Ma eravate diventati importanti, direi potenti! Stando a Gallo, l'editore Solfanelli, con cui collaborava de Turris, "divenne rapidamente il riferimento di scritti molto ideologizzati che ostentavano l'intento confermativo dello neo-zdanovismo", intendendo con questo termine "il complesso delle forme delle pressioni dirette e indirette che comportano la direzione delle forme artistiche (e dell'informazione) di parte del potere politico".

Ha proprio ragione Vegetti a proposito della interpretazione di 1984... Gallo, se vogliamo accreditargli la buona fede, parla dall'esterno con una mentalità prettamente di sinistra e ci presenta quella che doveva essere la nostra figura nell'Immaginario Collettivo dei fantascientisti "rossi": non può seriamente pensare che da parte dell'editore e del curatore ci sia stata una forma di "pressione diretta e indiretta" sugli autori per indurli a collaborare e pubblicare scrivendo solo di certi argomenti con un certo taglio! Chi pubblicò con Solfanelli, a parte le antologie del Premio Tolkien, erano in genere autori che già avevano questa impostazione e che trovarono ovviamente ben disposti me e l'editore: Rinonapoli, Pestriniero, Gasparini, Zuddas, Aldani fra i più noti, avanzarono una captatio benevolentiae nei nostri confronti? E fra i meno noti, Poloniato, Cutore, Magnarapa, Leoncini, Bellomi, Perello, erano "molto ideologizzati"? Quanto a collane di storie brevi, autori come Moscati, La Porta, Cuomo, Mainardi, Reim, oltre a non essere "molto ideologizzati" mi pare che fossero anche "di sinistra": o forse sbaglio? Quanto ai partecipanti al concorso, come potevamo influenzarli anche indirettamente? Fu tutto assai spontaneo: la Solfanelli divenne il punto di aggregazione di chi la pensava in un certo modo e scriveva in un certo modo di certi argomenti...Tanto è vero che con molti di questi nomi nuovi diventammo amici e lo siamo ancora...

Però Gallo scrive anche che "attorno a de Turris si accavallarono molto autori che vollero approfittare dell'ideologia per pubblicare le loro opere (molti temo in maniera assolutamente cinica e opportunista con opere in generale veramente orrende)" e prosegue: "Si è creato così un effimero fantastico nero che si limitava a evocare luoghi comuni della destra, ma senza originalità, senza essere letteratura, senza torcere niente dell'esistente".

Dunque, è così ancora che l'Immaginario Collettivo della sinistra ci vedeva.... A parte che, ripetiamolo, che non ci sarebbe da scandalizzarsi se romanzi e racconti fossero di bassa qualità, chissà cosa avrebbe detto Gallo se Solfanelli avesse pubblicata una bella antologia del suo amico (allora anche di de Turris) Claudio Asciuti, con racconti scelti insieme. commentati e con ampia introduzione! Tutto quel che pubblicava Solfanelli aveva un marchio caratterizzante dal punto di vista ideologico? Non ci pare. Che poi a Gallo non sia piaciuto quel che definisce "fantastico nero" , questo è discorso diverso: ad altri è piaciuto.

Ma Gallo forse si riferisce ad altre iniziative, non solo quelle di Solfanelli.

Sì, potrebbe esser, ma anche così le cose non filano, a parte il suo giudizio qualitativo. Per iniziativa di de Turris sono infatti apparsi libri di heroic fantasy italiana anche per altri editori (Akropolis, Il Cerchio): si deve dire però che chi vi partecipò aveva già una visione del fantastico tale che per lui fu naturale scrivere in un certo modo. Peraltro, se questo "fantastico nero" è stato veramente "effimero" perché tante polemiche e tante preoccupazioni? Forse invece tanto "effimero" non è stato e qualcosa ha prodotto e lasciato.

In conclusione, le cose potevano andare diversamente?

Non negli anni Settanta visto che allora ogni cosa di destra era interdetta, impedita, messa sotto accusa, non accettata. Essere di destra, far riferimento ad autori di destra, interpretare la fantascienza ed il fantastico con un metodo nuovo (noi lo chiamavamo simbolico o simbolico-tradizionale) che ovviamente venne subito etichettato di destra, era una provocazione intollerabile. Sarebbe stato necessario che si fosse parlato sul piano della parità senza pregiudizi ideologici. Sarebbe stato necessario accettare il dibattito con l'avversario considerandolo sullo stesso piano, a livello paritario e non subordinato, non considerarlo a priori un deficiente culturale o un interdetto ideologicamente. Allora non fu possibile. Oggi potrebbe esserlo? Forse sì, chissà... Basterebbe non stravolgere quanto avvenne in passato, e già sarebbe un passo avanti.