Valeria sentiva il freddo cristallo della coppa rubare calore alla sua mano. - E'... impossibile!

- Che cosa? - Gli occhi del giovane erano limpidi, e in essi sorrideva uno sguardo disarmante. - Per noi è impossibile la vita che si conduce al di fuori, nel tuo mondo. E forse lo è anche per te.

- Non dovevi dire al di fuori, Robert. - Una Eva dal corpo decorato di lustrini aveva smesso per un attimo di giocherellare con la mela. Anche il serpente avvolto attorno al suo braccio sembrava ascoltare intento. - Può dare un'impressione di prigionia, mentre noi qui siamo liberi.

- Voi siete vivi. - Valeria si avvicinò al cilindro di Napoleone. Non si stupiva neppure della facilità con la quale riusciva ad accettare ciò che stava vedendo e sentendo. - E più di me, sembrerebbe - concluse con un filo di sarcasmo per se stessa.

Napoleone si eresse fieramente sulla sella. - Noi siamo nati dall'idea dell'artista - scandì nel tono sonoro nell'oratore - e viviamo della fantasia della gente che si ferma ad osservarci. Dei loro sogni.

Ma esiste ancora gente capace di sognare? pensò Valeria, e chiese: - Voi potete sentire i pensieri dei visitatori della galleria?

Ma Napoleone non rispose. Di nuovo assorto, guardava lontano, a qualche orizzonte dove vedeva sfumare i suoi miraggi di potenza.

Robert rise. - Perdonalo, non è un gran conversatore. Colpa di tutti i pensieri cupi che la gente gli attribuisce.

Valeria si voltò e non lo vide più accanto all'auto. Stava quattro cilindri più in là, tra le siepi scolpite di un giardino. Sullo sfondo biancheggiavano i marmi di una villa.

- Ma come...?

- Certi confini intrappolano soltanto la tua dimensione, non la nostra. Qui siamo liberi di spostarci a nostro piacimento. - Le tese la mano in un gesto cortese ed elegante. - Vieni.

L'esitazione di Valeria fece ridere la bambina dai riccioli scuri che si era accoccolata accanto al cane e lo abbracciava. - Hai paura? Non devi. Puoi tornare al tuo mondo quando vuoi, se qui non ti piace.

La mano di Robert si mosse a ripetere l'invito. Valeria richiamò tutta la temeraria incoscienza di anni lontani e, scacciata ogni esitazione, si tuffò nella luce dorata, guidata dalla fermezza gentile dell'uomo.

Il primo saluto di quel mondo fu la carezza dell'aria tiepida tra i suoi capelli. I profumi della primavera inoltrata diedero una scossa al suo sangue, facendolo circolare più in fretta. Robert l'accompagnò su per la scala di marmo che portava alla terrazza della villa.

- Tienici compagnia per una tazza di tè. Poi, se vorrai, potrai visitare le altre scene. Non hai che da desiderarlo.

Così esiste un mondo nel quale basta desiderare le cose per averle?

L'attrice bionda sedeva a un tavolino di ferro battuto smaltato di bianco, lo stesso colore pulito dell'abito che la fasciava modellandosi, ma senza volgarità, sulle forme generose. La bellezza morbida della donna era esaltata dal sorriso candido e comunicativo che schiudeva le labbra rosse in un benvenuto.

Il tavolino era apparecchiato con porcellane delicate, argento filigranato e lino finissimo. Il filo di vapore che si innalzava dalla teiera la faceva assomigliare a una sorta di lampada di Aladino, e i biscotti sul vassoio avevano una calda fragranza.

Valeria sedette, docile all'invito cortese di Robert, e l'attrice versò il tè fumante nelle tazze decorate d'azzurro.

- Ti abbiamo osservata, sai, tutte le notti, e abbiamo capito che la nostra compagnia non ti sarebbe dispiaciuta.

Che maniere delicate aveva, l'attrice bionda, per ricordarle la sua solitudine! Il tintinnio lieve dei cucchiaini contro la porcellana riempì il silenzio che Valeria aveva lasciato cadere tra loro; finché Robert, con la sua gentilezza fuorimoda, disse: - Non devi sentirti in imbarazzo. Non era nostra intenzione violare la tua intimità.

Valeria gettò una rapida occhiata circolare a comprendere tutto il paesaggio smagliante, perfetto.

- Come potete vedermi da qui?