Nonostante l'Ucronia sia celebrata in rete da milioni di appassionati, il cinema guarda ancora con sospetto la possibilità di raccontare storie ispirate all'Ucronia diventata un terreno di caccia per la fantascienza e poco altro. Episodi di Star Trek e rari altri film hanno intrapreso il sentiero ripido e difficile di cercare di riscrivere la storia. Sorprende quindi che una pellicola d'autore, originale e molto interessante come I vestiti nuovi dell'imperatore mostri chiaramente i segni di questa sua vocazione ucronica. Ne abbiamo discusso con Uberto Pasolini, produttore del film e anche deus ex machina del fortunatissimo The Full Monty, che ha lavorato a strettissimo contatto con il regista Alan Taylor e con i due attori principali Ian Holm (Napoleone) e Iben Hjejle (la stessa del Dogma 3 - Mifune e di Alta fedeltà) nel ruolo della donna che cambia la vita e la storia dell'imperatore.
Napoleone è al centro di tantissime simulazioni Web legate all'Ucronia. La grana di questo romanzo e anche del film è di natura storico - culturale, ma lei - nell'affrontare questa produzione - ha pensato un po' anche al popolo di navigatori appassionati di questi giochi storici?
L'Ucronia napoleonica è quasi del tutto incentrata su Waterloo e sulle domande: "cosa sarebbe successo se Napoleone avesse vinto? Cosa sarebbe successo se non fosse piovuto la notte prima della battaglia e avesse potuto schierare l'artiglieria?" E così via... A me interessavano e divertivano molte di queste storie. L'altro giorno ho letto di qualcuno che sostiene che il corpo sepolto a Parigi a Les Invalides non è quello dell'imperatore, ma di un membro del suo entourage. Il problema di perché è morto, come è morto, se è stato avvelenato sono questioni ancora aperte e l'attenzione dei navigatori devoti, dimostra il fascino che a due secoli quasi di distanza dalla sua morte la figura di Napoleone esercita ancora.
Non a caso l'Ucronia è seguita molto dagli appassionati di fantascienza. Lei crede di avere prodotto un film vicino alle istanze della SFX?
Noi abbiamo vissuto questo film come realtà. In Gran Bretagna Napoleone è ancora considerato un mostro e un precursore delle dittature del ventesimo secolo e noi abbiamo cercato di realizzare una storia talmente realista che la gente dovrebbe uscire dal cinema ed esclamare: "Non sapevo che erano andate così le cose".
L'Ucronia si sostituisce alla storia...
Ci devi credere per film come I vestiti nuovi dell'imperatore, perché altrimenti se ritieni che si tratti solo un'invenzione cinematografica, tutto resta un po' troppo lontano. L'Ucronia risponde alla domanda "cosa sarebbe successo se?", qui, invece, si tratta di "cosa è successo all'individuo?". Napoleone non muore più malato, solo, sconfitto e abbandonato da tutti, bensì felice, avendo capito cosa è importante nella vita e avendo lasciato tutte le sue sconfitte alle spalle.
Quali sono le principali differenze con il libro di Simon Leys?
Il romanzo non è ironico. E' piuttosto una riflessione cupa sul destino di Napoleone. E' un volume scritto da un belga. Una visione di area francofona con l'imperatore di cui viene mostrata una sconfitta e non una scelta diversa. Il libro è meno ucronico del film. Io volevo ribaltare il messaggio. Per me Napoleone ha imparato a vivere diversamente se non addirittura meglio.
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Ian Holm con la sua recitazione imprevedibile le ha offerto la possibilità di realizzare un film originale e assolutamente mai scontato...
E' vero, Ian ha una grande capacità di modificare se stesso molto utile per la storia. Qualcosa di evidentemente molto comprensibile per chi fa del teatro ed è abituato a misurarsi con grandi ruoli. Ne I vestiti nuovi dell'imperatore riesce a dare vita quasi a quattro personaggi diversi: Napoleone come imperatore, Napoleone come borghese, il sosia marinaio e il sosia che fa l'imperatore. Questo tipo di intelligenza artistica non è molto comune.
Eravate preoccupati dall'iconografia cinematografica dedicata a Napoleone che va da Abel Gance fino ad arrivare a Woody Allen?
Sì, moltissimo. Era un film che non poteva essere né autoironico, né postmoderno. La commedia poteva essere limitata alla recitazione degli attori e non doveva andare oltre. Il tono della regia doveva essere realista e non poteva mai scadere nella farsa.
Un'altra cinematografia che viene in mente è quella legata al doppio de Il prigioniero di Zenda non tanto quello di Peter Sellers, quanto piuttosto gli altri con Stewart Granger e Ronald Colman...
La differenza sta nel fatto che lo sdoppiamento in quel film porta comunque al potere e non ad una vita normale. Lo scambio con il sosia a Sant'Elena porta Napoleone a diventare qualcuno che nessuno può riconoscere più. Nessuno nel 1821 sapeva com'era fatto Napoleone. L'iconografia napoleonica era diffusissima, ma completamente inventata: sia i fregi che i quadri erano frutto di una invenzione artistica. Ed è interessante notare che quando Napoleone lascia l'unico posto dove gli altri possono riconoscerlo, diventa un'anonima vittima della sua stessa leggenda.
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