Paradossi (temporali) all'italiana

Un Boccaccio fabrianesco, o se volete un Fabriani boccaccesco
Un Boccaccio fabrianesco, o se volete un Fabriani boccaccesco
Viaggi nel tempo: un tema fra i più affascinanti (avevi anche curato uno speciale di Delos sull'argomento, no?) ma anche più complessi da gestire.

Perché? a parte che come dici tu è un tema affascinante e quindi dovrebbe essere in un certo senso più facile, non mi sembra diverso da qualsiasi altro tema. Per tutti bisogna documentarsi, poi il particolare modo con cui vuoi affrontare il viaggio nel tempo o il viaggio nello spazio stabiliranno quanto devi documentarti. Per il resto non mi sembra di vedere particolari differenze di qualità.

Voglio dire, con tutti quei paradossi...

Ah, sì, in questo senso capisco, ma probabilmente si affronta il problema dal lato sbagliato. Soffriamo ancora a parer mio di un'eccessiva valutazione della parte "scienza" della fantascienza. Per carità, non voglio rinfocolare polemiche, ma a ben vedere, malgrado tutte le dichiarazioni, la parte "scienza" è sempre stata veritiera come un biglietto da 11 euro. Se la storia funziona bene, nessuno ci bada, così penso sia anche per i paradossi temporali. Penso di essere riuscito a schivare i maggiori, ma non escludo di non essere cascato a capofitto in uno di essi, però se il lettore se ne accorge vuol dire che il resto della storia non funzionava. Se poi qualcuno legge il libro con la matita rossa, cercando qualcosa che non ci dovrebbe essere, visto che è un romanzo e non un saggio, è un altro paio di maniche. Se l'idea "scientifica", continua a contare più della storia, allora possiamo veramente smettere di scrivere fantascienza, perché probabilmente abbiamo finito quello che potevamo dire. Spero che da questo punto di vista, la fantascienza si sia un po' evoluta dall'epoca di Campbell.

Perché l'ambientazione italiana? Voglio dire, conoscendo i tuoi racconti è abbastanza chiara la tua scelta, ma un lettore può chiedersi se abbia senso ambientare in Italia un romanzo di fantascienza, in fin dei conti non è esattamente qui la frontiera del progresso.

Ed è per questo che ho parlato del passato... :-) Invece secondo me, il punto è proprio quello dell'italianità. Ritengo che vi sia lo spazio per storie, buone storie. Poi è un gusto personale. Se debbo leggere di una storia ambientata a New York o su Plutone, perché non la prendo direttamente dall'americano, che non ha mai scritto di altro e che forse sa farlo meglio? Invece è proprio il panorama nuovo, ancora inesplorato che può dare qualcosa in più ad una storia magari non esattamente originalissima. L'importante è non fare la cartolina. Lo sfondo deve essere parte integrante della storia, non una verniciata sopra e basta. Devi sentire che se sposti lo sfondo la storia cambia drasticamente. Nel mio romanzo, spostare l'azione a Washington o Londra significherebbe svuotare irrimediabilmente la storia, addirittura renderla assurda e irrealistica. Io ho sempre creduto poco all'"idea" fantascientificamente parlando, avulsa dai personaggi che ci girano intorno e dall'ambiente in cui essi si muovono.