I mondiali di calcio vengono seguiti in diretta televisiva da almeno un miliardo di persone su tutto il pianeta. Quando il gioco del calcio fu inventato, la televisione non esisteva, ed una partita veniva osservata soltanto dagli spettatori presenti allo stadio, e veniva vista soltanto una volta, senza ripetizioni alla moviola. Il giudizio dell'arbitro era quindi sacro e misterioso, poiché nessun errore arbitrale poteva mai venire dimostrato. Un secolo dopo, le regole del gioco sono più o meno le stesse, ma il contesto è mutato radicalmente; oggi succede che una tipica partita di un campionato del mondo venga vista in tempo reale da un miliardo di persone, i quali hanno della partita stessa un punto di vista privilegiato rispetto a quello dell'arbitro: inquadrature da tutti gli angoli, zoom e soprattutto il replay istantaneo delle azioni dubbie. Giungiamo quindi alla situazione grottesca in cui un miliardo di persone è in grado di giudicare in tempo reale ciò che avviene in partita meglio dell'arbitro in campo. Ogni episodio dubbio che avviene in campo viene immediatamente visto e rivisto e giudicato da tutte le persone al mondo interessate all'evento, tranne che dall'arbitro in campo, il quale non dispone del replay, né può venire assistito da altri giudici dotati di moviola. Sembra quasi che lo si faccia apposta, che l'arbitro non vedente alla moviola debba per forza svolgere il suo compito con un handicap che nessun altro spettatore ha, e con tutta probabilità è proprio così. E' evidente che allo stato attuale l'errore arbitrale è parte integrale - e probabilmente fondamentale - del gioco del calcio, e lo rimarrà finché agli amanti del calcio piacerà - come oggi evidentemente piace - che sia così.
In futuro, tuttavia, il gioco del calcio probabilmente cambierà. Prima o poi verrà introdotta la figura del giudice col monitor e replay. Per qualche giorno si parlerà di un calcio finalmente più giusto, ma poi i nodi verranno al pettine. Il calcio funziona perché è sostanzialmente un'allucinazione condivisa, il che comunque vuol dire che ognuno vede in una partita o in un episodio un po' quello che vuole. Quante volte anche davanti ad un replay alla moviola di un episodio dubbio i critici litigano e non riescono a trovarsi d'accordo sull'interpretazione di ciò che è perfettamente evidente sotto i loro occhi? Il giudice col monitor cesserà quindi ben presto di essere soddisfacente. I gravi errori continueranno a venire commessi - sia in buona che cattiva fede - anche dai giudici col monitor ed il coro rituale delle proteste sarà esattamente immutato rispetto ad ora. Perché ciò che conta non è tanto ciò che si vede, ma come lo si interpreta, e nel mondo delle allucinazioni religiose un'interpretazione vale l'altra.
E allora, più in là nel tempo e nella civiltà umana, un giorno qualcuno se ne uscirà con una dichiarazione potente e demagogica: il calcio deve diventare un'istituzione democratica!
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