- O c'inventiamo qualcosa per salvare il culo - , balbettò il barista. - O ci scordiamo di vedere il sole domani.

- Già, tu lo vedi ancora? - , chiese ironicamente l'uomo che si ricordava di Billy Nolan.

- Come?

- Non importa. Esco io e provo a parlare.

- Cosa crede di fare? - , intervenne l'altro avventore. - Quelli sono spacciatori di coca. Assassini di professione e di vocazione. Non la lasceranno neppure aprir bocca.

- Sei molto informato su quei tre, vero?

- Che...che vuol dire?

- Stanno venendo qui per te. Non so perché, ma è certo che hanno cambiato il loro itinerario da quando sei arrivato tu.

- Forse...forse ha ragione. Ma l'ho capito anch'io in questo momento. In realtà non li conosco e...

- SMETTETELA! - , urlò il barista, che non aveva mai distolto lo sguardo dalla piazzola gelidamente illuminata dalle luci della stazione. - Si avvicinano.

Così stava accadendo. I tre avanzavano lentamente verso l'autogrill, assolutamente convinti che le persone là dentro fossero tutte quante disarmate, visto che si offrivano come facile e ipotetico bersaglio per inesistenti cecchini della notte. L'espressione dei loro volti non lasciava spazio a dubbi. Ma accadde qualcosa che nessuno dei due automobilisti all'interno seppe spiegarsi. Fu un evento rapido e non comprensibile, ma sicuramente fonte di grande terrore per gli zingari. Una lucente automobile sportiva, lunga e rossa, giunse a grande velocità sulla piazzola di sosta e indugiò per qualche istante, come se l'autista (ad ambedue parve una donna, mentre il barista vide un uomo) stesse cercando qualcuno. Pochi secondi e, senza minimamente prendere in considerazione quelle tre persone armate, la creatura alla guida dell'auto rossa spinse l'acceleratore nella direzione di marcia consentita. Tutto qui, ma fu come un segnale. Gli zingari risalirono a gran velocità sulla BMW e si eclissarono a loro volta, sotto lo sguardo inebetito di quelli dentro la stazione.

- Ma che sta succedendo? - , si chiese il primo cliente. - Vedono una donna e se la danno a gambe?

- Non era una donna - , commentò la voce tremante del barista. - Era Codalunga.

7.

Adesso il ragazzo era senza zaino. Ma trovò lo stesso un passaggio. Un autista di Tir lo aveva visto correre come un matto sulla corsia sbagliata e aveva pigiato il clacson, salvandogli forse la vita. Lo aveva fatto salire e per una ventina di chilometri tutto filò liscio. Quindi era apparsa una stazione di servizio con tre automobili - nessuna era una Matra! - posteggiate alla rinfusa davanti all'ingresso.

- Devo rifocillarmi - , aveva detto il ragazzo. - Mi tiene compagnia?

- Spiacente, amico - , aveva risposto la bonaria voce di quel camionista dall'aria simpatica. - Ho una consegna urgente là dietro.

- Che trasporta?

- Non ci crederesti.

- Proviamo.

- Polli. Nel rimorchio ci saranno malcontate duemila galline, decapitate e ripulite. Faccio il giro delle pollerie, giù in città.

Il ragazzo avvertì un rigurgito acido. Quindi salutò il suo salvatore e, nella convinzione che qualcuno degli avventori all'interno dell'autogrill non gli lesinasse un passaggio (Su questo lato dell'autostrada si trovano soltanto persone perbene!), scese sulla piazzola, deciso a trangugiarsi un caffè doppio.

8.

- Sputa il rospo.

- Non è come pensa. Non ho mai visto quei tre.

- Non li hai mai visti, ma ne sai abbastanza per sapere che spacciano cocaina.

- E' un'intuizione.

- Spiegati.

- Senta. Mi ascolti bene. Lei non ha travolto proprio nessuno. Né bambino, né animale. Lei è passato sopra, tirando sui duecento, a una busta trasparente che conteneva cinque chili di polvere bianca. Coca, miliardi. Non se n'è reso conto e dopo un po' ha cominciato a rimuginare. Io sono transitato dopo di lei. Andando più piano, ho capito che quella specie di bozzolo bianco non era nulla di vivente. Mi sono fermato e ho raccolto la busta.