L'età dell'oro (1939-1947)
Il playboy miliardario Bruce Wayne vive una doppia vita: di notte indossa un costume da pipistrello e combatte il crimine con il nome di Batman. Lo fa, come si scoprirà in seguito, per vendicare i suoi genitori, uccisi da un rapinatore quando lui era ancora un bambino. I malviventi lo temono come se fosse una creatura soprannaturale.
Le prime storie di Kane e Finger puntavano soprattutto sulla descrizione di atmosfere oscure, tenebrose, dai toni quasi horror. Batman stesso era una figura inquietante e vagamente mostruosa, molto più violenta di come siamo abituati a vederlo oggi (non esitava a uccidere i "cattivi" senza pietà). I disegni di Bob Kane, in verità non sempre impeccabili, non mancavano però di una loro cupa e sorprendente efficacia. Su indicazione di Bill Finger (che dei due era il più colto ed eclettico), i fumetti si riempirono di citazioni e rimandi figurativi al cinema espressionista tedesco. Gotham City, la metropoli fittizia abitata dal supereroe, si trasformò in un gigantesco teatro delle ombre.
Il successo di Batman fu talmente spettacoloso che, per soddisfare la domanda di nuove avventure, Bob Kane fu costretto ad assumere altri disegnatori come suoi assistenti (o meglio come suoi "ghost", dato che Kane continuerà a firmare le storie con il suo solo nome per molti anni). Prima Sheldon Moldoff (1939-40) e poi Jerry Robinson (1940-47) contribuirono in modo determinante a rifinire la qualità dei disegni e ad addolcire i tratti spigolosi di Kane. Il risultato fu che anche il personaggio di Batman ne uscì in qualche modo edulcorato: molto più rassicurante e molto meno spaventoso. Un'evoluzione grafica, questa, che andava di pari passo con la nuova politica della casa editrice. Dovendo fronteggiare l'improvvisa popolarità di massa, la National impose nel 1940 un rigido codice etico alle storie di Batman: niente armi, niente efferatezze, niente uccisioni o situazioni scabrose. La polizia, che inizialmente lo considerava un pericoloso vigilante, fece di Barman una sorta di "ausiliario", da chiamare in servizio tramite un bat-segnale proiettato nel cielo. Il tono dei fumetti divenne molto più blando, e il vendicatore della notte si trasformò in un eroe per famiglie.
Questo ruolo "paterno" dell'Uomo-Pipistrello fu ulteriormente accentuato con l'introduzione di Robin (su Detective Comics 38, dell'aprile 1940). Cresciuto fra gli acrobati di un circo e deciso a vendicare i propri genitori uccisi da un malvivente, l'adolescente Dick Grayson fu in pratica adottato da Bruce Wayne, e prese ad affiancarlo nella sua lotta al crimine. Robin (il nome e il costume variopinto si ispiravano a Robin Hood) assolveva a due funzioni fondamentali: alleggeriva l'atmosfera dando modo ai lettori più giovani di identificarsi, e serviva da "spalla" al protagonista, che ora aveva modo di parlare con qualcuno e non era costretto a lunghi monologhi solitari. A completare il quadretto famigliare arrivò poi il maggiordomo inglese di casa Wayne, il fidato e compassato Alfred Pennyworth (prima apparizione in Batman 6, agosto 1941).
Sempre di più, Batman abbandonava i territori del thriller urbano per quelli dell'avventura puramente fantastica. Ai gangster e agli assassini dei primi racconti cominciarono a sostituirsi dei "cattivi" inverosimili e caricaturali. Quasi tutti i grandi avversari di Batman nacquero fra il 1940 e il 1941: Catwoman, il Pinguino, Due-Facce, l'Enigmista, ma soprattutto il Joker, il più celebre antagonista dell'Uomo-Pipistrello. Alle armi da fuoco utilizzate nelle prime storie, Batman sostituì un arsenale di gadget irreali e fantascientifici, dalla bat-mobile al bat-boomerang, Se da un lato la serie a fumetti perdeva in pathos, dall'altro guadagnava una dimensione mitica, quasi fiabesca, con Gotham City trasformata in una sorta di paese delle meraviglie dove il Bene e il Male potevano affrontarsi in forme stilizzate.
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