Dagon
Dopo il debutto a Sitges 2000 con Faust, seguito qualche mese dopo da Arachnid, la Fantastic Factory di Julio Fernandez & Brian Yuzna torna al festival con Dagon, affidato a Stuart Gordon, ormai un veterano delle trasposizione filmiche dell'opera di Lovecraft, dai cui libri il film è tratto: "Dopo il successo di Re-animator, ero alla ricerca di una nuova storia dell'autore di Providence, per dare continuità al nostro lavoro, era il 1985", ricorda Brian Yuzna, vera 'mente' creativa della casa di produzione di Barcellona, "chiesi a Dennis Paoli di scrivere un adattamento di Dagon e in seguito, insieme a Stuart, decidemmo di trarne un film, ma la difficoltà di realizzazione, dovuta alle numerose scene in acqua, ed il tema poco popolare (i produttori ci chiesero di cambiare gli esseri anfibi in vampiri o licantropi), mise il progetto in naftalina per quasi 15 anni".
"Ogni scena in Dagon si svolge sopra, sotto o nell'acqua, considerato che Dagon è il Dio del mare, Dennis ed io decidemmo che avrebbe dovuto esserci quanta più acqua possibile sullo schermo, e che avrebbe dovuto piovere per tutta la pellicola", continua Stuart Gordon, "la cosa si è però trasformata in un incubo per tutti noi: a partire dagli attori, costantemente inzuppati e al freddo, fino alla troupe, costretta a lavorare in condizioni estreme, eravamo legati in scomodissime posizioni, per evitare di finire in mare, sempre sotto litri di acqua che ti scorreva lungo la spina dorsale".
Dagon inizia in mare, nei pressi delle coste della Galizia, in Spagna, dove su una barca a vela: Paul (Ezra Godden), la fidanzata Barbara (Raquel Merono) e gli amici Howard (Brendan Price) e Vicki (Birgit Bofarull) stanno festeggiando il successo della loro nuova "Internet Company". Una improvvisa tempesta manda la barca ad incagliarsi sugli scogli e Paul e Barbara a cercare aiuto nel vicino villaggio di Imboca, un tempo abitato da pescatori, ora tramutati in esseri mostruosi, metà uomo e metà pesce, e dediti al culto di una antica divinità marina: Dagon, cui offrono in sacrificio gli incauti visitatori maschi e in spose le donne, destinate a generare una orribile progenie di mostri, essere anfibi in grado di tornare al mare, dove la vita ha avuto origine. Dagon sarà purtroppo ricordato anche come l'ultimo film di Francisco Rabal, l'attore spagnolo considerato ormai una icona della cinematografia Iberica, morto lo scorso agosto, poco dopo il termine delle riprese e da tutti ricordato tristemente nel corso della conferenza stampa: "Rabal era un appassionato di Lovecraft, e proprio per questo ha accettato immediatamente la parte, non si è mai lamentato delle condizioni in cui giravamo ed è sempre stato una guida per tutti noi. E' stato un vero privilegio lavorare con lui", ricorda Fernandez. Gordon si riconferma con questo film, regista meticoloso, a proprio agio in qualsiasi situazione e dimostra l'abilità nello sfruttare le capacità di cast e tecnici con abilità ed esperienze variegate, sia che si trovi negli Stati Uniti, sia in Italia, dove ha realizzato molte pellicole prodotte da Charles Band, sia in Spagna, dove ha utilizzato al meglio le bellezze della costa ed il cast di attori, quasi tutti locali e non avvezzi ai metodi di un regista americano. Trasporre sullo schermo l'opera di Lovecraft non è mai stato un compito facile, ma Gordon riesce a creare efficacemente quell'orrore totale e quell'ambientazione gotica tanto care all'autore di I miti di Cthulhu. Una menzione speciale va ai suggestivi e minuziosi effetti speciali e di trucco della "DDT Special Effects", fondata e guidata da David Marti a Barcellona nel 1991, che abbiamo già visto all'opera in Arachnid e The Nameless di Jaume Balaguero, vincitore nel 1999 del "Méliès d'Oro come miglior Fantasy Film europeo.
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