E' il turno di Ariel che compie una giravolta su se stesso indicando la sfera con un gesto teatrale. - E la libertà, che non ci è mai mancata.

La grande sfera coperta da un drappo azzurro si svela. Il cristallo con cui è costruita si sbriciola in mille pezzi. All'interno, due costrutti asessuati e completamente nudi dispiegano enormi ali bianche, si osservano per un attimo, indecisi, poi spiccano un balzo iniziando a battere le ali e a girare in tondo sulle nostre teste.

Grida arrivano dall'esterno. Più indietro, oltre le prime file della folla assiepata appena fuori dalla porta, vedo i soldati del sindaco faticare per contenere delle figure vestite di nero: i profeti della Nuova Chiesa Rifondista. Il volto di Zhang Hua sembra essersi trasformato in pietra, gli occhi che non lasciano trapelare nulla mentre fissano Ariel che ride come un matto dando pacche sulle spalle del sindaco ammutolito.

I simulacri degli angeli intanto compiono cerchi sempre più ampi, sorvolando la folla finalmente libera che ha iniziato a riversarsi per le vie.

"Benvenuti a Shangrila, il mondo della dorata eternità."

Sul volto pallido e anonimo del dottore la rassegnazione è più che un'ombra. I piccoli occhi si chiudono per un attimo, le labbra s'increspano. - La verità, signore, è che non so più cosa tentare.

Osservo il tavolo di metallo, le rifiniture, il liquido che ancora cola nei raccoglitori. L'aria sembra frenare il suo impeto e lasciare l'unico palcoscenico possibile alla morte.

Morte. Davvero mi trovo davanti a una morte? Può morire qualcosa che, forse, non vive?

Il corpo del costrutto adagiato sul tavolo non ha più segreti. Sezionato, violato, studiato, sondato, amato dall'uomo che l'ha creato. La vista sembra attraversarlo fino al pavimento, incapace di soffermarsi sul suo limite fisico.

- Ciò che mi preoccupa - aggiunge il dottore, - è che la cosa si sta diffondendo. Solo tre giorni per perdere sette costrutti, qualsiasi cosa io faccia.

E' inziato tutto a Toronto, nove anni fa. Sembra un'episodio così lontano della nostra vita da essere quasi irrangiungibile, persino con la memoria.

Ho sempre visto i costrutti come qualcosa di estraneo, un concetto estrapolato da tutto ciò che riconosco come vita. Il procedimento per crearli è qualcosa di così astruso per un profano, da sembrare magia. Oggi pochi padroneggiano quella scienza che un tempo veniva chiamata Umanoica, puro assemblaggio sintetico dall'aspetto umano, dove la carne, vera, serve a nascondere ciò che non lo è. Mio padre lo definiva il paradosso della carne. La nuova carne.

Il costrutto agisce in silenzio; i suoi unici diritti sono i nostri, senza desideri, senza altre aspettative che vivere per gli altri. Si sostituiscono con l'usura, ma occorre davvero molto tempo prima che ciò accada. Poi Toronto, col primo costrutto che evidenziò i sintomi, inspiegabili.

Penso a Tangi, e non posso impedire al mio cuore di stringersi, muto.

- Dottore, lei sa che dai costrutti dipende la nostra sopravvivenza. E' vitale trovare una soluzione.

Il tavolo si apre su se stesso inghiottendo il corpo. La vetrata che ricopre per intero la parete diventa trasparente, lasciando filtrare la visione di vasche posizionate in sequenza, colme di liquido nutritivo nel quale galleggiano forme indefinite. Involucri che presto saranno pronti per lo smistamento.

Il dottore si avvicina al vetro. I costrutti che stanno lavorando in quel momento alzano il capo verso di noi; un attimo, poi tornano alle loro mansioni.

- Siamo già al limite della produzione. - La sua voce si agita come un animale in gabbia. Un residuo di combattività. - Signor Matias, dobbiamo già fare i conti con la naturale decadenza di numero dovuta all'utilizzo da parte dei turisti, agli incidenti lavorativi, ai difetti inevitabili in fase di generazione, e ora questo. In breve non riusciremo più a soddisfare il fabbisogno, e come se non bastasse le attrazioni sono aumentate rendendo il tutto ancora più difficile, mentre la malattia è l'unica a trarre giovamento da tutto ciò.