Nel nostro paese il film uscì proprio a ridosso delle festività natalizie, ma il battesimo col pubblico italiano lo ebbe qualche mese prima in occasione della Mostra del Cinema di Venezia, dove - per raccontarla con le parole usate all'epoca da Michele Serra - fu "proiettato in mezzo al tripudio della folla di mezzanotte, pressata come carne in scatola nel Palazzo del Cinema dopo una tenace attesa di un'ora e mezzo a infradiciarsi di pioggia e sudore". Non che la cosa debba sorprendere, del resto il film arrivava in Italia sull'onda del già fenomenale successo estero, con conseguente dilagante esplosione di gadget di tutti i tipi (magliette, pupazzi, portachiavi, libri, fumetti, videogames) che oggi costituiscono normale prassi per ogni blockbuster che si rispetti ma che al tempo erano relativamente nuove. Tutti ne parlavano e tutti cercavano di darne una chiave di lettura diversa, scrittori e giornalisti, famosi e sconosciuti, esperti di mass media e sociologhi, un vero diluvio di opinioni, saggi, recensioni, lettere ai giornali. "La magia vince il terrore e l'indifferenza, mentre la favola travolge la platea che piange collettivamente quando ET muore e risorge, per volare per sempre su altro pianeta" riepilogava Bimba De Maria, collegando il miracolo ET col pacifismo nell'era della paura dell'atomica, il crollo della famiglia tradizionale e il mondo dei figli di divorziati, il nuovo misticismo del duemila che si avvicinava, la voglia di accettazione (almeno al cinema, almeno in questo cinema) dei diversi, alieni, stranieri, forse indiani d'America o negri o portoricani. Non mancarono certamente le letture in chiave smaccatamente religiosa, con l'alieno visto come una sorta di nuovo Messia che scende dal cielo, vive la sua vita terrestre in nome dell'amore universale, muore ma poi risorge e ascende al cielo. Tesi affascinante, benché Spielberg abbia sempre sostenuto che il film ha sempre voluto essere essenzialmente una bella fiaba sul valore dell'amicizia. Certo è che lo stupendo, e ammiccante, famoso manifesto del film - col ditone lungo di ET che tocca con una scinitilla quello di un bambino - rimanda irrimediabilmente al tocco tra il divino e l'uomo immortalato da Michelangelo nella Cappella Sistina.
Sul fronte della critica i pareri furono fondamentalmente positivi. Eccone alcuni estratti che mi sembra rispecchino i pregi, i difetti e anche le complessità (e i vari livelli di lettura) di un'opera vincente proprio perché complicatissima pur nella sua apparente e lineare semplicità.
"(Spielberg) ha congegnato un semplicissimo, piccolo film dove la favola si confonde coi sogni dell'infanzia e dell'adolescenza, approdando ad un apologhetto neanche privo di sintomatiche allusioni a questioni grosse, quali lo spirito di tolleranza, un impregiudicato atteggiamento aperto verso novità e presenze per noi tutti da scoprire, da capire. (...) Lo sviluppo progressivo, dettagliato del racconto offre le notazioni psicologiche e ambientali più originali e allettanti. I timori e gli stupori tutti infantili che, insospettatamente, vedono avversari i giochi delle trasfigurazioni di Halloween contrapposti, ad esempio, all'ostinata ottusità e all'inguaribile rozzezza degli adulti, determinati a stroncare ogni ingombrante presenza per loro estranea e, quindi, incomprensibile". S. Borelli.
"L'operazione del versatile regista americano ha un significato che non si esaurisce certo in questo ambito" (l'appello ai buoni sentimenti) "ma vuole investire in profondo lo spirito della nostra epoca. A fronte delle inquietudini e angoscie che pervadono un mondo lacerato da contraddizioni e sovrastato da pericoli immani, ET leva quello che bosogna pur definire un messaggio: a contare, nei rapporti tra gli uomini, è la sensibilità solidale, precedente le risorse e i calcoli del raziocinio, fondata sul rispetto rispettosamente istintivo verso la persona altrui, per quanto diversa anzi aliena da noi possa sembrare." V. Spinazzola.
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