Io ho iniziato verso i 12 anni. E' un lavoro devastante. Poligono per poligono, gene per gene, quark per quark. In quattro dimensioni, a 16384x16384. Ecco perché tutti noi architetti di mondi virtuali siamo quasi ciechi. Usiamo gli occhi solo per lavorare, per il resto li teniamo chiusi e bendati. Colliri, vitamine, iniezioni di cortisone. Brancoliamo fino ai nostri computer, e là, solo là, scartiamo le palpebre come l'involucro di un cristallo.

Prendo una pillola al mirtillo, mi sfugge e devo cercarla tastando il tavolo. Incontro una mano, morbida e liscia.

- Ciao - voce femminile sottile, rumore di perle che cadono dentro una bottiglia di vetro - sono Yoko. Scusa, ma tu non hai vinto il premio Metropolis l'anno scorso?

- Allora abbiamo una celebrità! - voce maschile - piacere, io sono Spiros.

Mi indica la posizione della sua mano sbattendola sul tavolo. La cerco: mi arriva una stretta energica. Poi si aggiunge quella di Yoko, morbida, che profuma di viola.

- Yoko, ma tu sei la coreana alta coi capelli verdi? Ricordo qualche immagine dalle preselezioni...

- No. Sono giapponese, bassa. I miei capelli... non ricordo più come li ho colorati l'ultima volta. Te lo dico appena mi guardo allo specchio.

- Com'è il tuo mondo?

- Ho progettato una società egualitaria, in cui tutti abbiano le stesse opportunità. Ci lavoro da 10 anni, è una scommessa grandiosa, l'unico modo per far sì che la vita abbia senso. Certo è terribilmente difficile distribuire le risorse senza creare privilegi. Molto più facile fare mondi ingiusti. Tipo quello di Spiros, per intenderci!

- Cos...

- Aspetta - lo interrompo io - fammi ricordare. Alto, barba, leggermente stempiato.

- Complimenti: memoria fotografica.

- Sei quello dell'Antica Grecia? Ricordo qualche screenshot.

- Adesso si chiama Olimpus. Ho aggiunto...

- Un altro po' di ingiustizia - intercalò Yoko, piuttosto seccamente.

- Meglio l'ingiustizia dello squallore. Piuttosto il suicidio che morire di noia nel tuo mondo.

Mi fu chiaro che non si sopportavano. Subito dopo, ignorandola, Spiros si rivolse a me: - Il mio è divertente invece: ci girano gli dei, in carne ed ossa. Puoi incontrare Diana che caccia, bere con Bacco. Se sei fortunato puoi diventare amico di Apollo... E il tuo com'è?

Ero fiero del mio mondo: - E' qualcosa di mai visto prima. Difficile descriverlo... Esistono vari esseri, a livelli di evoluzione differenti. Si passa da forme primitive, come il tolpo che striscia a fatica, a forme super-dinamiche, ad esempio il tigullo che non ha limiti di movimento: corre, salta, nuota e vola - sorrisi dentro di me: era il posto che mi ero riservato - Ma la straordinaria novità di Ordesmond è che è un mondo in divenire: ogni essere muta, e acquista o perde capacità di movimento, a seconda del grado di sviluppo della sua mente. Con più o meno fatica, si intende, tenuto conto del punto di partenza. Quello che sei dentro diventi fuori. Ad esempio se menti, o inganni te stesso o qualcun altro, regredisci.

- Quindi, se ho ben capito, io volerei come un falco - disse Spiros - mentre Yoko, per esempio, striscerebbe a malapena.

Lei non lo guardò nemmeno.

Uno di noi non aveva mai parlato. Rivolsi la testa verso la zona che non aveva emesso suoni ma solo un respiro lento e affannoso, qualche stropicciamento e pillole masticate:

- E tu? Bill, vero? - Lo avevo intravisto alle preselezioni, fragile, diafano come se per proteggersi fosse vissuto dentro uno scafandro - Che mondo hai fatto?

- Città nello spazio, tridimensionali. Si vive in orbita serviti da androidi.

Ne avevo visti a centinaia di mondi simili, secondo me non aveva nessuna probabilità di vincere. La gente ne aveva abbastanza di fantascienza.

Bill continuò: - Sempre che riesca a finirlo... Gli occhi mi stanno massacrando.

Lo capivo. Anche io soffrivo. Neppure il Virsus, una preparazione galenica di mia invenzione, mi dava più sollievo. Le prime volte bastava una goccia e lavoravo fino a 16 ore senza alcun dolore. Anzi, stavo al computer come un'aquila che punta la sua preda. Adesso nemmeno con 20 gocce ottenevo quell'effetto.