - lo zittì Maggie.

- Non chiamarmi Ebreo, hai capito? - sbottò Joel ma la ragazza aveva già escluso il contatto audiovisivo. L'Ebreo non riuscì ad arrabbiarsi per quell'insolenza: non era importante.

L'importante era averla trovata, e che fosse viva.

* * *

L'Angel si era accasciato al suolo vicino a lei ma non aveva affatto un bell'aspetto: era pallido e sudato e respirava rumorosamente. Maggie inizialmente lo lasciò in pace, pensando che avesse solo bisogno di un po' di riposo, ma poi vedendo che non si riprendeva allungò una mano verso di lui e provò a scuoterlo.

- Rafe! - disse, preoccupata. - Rafe, che hai?

Il giovane non rispose e non si mosse.

- Hey, stupido Angel, rispondimi! Che cavolo hai, sei malato?

Silenzio. Maggie si trascinò sul sedere sino a lui e puntellandosi su un braccio lo rigirò in una posizione supina: il volto del giovane si rilassò un poco e il respiro divenne meno faticoso.

Pareva che l'Angel fosse entrato in coma ma l'unica idea che le venne in proposito fu che il giovane fosse stato punto da uno scorpione del deserto. Così, sempre strisciando, gli scoprì prima le gambe poi le braccia ma non trovò il segno di punture.

Una cosa strana però la trovò: sotto la pelle dell'avambraccio sinistro, così bianca da essere trasparente, si intravedeva una piccola capsula endocutanea.

- Vediamo un po' che roba è questa... - disse Maggie tra sé e con delicati movimenti estrasse il corpo estraneo dal braccio dell'uomo; sull'etichetta della capsula vuota vi era stampato un nome: tetrasinthinsulina.