Il regista John Carpenter
Il regista John Carpenter
Nonostante la storia sia ambientata nell'Antartide il film fu girato nella Columbia Britannica Canadese. Durante l'estate del 1981 lo scenografo John Lloyd vi si recò per costruire il campo base mentre a Los Angeles in quei mesi erano in corso le riprese degli interni. Fu un'estate particolarmente torrida ma gli attori coinvolti ebbero tutto il fresco che volevano perché al fine di poter produrre gli effetti di condensazione del fiato tipici degli ambienti freddi i set furono costruiti in una sorta di enorme frigorifero. Nei mesi invernali la troupe si trasferì sui set precedentemente costruiti in Canada, che nel frattempo erano stati coperti dalla neve. Il cast, interamente maschile, era composto prevalentemente da bravi attori poco noti al grosso pubblico, con la sola eccezione di Kurt Russell, al suo terzo film con Carpenter dopo Elvis e, soprattutto, 1997: fuga da New York. Per il ruolo di Blair, poi affidato a Wilford Brimley (Cocoon), era stato considerato inizialmente Donald Pleasance ma l'attore inglese, anche lui nome ricorrente nella filmografia carpenteriana, non poté accettare in quanto aveva già altri impegni. Già collaboratore di Carpenter era anche il direttore della fotografia Dean Cundey, che ricorda: "Per tutti noi questa era la prima volta in un film prodotto da un importante studio. Era un film Universal ed era un'esperienza eccitante perché avevamo finalmente a disposizione tutte quelle cose che precedentemente non potevamo permetterci: set spaziosi, uno scenografo di grande esperienza, equipaggiamento e attrezzature di prim'ordine. E' stata una grande introduzione nella grande Hollywood." L'eccezionale lavoro con le luci svolto da Cundey nel film gli aprì in effetti una carriera fenomenale nel cinema di serie A. Tra i tanti film da lui fotografati in seguito citiamo la trilogia di Ritorno al futuro, Jurassic Park, Apollo 13. Adesso è al lavoro con Joe Dante nel nuovo film Looney Tunes: The Movie, film a tecnica mista dal vivo/animazione da lui già brillantemente affrontata in Chi ha incastrato Roger Rabbit.

Sul fronte delle musiche la produzione decise di affidarle ad un professionista collaudato come Ennio Morricone. Carpenter si trovò in una situazione inedita, dal momento che di solito si occupava personalmente delle colonne sonore dei suoi film. Ricorda Morricone: "Quando volai a Los Angeles per lavorare al film mi portai dietro un nastro con esempi di musica al sintetizzatore che avevo registrato in Italia. Era molto difficile per me capire che tipo di colonna sonora lui volesse per cui composi un ampio ventaglio di cose tutte molto diverse tra loro, sperando che vi trovasse qualcosa in particolare che lo interessasse. Sono nel mestiere da oltre 30 anni e credo di sapere cosa vogliono i miei clienti e, indovinate un po? Carpenter scelse il pezzo che più di ogni altro si avvicinava alle sue personali composizioni. E', ovviamente, il tema principale e lo si può sentire lungo tutto il film". Infatti la colonna sonora, decisamente d'atmosfera ma certo non particolarmente varia, è in puro stile Carpenter e molto poco in stile Morricone, il quale compose molto altro materiale per il film che però non è mai stato utilizzato. Il CD con la colonna sonora del film è edito dalla Varese Sarabande e contiene 10 tracce, sebbene il suddetto tema principale (Humanity) la faccia da padrone.

Nonostante sia oggi annoverato tra i classici del genere fanta-horror (uno dei pochi in grado di reggere il confronto con l'Alien di Ridley Scott) ed uno dei film migliori di John Carpenter, all'epoca dell'uscita nei cinema americani fu un'imbarazzante e clamoroso fiasco. Il film uscì il 25 Giugno 1982, nel bel mezzo della ET-mania: la bontà interstellare e la tenera amicizia intergalattica tra il bambino terrestre ed il dolce alieno che vuole telefonare a casa avevano fatto breccia nell'immaginario di un'America che aveva bisogno di essere rassicurata (erano i tempi di The Day After sull'olocausto nucleare), non angosciata da cupi incubi paranoici nel gelato Polo Sud. Per di più la Universal stava appunto facendo soldi a palate col film di Spielberg per cui non aveva forse troppo interesse a spingere e pubblicizzare un film che era totalmente agli antipodi rispetto a quello. Risultato: nel primo week end di programmazione il film racimolò a malapena 3 milioni di dollari. Alla fine del suo sfruttamento commerciale nelle sale aveva si e no recuperato i costi (13 milioni e 700 mila dollari). Per Carpenter una cocente delusione, aggravata oltretutto dal fatto che il film fu attaccato duramente dalla critica, soprattutto quella colta e mainstream che scrive sui principali quotidiani americani e che già aveva bollato come robaccia horror Halloween e Fog. Si può dire che lo aspettavano al varco e che questa fu l'occasione giusta, servita loro sul piatto d'argento dell'insuccesso commerciale. Non si trattò di semplici stroncature, fu una vera e propria crociata sulla presunta immoralità di tale cinema. Ricorda Carpenter: "La percezione che ebbero del film andò ben oltre la realtà delle cose. Era l'estate del 1982 ed io ero considerato qualcosa tipo un pornografo. C'era una grande avversione contro i film horror, a causa di Halloween, che aveva creato film tipo Venerdì 13. La gente li guardava e poi dicevano: Oh, questa roba è uno schifo! Per cui venne il mio turno di essere crocifisso." Di conseguenza il film fu massacrato dai critici, il suo regista bollato come pornografo dell'orrore per aver sbattuto sul loro raffinato piatto cinefilo le disgustose e raccapriccianti trasformazioni gore di questa cosa da un altro mondo. Il bon ton e la decorosa moralità del cinema accettabile erano clamorosamente assenti in questo film ed i fantasiosi eccessi iperrealistici creati da Rob Bottin (per i quali in seguito furono chiamati in causa persino Bosch e Brueghel) sul momento scatenarono solo repulsione e disapprovazione. Le cose andarono meglio con la critica europea, soprattutto quella francese, da sempre di vedute più ampie. In Italia il film uscì alla fine di Novembre di quell'anno e fu accolto mediamente bene, pur senza diventare un successone.