Il rapporto tra i due cineasti sembra essere stato estremamente corretto e di mutua soddisfazione, lo prova il fatto che Tobe Hooper anche in seguito è tornato a lavorare per lo Spielberg produttore in serie TV come Storie incedibili e, recentissimamente, Taken, nuova miniserie di fantascienza a base di rapimenti alieni, in puro stile Incontri Ravvicinati.
L'altra candidatura ai Premi Oscar venne dalle musiche del film, composte dal veterano Jerry Goldsmith e ben noto ai lettori di queste pagine per aver scritto le più memorabili partiture dei film di Star Trek. Creare una colonna sonora che si ricordi per un film dell'orrore è sempre un compito duro, ma Goldsmith aveva alle spalle esperienze di successo per titoli come Il presagio (1976) e Alien (1979). La necessità di sottolineare con scatti improvvisi gli spaventi visti sullo schermo viene bilanciata dalle evocative melodie dei momenti più tranquilli, come ad esempio la scena in cui Tangina spiega alla famiglia Freeling il tormento degli spiriti intrappolati a metà strada tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Passaggi suggestivi se visti sullo schermo ma che conservano la loro bellezza anche se riascoltati separatamente. Il Carol Anne Theme, tema principale della pellicola, è costruito come una ninna nanna per bambini dalle inquietanti divagazioni, si sviluppa stupendamente lungo i titoli di coda ed è stata successivamente ripreso dal compositore come elemento base nella stesura del soundtrack per il secondo film della serie. Poltergeist rimane una delle più belle prove del compositore degli anni '80 e a chi fosse eventualmente interessato ad averla segnaliamo l'edizione su CD dell'etichetta Rhino, che comprende molto materiale non presente nelle precedenti versioni.
Il film arrivò nelle sale cinematografiche italiane nel Settembre del 1982, subito dopo essere stato presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia di quell'anno. Michele Serra nel recensirlo scrisse: "L'immancabile lieto fine arriva dopo una vorticosa giostra di effetti speciali destinati a strabiliare le platee di mezzo mondo: la Ditta Spielberg, tecnologicamente parlando, ha davvero infiniti assi nella manica (...) ma, quando c'è di mezzo Spielberg, la tecnica non è, tutto sommato, che un ricco pretesto e anche in Poltergeist non mancano intelligenti strizzate d'occhio alla realtà e ironici ammiccamenti al pubblico più smaliziato". F. Montini apprezzò l'aspetto spettacolare del film ma bacchettò gli sceneggiatori per i momenti diciamo più riflessivi: "Non appena Poltergeist abbandona i trucchi, la paura, il ritmo serrato, crolla irrimediabilmente. Il film ha diverse pause di stanca quando vorrebbe assumere un carattere moraleggiante. Le prediche sull'aldilà, le dissertazioni filosofiche sugli spiriti maligni e i fantasmi annoiano senza convincere nessuno. Spielberg piace e riesce perfino a dire cose non banali quando gioca, dovrebbe ricordare di non essere un filosofo." Posizione un po' rigida e da maestro in cattedra, per un film che evidentemente non aveva altre mire se non quelle di intrattenere. I dialoghi e le divagazioni di Tangina e della Prof. Lesh sulla condizione ultraterrena degli spiriti sono raccontate con i toni della fiaba, territori nei quali una sorta di filosofica attitudine popolare potrà forse infastidire i più accademici dei recensori ma che è parte integrante del fascino (e della funzione) del genere. Poltergeist è una fiaba nera, giocosa e spaventosa al tempo stesso. Il lato oscuro di ET e del suo creatore.
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