En passant ci sarebbe da accennare alla irrisolta querelle secondo cui la fantascienza italiana sarebbe sempre risultata riprovevolmente carente proprio nei risvolti scientifici, anzi talora scritta con grossolani errori: una questione che ha acceso gli animi e creato fazioni in guerra fin dagli anni Sessanta... Come quando, per esempio, il gruppo di Futuro (Aldani, Musa, Rinonapoli, Cremaschi, Lo Jacono, Raiola, Sandrelli, alcuni dei quali laureati in materie scientifiche ma non a caso propugnatori di una sf più "umanistica") si ritrovò contro il drappello di Galassia, capeggiato da Roberta Rambelli. La questione ritorna ciclicamente, e spesso ha infiammato gruppi di discussione e le liste specializzate in rete. E' indubbio che manchino seri esempi di fantascienza hard italiana sulla scia dei Clarke, Niven, Egan (si potrebbe citare solo Roberto Vacca); e inoltre è ovvio che gli strafalcioni scientifici sono sempre da condannare; ma allargare la polemica fino a stigmatizzare una nostra presunta fantascienza "ciarlatana" individuabile anche in firme notissime, come qualcuno ha sostenuto, mi sembra più ingenuo che opinabile. Nel senso che a questo punto bisognerebbe cominciare a interrogarsi su cosa si intenda per "narrativa", prima ancora che per "fantascienza". D'altronde, proviamo a vedere quanta base scientifica e quanta scienza esatta vi sia in campioni massimi quali Philip Dick, Raphael Lafferty, Harlan Ellison, Larry Malzberg, Samuel Delany e altri scrittori di primo piano emersi soprattutto negli anni Settanta.
Ma qual era la reazione dell'editoria alle commistioni colte o alle sperimentazioni linguistiche dei nostri autori?
Il rifiuto. L'editoria nostrana ha quasi sempre scoraggiato - se non stroncato - quegli esiti. Dicevo che i lettori "sembrava preferissero" una sf ortodossa, perché poi in realtà come siano andate le cose non è chiarissimo. Queste iniziative sperimentali partivano da piccole case editrici e si concretizzavano necessariamente in testate dalla tiratura molto limitata, con enormi problemi di distribuzione, per cui la grande maggioranza dei lettori italiani non ne seppe e non ne ha mai saputo nulla. E c'è un dato significativo, che Curtoni ha spesso evidenziato: durante la gestione Galassia sua e di Montanari uscirono numerosi romanzi e antologie di racconti italiani, alcuni dei quali si potevano senz'altro definire "sperimentali": un calo di vendite c'era, che però si attestava intorno alle cinquecento copie; considerato che venivano meno i costi della traduzione, si poteva affermare che non vi fossero sensibili differenze, per l'editoria, tra sf americana e materiale di nostri autori, anche se molto "personalizzato".
Tornando al discorso delle collane e delle riviste, dopo quelle già citate degli anni '60 ci furono: Fanucci vecchia gestione, che però di italiani pubblicava quasi unicamente fantasy (il problema di "identità" di cui tratto in questa sede non si è mai verificato, invece, per il genere fantasy italiano); l'editrice Solfanelli, dedita quasi esclusivamente al fantastico; Urania gestione Fruttero-Lucentini, ostile agli italiani in modo astioso ("Un disco volante non può atterrare a Lucca", era il loro motto); la Libra - oggi Perseo - di Ugo Malaguti, diffusa solo per corrispondenza, da sempre disponibile agli italiani. Anche l'editrice Nord mostrava aperture, purché i romanzi fossero "d'azione" (e ne pubblicò parecchi, con i vari Marafante, Menghini eccetera); infine Galassia anni '70, che dava spazio senza preclusioni ai nostri scrittori. Poi c'era un vivacissimo ricambio di piccole case editrici con pubblicazioni di taglio più commerciale, e autori italiani sotto fantasiosi peudonimi.
Quanto a iniziative specifiche pro-sf italiana: negli anni Settanta Cremaschi aveva tentato l'esperienza culturale della rivista La Collina, che durò solo tre numeri; Robot dedicava spazio a racconti italiani e sollecitò anche l'invio di romanzi, pare senza esito; dal 1990 è partito l'annuale Premio Urania, quasi contemporaneamente al Premio Cosmo (Nord); di recente è stato varato il Premio Solaria (Fanucci).
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