Con tutte queste difficoltà, di tipo teorico e pratico, la ricerca di forme di vita extraterrestre prosegue, con studi teorici, con ricerche in situ mediante sonde lanciate verso i pianeti vicini e con studi astronomici volti ad identificare corpi celesti abitabili in orbita intorno ad altre stelle. Anche la ricerca radioastronomia di forme di vita intelligente, che viene fatta risalire ad un famoso articolo pubblicato nel 1959 da Philip Morrison e Giuseppe Cocconi sull'autorevole rivista Nature, dal titolo Search for Interstellar Communications (Ricerca di comunicazioni interstellari), ha fatto moltissimi progressi, sia dal punto di vista degli strumenti utilizzati, la cui potenza è enormemente aumentata, che da quello dell'elaborazione teorica. Ma, nonostante siano stati rilevati alcuni segnali dubbi e si siano verificati parecchi falsi allarmi, non si è ancora raggiunta alcuna certezza di un contatto.

L'umanità oggi è alla vigilia di un passaggio importante nella sua storia.

L'uomo ha appena imparato a muoversi nello spazio ed è ad un passo da trasformarsi da specie che abita un singolo pianeta a specie in grado di diffondersi nel suo sistema planetario prima e poi, probabilmente, in un ambito più vasto. Se oggi lo spazio è spesso visto come un laboratorio, un posto in cui fare scienza, e sempre di più anche un luogo in cui svolgere attività economiche (almeno per quanto riguarda lo spazio circumterrestre), in futuro si passerà ad una vera e propria attività di esplorazione e di colonizzazione. I tempi necessari affinché ciò avvenga non sono affatto certi, come è dimostrato dal clamoroso fallimento di quasi tutte le previsioni a riguardo fatte in passato, e non è affatto detto che la nostra attuale civiltà riesca a sfruttare le grandi opportunità che l'espansione nello spazio le offre.

Tuttavia, anche se si dovesse verificare una battuta d'arresto, se come sperabile non interverranno eventi traumatici a bloccare la nostra specie, i nostri discendenti riprenderanno comunque quell'opera di espansione nello spazio che noi non saremmo stati capaci di continuare.

Alle domande se la vita sia un'eccezione tutta terrestre in un universo inanimato e se essa comprenda anche esseri intelligenti ed autocoscienti extraterrestri, se ne aggiunge quindi un'altra, forse ancora più importante: l'uomo potrà mai entrare in contatto con queste eventuali intelligenze? Sarà mai possibile che l'uomo della Terra entri a far parte, insieme alle altre specie intelligenti che forse popolano l'universo, di una comunità più ampia oppure, principalmente a causa delle enorme distanze cosmiche, anche la certezza della loro esistenza non potrà che lasciare ogni specie intelligente in un totale isolamento? Ed è pensabile che, oltre ad una conoscenza mediata da una specie di data base cosmico, in cui tutte le specie introducono il loro contributo e da cui possono attingere a quelli degli altri, si giunga ad una conoscenza diretta? Potrà l'uomo entrare, in un lontano futuro, in un rapporto più stretto di quello che può essere un contatto radio da grandissima distanza, con altri esseri intelligenti? Queste sono le domande fondamentali: se la certezza di non essere solo nell'universo avrebbe un notevole impatto sulla nostra visione del mondo, è la possibilità di un contatto con altre intelligenze ed altre civiltà e di una reciproca conoscenza quello che veramente interessa e che potrà avere un'enorme influenza sul futuro sviluppo dell'umanità.