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Si è parlato abbastanza di archeologia spaziale o clipeologia, materia di cui PK è forse il massimo esponente e su cui poggia gran parte della sua notorietà di scrittore. Ma diversi libri affrontano, sia pure con lo stesso stile, temi più attinenti alla scienza. Chiameremo teratologia scientifica l'altro grande tema dei libri di PK: vale a dire, divulgazione di mostruosità, bizzarrie e avvenirismo scientifico. In questo senso, PK si configura come un vero epigono di Jules Verne, come lui attratto dalle possibilità speculative della scienza: naturalmente, il suo peculiarissimo modo di scrivere e il "taglio" dei suoi libri, in cui meraviglie si accatastano a meraviglie come in un bazar da Mille e una notte, contribuiscono non poco alla godibilità di questi libri.

Fratelli dell'Infinito (di cui I Misteri dell'Universo costituisce una rielaborazione aggiornata) ci introduce all'esobiologia. Si tratta di un viaggio attraverso il sistema solare e oltre in cui, all'astronomia, si accompagna la letteratura di proto e fantascienza e l'analisi di possibilità di vita descritte tramite gli estremofili che abitano la Terra. Il sogno lunare di Keplero e i viaggi fantastici di Luciano di Samosata si avvicendano a spore in grado di viaggiare per il freddo cosmico a bordo di un raggio di luce e seminare così la vita o al bacillo splenite che, ritrovato su papiri vecchi di duemila anni, era ancora vivo e in grado di sopravvivere, per di più, a temperature vicine ai 250 gradi sotto zero. La geometria evanescente dei canali di Marte sfuma nelle meravigliose capacità di animaletti semplici come le termiti, gli alieni potrebbero comunicare tramite danze come fanno le api o con odori da noi non percepibili, salamandre ritrovate in Siberia, congelate da 5000 anni, sono state fatte rivivere dagli scienziati e i robot ci daranno sicuramente una mano a esplorare i mondi lontani, robot i cui prototipi sono stati costruiti già nell'antica Cina o da Alberto Magno. Per non parlare di robot di carne, alcuni esemplari furono ritrovati dai sovietici quando penetrarono in un laboratorio nazista a ovest di Lipsia, nel 1945.

A questo testo fa da pendant Il pianeta sconosciuto, opera di confine tra teratologia e clipeologia, sospeso tra scienza e le note, suggestive quanto deboli interpretazioni spaziali del nostro passato più antico, quasi un libro uscito dalla penna di un Charles Fort convertitosi alla scienza. Il pianeta in questione è la Terra, "che un attimo di irriflessione ci indurrebbe a definire conosciuto fino alla noia". Ai soliti misteri di Atlantide e Mu si accompagnano evocazioni di territori quasi inesplorati, come la giungla amazzonica dove scorre il Cachoon, fiume di terribile "acqua conciatrice" e dove vivono animali sconosciuti e leggendari. Sotto il Sahara si stende il Mare d'Albienne, vasto quanto la Francia, mentre i fondali oceanici sono illuminati dalle luci deboli e intermittenti dei fotòfori di cui sono dotati alcuni pesci abissali. Lo yeti e il mostro di Loch Ness mantengono intatto il loro fascino, come tutto ciò che rifugge dai media.

Poteva PK, dopo aver dedicato tante pagine ai misteri del mondo fuori di noi, non addentrarsi nell'universo più allucinante e misterioso di tutti, quello del nostro inconscio? Ecco dunque Guida al mondo dei sogni, quasi il programma della ballardiana fantascienza interiore. Costellato da narrazioni di sogni, incubi e allucinazioni di veri pazienti, resi come al solito ancor più suggestivi dalla penna del nostro, si parla di deja vu, profezie oniriche, delitti commessi in stato di sonnambulismo, memoria prenatale e addirittura ancestrale, cabala, sogni di autoscopia (immemore proprietà di sogni con cui ci auto-diagnostichiamo delle malattie) e di retroscopia (che non è un altro nome della rettoscopia, bensì la capacità di sondare in sogno il passato).