Il problema di fondo è che non esiste una vera definizione generale di essere vivente oppure di essere intelligente, ma solamente un unico esempio di vita e di intelligenza: quello che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi.

L'ipotesi che sta alla base della scienza moderna è che le leggi fisiche siano uniformi in tutto l'Universo e che non cambino nel tempo: senza di essa non potremmo interpretare ad esempio le osservazioni astronomiche che, per gli oggetti lontani, ci rimandano ad una realtà distante milioni o miliardi di anni luce da noi e ad un passato altrettanto remoto. Ma se ci limitiamo agli oggetti della nostra galassia quella non è un'ipotesi ma una certezza.

L'evoluzione chimica prima e biologica poi è determinata dalle leggi fisiche al punto tale che è possibile una sola biochimica, una sola struttura dell'informazione genetica, una sola struttura cellulare? La vita porta necessariamente alle cellule eucariote, alla multicellularità, alla differenziazione dei tessuti, e così via? Se è così gli extraterrestri non saranno molto diversi da noi e l'evoluzione convergente farà in modo che la somiglianza sarà grande. Certo, un essere evolutosi su un pianeta più piccolo, in un campo gravitazionale meno intenso sarà più snello, dotato di muscoli meno potenti e se l'atmosfera sarà meno densa, avrà polmoni più grandi, ma comunque avrà sempre muscoli e polmoni e, se il pianeta sarà inondato dalla luce di una stella, avrà occhi per vedere. E, siccome ci sono buone ragioni perché l'intelligenza si sia sviluppata in un bipede, con gli occhi in posizione frontale per permettere la visione binoculare, gli eventuali alieni intelligenti saranno molti simili a noi. Questa è evidentemente un'ipotesi estrema, che può essere generalizzata a moltissimi aspetti anche psicologici della natura degli esseri intelligenti.

L'ipotesi contraria è che le possibili vie per produrre esseri viventi siano molte e quindi che possano esistere biochimiche molto diverse tra loro. Gli ambienti favorevoli alla vita potranno essere molto differenti uno dall'altro e ogni ambiente avrà prodotto esseri che possono non avere nulla in comune con quelli che si sono evoluti in ambienti diversi. Potrà essere molto difficile riconoscere come tale un essere vivente molto differente da noi e ancora maggiori saranno le difficoltà di riconoscere come tale un essere intelligente. La stessa definizione di intelligenza potrebbe risultare difficilissima o addirittura impossibile. E se in teoria è più facile definire che cosa è un essere autocosciente, sarà impossibile comunicare con lui sino al punto da capire se in pratica lo è oppure no.

Tra queste due ipotesi limite c'è un'infinità di sfumature e corrispondentemente sono state formulate moltissime ipotesi, che però in attesa di verifica non hanno alcuna validità scientifica.

In realtà noi non solo tendiamo solamente a pensare alla vita o alle intelligenze extraterrestri in termini umani., ma abbiamo anche la tendenza a fare riferimento al momento storico presente ed alla realtà che ci è familiare: gli ipotetici alieni non solo finiscono per pensare come uomini della Terra, ma anche come terrestri, possibilmente con una cultura occidentale, della fine del XX secolo o degli inizi del XXI. La tecnologia cui facciamo riferimento è quella attuale, e questo spiega ad esempio l'enfasi che viene data alle onde radio come mezzo preferenziale di comunicazione nel SETI.

Questo condizionamento è forse più subdolo del puro e semplice antropomorfismo: se ci rendiamo conto che è assurdo aspettarci che, ad esempio, gli extraterrestri abbiano due mani con 5 dita per mano, finiamo per dare implicitamente per scontato che utilizzino certe tecnologie o seguano certi percorsi logici che a noi sembrano naturali.