Nessuna giustificazione
Un romanzo breve di fantascienza «coloniale» e cinque racconti, tutte pagine sulla tortura, sulle menzogne che la nascondono e sulle sue mai cancellabili conseguenze. Perché davvero non vi è «nessuna giustificazione» a certe azioni degli uomini.
In appendice le interviste con Daniele Scaglione, Marco De Ponte e Carla Gottardi di Amnesty International.
Ha pubblicato racconti su Delos e in alcune antologie, e il romanzo breve che appare per la prima volta in Nessuna Giustificazione; sceneggiature (La memoria di Eren è stata pubblicata nella rivista "Script") e testi per il Notiziario di Amnesty International di cui è socia attiva da anni. Vive e lavora a Torino. Nella vita ha provato entusiasmo e passione per la calcografia, il fumetto, il cinema e altre Arti figurative e visive, per Aikido, Kiudo e molto altro. E' felice di avere amici e amiche pressocché di ogni fede politica e religiosa. E' scontenta di non avere ancor più pareti per i libri.
Otto anni. Ankara. Periferia
- Cosa vuol dire? Papà, cosa vuol dire?
- Che le profezie si avverano?
- Si, quello che hai appena detto, non sapevo che credevi a queste cose...
- Immagina un equilibrista che sta per salire sul filo, e mentre si arrampica sulla scala si vede cadere e ha paura. La paura lo farà cadere. Le profezie si avverano. Sempre. Siamo noi a farle avverare.
- Come quando non ho studiato e ho paura di essere interrogata e ci penso mentre vado a scuola e mentre sono in classe e penso che sto per prendere un brutto voto e mi agito e allora il maestro se ne accorge e m'interroga...
- Sì, proprio così. Ma riprendi fiato piccola mia...
- Tu però dici che il mondo diventerà migliore di adesso. Che saremo più liberi. Perché la tua profezia non si avvera?
- Forse perché riguarda tutti. E tanti fanno profezie contrarie alla mia...
- Allora, papà, si avverano solo le profezie piccole?
- Anche quella si avvererà. Ci devi credere.
- Ilker smettila di raccontare queste stupidaggini a nostra figlia; le ripeterà a scuola!
Cinque giorni a nove anni
- Papà, papà, cosa voleva dire il signor Izmer, il nostro vicino? Te la farà pagare?! Cosa farà?
- Non preoccuparti, andrà tutto bene.
- La mamma dice che Izmer ti farà arrestare. E' un uomo cattivo. Dirà che ti ha sentito parlare male del governo, che hai sostenuto che era ingiusto mettere in prigione il direttore del giornale e che pubblicare un articolo non è come tirare una bomba. Ho paura papà.
- Non avere paura. Ricordati che le profezie si avverano. Anche quelle cattive. Soprattutto quelle cattive. Pensa invece che starò sempre con te. Devi crederci. Credici. Forte.
Nove anni
Eren soffriva tanto da non riuscire neppure a piangere e si sentiva colpevole. Non ci aveva creduto abbastanza. Papà era stato arrestato due giorni dopo e lo avevano trascinato via dopo aver buttato giù la porta. Lo avevano ammanettato subito così non aveva potuto ripararsi dalle botte. Tutti i vicini erano sui pianerottoli e sulle scale e il signor Izmer rideva. La mamma non aveva parlato per il resto del giorno.
Ankara. Prigione Centrale
Il muro era di un quasi bianco, l'intonaco pareva essere stato dato d'improvviso, per qualche visita della Croce Rossa o simile. Ridipinto sulle scrostature. Così era pieno di macchie e chiazze della pittura nuova sulla vecchia. Per i lividi e le ferite Ilker non riusciva a voltarsi interamente, così poteva guardare solo una parete.
Gli era piaciuto fin da bambino riconoscere cose dentro alle macchie e alle nuvole. C'era quasi tutto. C'erano elfi, cavalli, un nano e perfino una costa con le sue insenature. Fantasticando riuscì, nonostante il dolore e il freddo, a addormentarsi.
Ankara. Periferia. Fine autunno
- Mamma, è una lettera di papà?
- Sì.
- Cosa dice?
- Che lo rivedrai al tuo prossimo compleanno. Che è sicuro. Che devi crederci. Non potrà scriverti per un po'. Lo rimetteranno in isolamento.
Non disse che Ilker scriveva anche che avrebbe fatto di tutto per la sua piccola profezia.
Ankara. Periferia. Capodanno
Era un anno di gelo.
Nevruz trasformava il cappotto di Ilker perché Eren, che cresceva, potesse indossarlo.
- Mamma cosa vuol dire sciopero della fame?
- Vuol dire non mangiare per protesta, finché non ti danno quello che vuoi. O morire.
- E papà cosa vuole?
- Vederci.
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