E questo, in Italia, malgrado il romanzo di Arthur Bernède da cui era tratto, fosse in pratica sconosciuto, e neanche si sapesse granché sui Rosacroce e sulla leggenda del metallo proveniente da Atlantide. Forse ne avevano memoria gli appassionati delle avventure di Blake e Mortimer, uscite quasi in contemporanea sui "Classici Audacia", dove, in una memorabile vicenda ambientata nel sottosuolo delle Azorre, si accennava all'energia di Atlantide. Oggi, per fortuna, ci pensa Martin Mystère a dipanare ogni mese gli enigmi dell'impossibile. Ma ai tempi della prima TV di Belfagor, i realizzatori giocavano unicamente su un fattore: la paura del fantasma, vero o finto che poi si rivelasse.
Dopo di lui, forse, ha perduto di efficacia l'evocazione dell'uomo nero in caso di disubbidienza. Anche se, genitori e nonni, furono disattenti al fenomeno. Sì, perché il Belfagor televisivo nacque destinato agli adulti e divenne invece un immediato referente giovanile. Perché in Italia fu trasmesso per la prima volta a giugno, quando le scuole erano chiuse e veniva meno la regola di andare a letto dopo Carosello, in un periodo ancora precedente le vacanze al mare.
Ma sono le musiche di Bruno Coulais a fornire l'imprinting odierno da grand guignol che dilaga dalle immagini di questo Belfagor tarato sul XXI secolo. Il musicista che ha firmato, tra l'altro, la colonna sonora de I fiumi di porpora è andato a registrare i temi del film al Cairo. Scoprendo in loco le melodie copte e nubiane che gli hanno fornito la base concettuale per le composizioni. E' come se si ascoltasse il suono dell'antico Egitto che sale direttamente dalle tombe sepolte perché nessuno un giorno andasse a profanarle. E le note fanno vibrare direttamente il registro della paura, dello sgomento, dello spaesamento temporale.
I secoli che giacciono sotto le piramidi si levano dalle sabbie e affiorano per impossessarsi un'umanità che, dopo troppo edonismo e consumismo, si riduce una serie di involucri vuoti, aperti al possesso degli spiriti venuti dalle tenebre. L'inquieto vagare delle anime antiche, quindi, pervade l'aggirarsi a vuoto delle metropoli contemporanee. Parigi, tuttavia, contiene le chiavi di lettura e di svolta perché edificata sulla Storia, come tutte le grandi città europee, non sul terreno vergine del Nuovo Continente, come l'America, che non ha e non avrà mai fantasmi, se non quelli che gli confezionano i gee-whiz, i maghi degli effetti speciali. Impotenti, questi ultimo, di fronte poi agli effetti per nulla speciali, e anzi rudimentali, di nemici venuti dall'oriente moderno.
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