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- Sei il solito fottuto contafrottole, Alonzo - protesta il nero con il collo scarnificato. Attizza le braci col bastone nodoso e sputa nel bivacco. - Sarà stato un cinghialetto allontanatosi dal branco... o magari un cane rabbioso sbucato dalla nube pesante. Le bestiacce luminose della pianura, lo sai bene, scalano le alture sempre più frequentemente: fuggono a legioni dall'impasto elettromagnetico in cerca di territori più vivibili. - Tracanna un sorso di distillato dall'otre di pelle, e poi sputa di nuovo fra le braci.

E lo sputo è immediatamente raggiunto e coperto da quello più consistente e corposo del vecchio lepraio, che strappa dalle mani del nero l'otre di pelle e affoga l'insulto nel barbaglio dalla sorsata. - Devo confessarti una cosa, Mezzocollo, fino a oggi ti avevo considerato soltanto un negro puzzolente e un po' svanito, ma adesso mi vedo costretto a rivedere il mio giudizio: tu non sei un negro puzzolente e un po' svanito, sei un negro puzzolente e molto idiota, assai più idiota di quanto avessi ritenuto. Cosa credi? Che non abbia mai portato a valle i miei piedi callosi? Ne ho visto a centinaia di animali luminosi, e quando ne incontro uno, te l'assicuro, sono in grado di riconoscerlo... Ma davvero, negro verminoso, pensi che non sappia com'è fatto un cinghiale? Oppure che grugno abbia un cane selvatico? Quello non era un animale, era un uomo, puoi giocartici la striscia di collo che ti rimane.

- Bah... - commenta Mezzocollo, più impegnato a recuperare con manovra proditoria otre e distillato che a simulare offesa per gli insulti subiti. - E dici di aver riconosciuto Sanpazzo?

- Nessun dubbio: era proprio il Prete Luminoso. L'ho visto sbucare da un'apertura semi nascosta dalle frasche, e si trascinava dietro una sacca gonfia, una bisaccia che doveva pesare assai, a giudicare dall'andatura curva che l'asceta era costretto a tenere.

- Ma non ci sono aperture nascoste nei pressi dell'Alveare, vecchio rincoglionito. Quella zona la conosco bene anch'io. - Il nero s'è fatto più attento: recuperato l'otre e ingollate le ultime sorsate di distillato, appare più disposto allo scontro verbale.

Alonzo gli allunga un'occhiata schifata. - Non c'era, non c'era... Ma adesso c'è. Sicuro. Sul lato sinistro dell'Alveare, a circa trenta metri dall'edificio. Quando il guaritore s'è allontanato, sono andato a controllare: lo scavo è fresco, e il cunicolo è stretto, ma ha tutta l'aria d'essere profondo.

- Ci sei entrato?

- Ho gattonato per qualche metro, ma non avevo niente per farmi luce, così sono venuto fuori quasi subito.

- E va bene, Alonzo, qualcuno ha scavato una galleria nei pressi di una costruzione brutta e abbandonata - concede il nero, alzandosi dal bivacco con fare esageratamente annoiato. Raggiunge lo zaino appoggiato al tronco di faggio, raccatta il sacco a pelo rattoppato e comincia a srotolarlo. - Ma dov'è l'eccezionalità di questa cosa? Chiunque fosse quell'uomo, avrà scavato in cerca di metalli diamagnetici per costruirsi uno scudo respingente: rame per ricavarne bismuto o magari argento, se è stato fortunato.

Per niente rassegnato a subire l'atteggiamento indisponente di Mezzocollo, Alonzo balza in piedi, lo raggiunge e lo agguanta per il colletto del giubbone. - Quello era il Santone Luminoso, ti ho detto - grida, scuotendolo con rabbia. - E Sanpazzo non ha bisogno di scudi.