Uno dei ceffi si affacciò in camera per controllare che non vi fossero mitra o provviste di tritolo. Richiuse lo scorrevole a chiave e si girò a guardarmi. - Al capo piacerà trovare del tè caldo.
Non era un avvertimento o un consiglio, era un ordine. Andai all'angolo di cottura e obbedii. Ci trovavamo in tre su quindici metri quadri, e non potevo fare nulla senza costringerli a spostarsi. Tirarono due sedie zoppicanti vicino alla porta. Controllarono silenziosi che non fuggissi dalla tubatura del gas nuotando controcorrente. I miei atti annegarono nel nostro silenzio, incrinato solo dal rumore delle tazze e dei cucchiaini. Bussarono di nuovo.
Il nuovo arrivato aveva in mano tutte le leve del potere, si vedeva da come uno dei custodi della sovranità e della sicurezza dello Stato gli scostava e riaccostava la sedia, tipo cameriere. L'ometto mi consentì graziosamente con un cenno di sedere davanti a lui.
- Vedo che avete preparato il tè, bravi. Badateci voi, io e il professore dobbiamo parlare di cose serie. - Mi fissò. - Lei è fortunato, pochi possono vantarsi d'avermi visto. Lei ha sostituito per un anno il professore di mio figlio, e lui la stima. E io tengo in considerazione il suo giudizio.
Si aspettava che gli saltassi addosso sbaciucchiandolo? In altre circostanze forse l'avrei fatto, ora no. Negli ultimi due giorni ero cresciuto e con me era cresciuto il mio odio. Dopo anni di vita-nella-morte mi sentivo nuovamente e integralmente vivo. Risposi:
- Se non vuole svegliare mia moglie parli piano, il compensato è sottile.
- Capisco, la crisi degli alloggi è una brutta cosa, mi chiedo che famiglia possa venire su in queste condizioni.
Fortuna che se lo chiedeva, lui che era nel mucchio dei responsabili. E dire che mi lamentavo perché ai miei problemi non pensava mai nessuno. Mi accorsi di aver pensato ad alta voce e incredibilmente, preso in contropiede, lui arrossì.
Uno degli sgherri ci servì il mio tè come se l'avesse preparato lui. E magari ci avrebbe ricavato pure una promozione.
- Ora cerchiamo di non impelagarci in discorsi astratti e metafisici, interessanti ma che non condurrebbero da nessuna parte. Atteniamoci a fatti concreti, inconfutabili. Il punto è: se lei sbandierasse la scoperta, chi le crederebbe?
Nessuno. Lo sapevo io e lo sapeva lui, e lui sapeva che io sapevo...
- Magari pensa a contromisure da parte nostra, discrete e insinuanti lettere che non dicono niente ma fanno sospettare tutto il sospettabile ai suoi presidi e ai superiori di sua moglie. O sistemi più violenti. Non che in qualche caso non avvenga, ma in questo proprio mi sembra inutile.
Avrei dovuto ringraziarlo? Dopo avermi illustrato il catalogo delle sue prestazioni, proseguì: - I miei colleghi mi irridono bonariamente perché sostengo che le persone sono più intelligenti di quanto sembrino, e quindi per risolvere i loro problemi basti ragionarci. - Si guardò intorno, curioso di scoprire come viveva la gente alla quale risolveva i problemi. - Se dicesse di aver visto dei polli vivi non sarebbe necessario alcun nostro intervento: otterrebbe solo di rendersi ridicolo... non è bello, sa? E anche se poi la faccenda venisse a galla, dopo molto tempo e molte amarezze per lei, ci limiteremmo a presentare il progetto come puramente sperimentale. Capisce, non avremmo dato prima la notizia per evitare che nel mondo si accendessero false speranze... Dopo tutti questi anni gli animali potrebbero essere divenuti pericolosi per l'organismo umano non più abituato... eccetera... Ma alcuni volontari, con grande abnegazione e sprezzo del pericolo, si sono prestati a far da cavia. Oh, la sperimentazione sarà lunga poiché vanno esaminati anche gli effetti sulle generazioni future. E tutto ciò, affinché in un prossimo futuro gli animali possano essere goduti dal popolo italiano, anzi: dal mondo intero. Certo lei non ignora il potere dei mass-media, ed è un fatto positivo che siano tutti dalla nostra parte. - Tacque, guardandomi.
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