Quand'ero piccolo e risiedevo felicemente nell'assolata Nerviano, mi capitò di innamorarmi di una ragazza, diciamo tanto per darle un nome tale Barbara, con un cognome che faceva il plurale di un titolo nobiliare (la privatezza è salva e l'interessata, qualora avesse la ventura di leggermi, potrebbe magari spiegarsi gli avvenimenti di mezzo secolo fa). Mia moglie andava ancora all'asilo (se mi leggerete fra qualche anno, fate conto che probabilmente mia moglie non era nemmeno nata; esistono dei mutanti che ad un certo punto del loro ciclo vitale invece di aggiungere anni, li sottraggono. Mia moglie sembra appartenga a questa nuova specie; speriamo, con l'andar del tempo, di non essere accusato di pedofilia). Dicevo dunque che ero innamorato. Nella casta società del tempo non era semplice trovare delle scuse per andare a trovare una ragazza. Per fortuna la ragazza aveva un fratello (nel mio database non conservo i nomi dei fratelli) che leggeva una collana che si intitolava I Racconti di Dracula, dalle copertine sgargianti ed un po' osé per l'epoca, nata in concorrenza con KKK. I Classici dell'Orrore, nata lo stesso anno e di aspetto molto più sobrio. Ci scambiammo qualche volume (io gli passai Il figlio della notte di Jack Williamson e Il mostro immortale di Jesse Douglas Kerruish), ma la cosa finì presto. Con la ragazza combinai poco ed in quanto al fratello quello che piaceva a me non era gradito a lui (troppo poco sesso). Non ho ricordi di quelle prime letture e solo in tempi recenti, per manie catalogatorie, ho messo le mani su quelle vecchie riviste. I testi, scritti in genere da autori italiani sotto pseudonimo, sono in genere modesti, anche se non manca qualche gioiellino, come il numero 1, Uccidono i morti? di tale Max Dave (al secolo Pino Belli che, secondo le regole del tempo, figurava come traduttore). Oltre alle classiche storie horror, non mancano romanzi decisamente fantascientifici. La copertina (molto casta, ma le cose cambiarono in meglio immediatamente dopo e le donne iniziarono a essere sempre più in evidenza e più discinte e i mostri veramente brutti) era di Sbraga. Pubblicato dalla Editrice Romana Periodici di Roma uscì il 15 dicembre 1959 e costava 120 lire (30 lire in meno della concorrenza) per 128 pagine. Diretta da Aldo Crudo, lui stesso scrittore sotto pseudonimo (il principale Bruce Somers) dopo 74 numeri, mantenendo lo stesso direttore l'editore cambia: Editrice Farca, sempre di Roma. Dopo il n. 110, Crudo continuando ad essere il direttore cambia nuovamente l'editore: Edizioni Wamp, Roma e la numerazione riparte da 001. Era il 1° gennaio del 1969 e stando alle regole della casa dobbiamo sospendere la storia. Riprenderemo prossimamente a parlare di quella collana che i collezionisti chiamano, con scarsa fantasia, Dracula II serie.
Fra gli autori più rappresentativi della I serie sono da annoverare il già citato Belli, 36 storie, alcune successivamente ristampate, sempre come Max Dave; Mario Pinzauti, 21 storie, in genere come Harry Small; Giuseppe Paci, 14 storie, quasi tutte come Red Schneider; Libero Samale, 14 storie con titoli originali indifferentemente in inglese e tedesco, come Frank Graegorius. In pratica la collana è stata tenuta in piedi da una decina di persone
Le copertine, spesso anonime rendono difficile individuare gli artisti, anche se molte delle copertine che non si è riusciti ad attribuire con certezza dovrebbero essere di Mario Caria (che ritroveremo quale illustratore principe nella II serie) .
I Racconti di Dracula hanno un certo mercato e non è difficile trovarli, in condizioni discrete, a prezzi varianti fra i 2 ed i 5 euro, con l'ovvia eccezione del n. 1 per il quale si arriva a chiedere anche 25-30 euro. Valore letterario zero, anche se hanno avuto in età giovanile estimatori quali Vittorio Curtoni e stando a Valla, Valerio Evangelisti.
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