Ho visto in rete il n.71 di Delos e devo dire che ci ho capito assai poco, non perché sia un cretino, ma perché essendo nato nel 1972 ho iniziato a leggere fantascienza nella seconda metà degli anni Ottanta e quindi non ho partecipato direttamente agli avvenimenti e quanto si è detto nei vari interventi su Delos mi ha lasciato non pochi dubbi. Sono rimasto un po' sorpreso vedendovi spesso citati, mentre manca un vostro intervento diretto. Come mai non siete stati interpellati? Lo avrebbe voluto la par condicio: un intervento critico "da sinistra" (Gallo), uno "da destra" (Vegetti), una intervista ad una figura direttamente interessata a quelle antiche questioni (Curtoni), ma non voi: le posizioni mi sembrano sbilanciate...
E perché penso che la maggior parte dei visitatori del sito abbiano la mia età o siano addirittura più giovani, e quindi conoscendo ben poco come me si sian fatti una idea (o nessuna idea) su quanto avvenne venticinque anni fa nel mondo della fantascienza italiana soltanto attraverso quel che hanno detto gli altri, vorrei conoscere anche la vostra opinione, possibilmente senza polemiche.
Siamo abituati a essere considerati polemici, ma chi replica, chi reagisce alle affermazioni o interpretazioni sbagliate o calunniose degli altri spesso passa per l'aggressore polemico e non per l'aggredito. Ieri, ma anche oggi, se si sta zitti e buoni e si tralascia di ribattere ai fatti oggettivamente errati, alle interpretazioni capziose, alle valutazioni maliziose, o addirittura agli insulti diretti e indiretti, non succede proprio nulla, ma se invece rispondi, replichi, reagisci, magari con irritazione, con dati e documenti precisi, passi subito dalla parte del torto: sei l'aggressore intollerante che non accetta le critiche, anzi...Succedeva allora quando eravamo giovani, succede anche adesso: replicare all'avversario (cioè a qualcuno che si presenta esplicitamente come tale) ti fa passare per un energumeno intellettuale, per un volgare picchiatore verbale, anche se per rispondere hai aspettato parecchio tempo, e non hai reagito subito come magari avresti fatto quando avevi vent'anni.
Cominciamo bene... Da qui la fama di "fascisti" che non avete mai voluto smentire come afferma Domenico Gallo?
Gallo dice che se lo si definisse "comunista" si offenderebbe. Oggi o ieri? Nel 2002 o nel 1977? L'atmosfera di oggi non è quella di ieri: oggi, a parte certe frange che cercano volutamente lo scontro e poi si rifugiano dietro gli altri o tra le pagine dei giornali stranieri (giustamente Vegetti cita Evangelisti) la situazione è assai diversa, anche per la maturazione delle persone (lo testimoniano per altri versi proprio lo scritto di Gallo e l'intervista di Curtoni); negli anni Settanta, gli "anni di piombo" non era facile né semplice dichiararsi "di destra": tutti coloro che lo erano nelle sfumature più diverse venivano considerati e definiti apertamente "fascisti" e quindi interdetti (anche questo lo ricorda Vegetti). Dovevamo ammettere di non essere "fascisti" e quindi di non essere di "destra"? Ma se anche adesso certa sinistra, nella sua rozzezza politica e nella sua faziosità ideologica, si rifiuta di fare queste distinzioni: basta leggere l'Unità, Il manifesta e Liberazione, dove l'equivalenza domina sovrana. Ma il punto non è questo, ed infatti non traspare nelle varie interpretazioni e ricostruzioni sul Delos speciale. Si deve far differenza tra politica per di più militante e cultura, una parola che noi preferiamo a ideologia, anche se in genere è quella che usano i critici e gli interpreti di "sinistra". A guardar le cose dopo tanti anni continuiamo a pensare che allora gli altri facevano politica, noi facevamo cultura.
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