- Un bambino. Che c'è di strano? - , continuò quello con espressione imperturbabile. - E' il week-end più lungo dell'anno. Dove si dovrebbero scaricare, se non in autostrada? Tanto dura poco. Qualcuno li maciulla, non appena li scaraventi fuori. Non capiscono più niente per le luci e per il rumore. Non ci sono abituati.
Cristo, Cristo, questo parla di bambini come se si trattasse di animali!
I pensieri tumultuavano nella mente del ragazzo, mentre la sua bocca tentava d'improvvisare un dialogo fuorviante.
- Credo che lei abbia perso l'incontro, a giudicare dalle ferite.
- Non è stato uno scontro leale. Bisognerebbe che qualcuno, anche se sono così piccoli, si preoccupi di tagliar loro le unghie.
In checcazzo di casino mi sto infilando?
- L'ho buttato fuori dalla macchina qualche chilometro prima di trovare te.
Una pausa che costrinse il ragazzo a stringere forsennatamente la vescica.
- Ho fatto male?
- Dalla macchina? Dalla macchina in corsa?
- Sì. L'ho preso per il collo. Si è difeso bene, ma l'ho buttato fuori. E' finito sulla corsia opposta, quella del ritorno a casa. Ci sono poche vetture di là stanotte, ma non ha scampo lo stesso. E' piccolo, nudo e spaventato. Un piccolo bastardo con le unghie lunghe.
- Già. Ammazziamoli tutti.
Ma che sto dicendo? Così si accorge che lo assecondo troppo. Devo riuscire a...ecco, a vomitare. Così si ferma e mi lancio fuori.
- Tutti chi?
Il ragazzo sentì allentarsi ulteriormente i muscoli lombari. Emise, contro la sua volontà, un peto di paura e le gambe presero a tremargli. Si era messo in trappola da solo.
- Tutti...Tutti i bambini...
Il pederasta rallentò l'andatura. Lo guardò con stupore e le sue labbra carnose ebbero un fremito.
- Che stai dicendo? - , disse con meraviglia. - Allora di te che ne faccio? Anche tu sei un bambino, anzi...
Una pausa. Poi:
- Anzi, fammi vedere le unghie.
Qualcosa urlò nel cervello del ragazzo che aveva depositato il suo zaino sul sedile posteriore di una Matra nuova di fabbrica. Durante una notte strana e interminabile, in cui la pioggia si alternava a un vento gelido di tramontana. Dopo l'urlo, un bolo di vomito gli entrò all'interno della bocca, proveniente dalla nera oscurità della sua anima.
4.
All'esterno dell'autogrill aveva notato tre automobili mal posteggiate. A bordo di quella al centro, una vecchia BMW col motore acceso e le luci di posizione inserite in previsione di una probabile partenza, tre persone - maschi, ma non sembravano occidentali - discutevano con animazione. Dentro l'autogrill, non appena aveva socchiuso la porta, il barista e un lugubre cliente lo avevano squadrato con aria interrogativa.
Era proprio una nottataccia. Anche se lui stava viaggiando sul lato giusto dell'autostrada! Era cominciata male e stava finendo peggio.
Si avvicinò al banco, fingendo di trovarsi in una situazione di totale normalità. Tra qualche secondo, quelli avrebbero cominciato ad interrogarlo. Ci giurava. E ci giurava pure sulla follia della gente dell'altra corsia.
Sta arrivando di qua! Sta contagiando anche la corsia di ritorno!
- Lo hai veduto?
Avevano cominciato. Anzi, aveva cominciato il cliente lugubre, un uomo dall'aria tormentata e gli occhi di ghiaccio.
- Di che cosa sta parlando?
L'uomo gli si avvicinò. Di quel tanto perché il nuovo venuto potesse avvertirne l'alito alla caffeina e ne cogliesse la preoccupazione.
- Non lo so. Ma ci sono passato sopra con la macchina. Devi averlo visto.
- Oh, mio Dio!
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