La fantascienza, un mezzo di indagine del reale
La moderna fantascienza - a parte problematici antenati quali Omero, Luciano di Samosata, Dante, Ariosto e altri - nasce intorno alla metà dell'Ottocento, come reazione letteraria all'impatto della civiltà industriale sulla società e sull'individuo. Due i nomi più illustri dell'epoca, Jules Verne e Herbert George Wells; e due i modelli iniziali d'anticipazione scientifica: da un lato l'ottimismo scientista verniano; dall'altro le visioni wellsiane (critiche nei confronti del mondo a esse contemporaneo e della sua ipotetica evoluzione futura); componenti che ritroveremo, rivisitate e rimescolate in vario modo, nella science fiction del XX secolo.
La sf può diventare - come di fatto è diventata con scrittori più consapevoli - un notevole strumento di indagine della realtà. E', in definitiva, la "funzione cognitiva" che si riconosce a un certo filone di questa narrativa: la capacità di radicalizzare i temi proposti, straniandoli dal consueto contesto quotidiano, facendoli quindi risaltare come non potrebbe la narrativa tradizionale. Qualunque cosa ne pensino alcuni soloni della letteratura "colta" (ma le cose stanno lentamente cambiando), la sf consente - grazie a questa sua caratteristica - un'osservazione delle dinamiche dell'uomo da una visuale innovativa, quindi una riflessione sul mondo. Essa può metterci in un diverso rapporto con le cose superando le apparenze, le abitudini, i condizionamenti.
Pertanto leggere di uomini su altri pianeti, o di città del trentesimo secolo, può significare soprattutto leggere del nostro presente in modo criticamente vivo.
Freud notò che la letteratura è un particolare esito d'una "insoddisfazione" dello scrittore nei confronti del reale. Se ciò è vero, il genere fantascientifico - con la sua capacità di affrontare temi "massimi" - offre all'estro narrativo il mezzo per riplasmare fantasticamente l'intero universo. Inevitabile che da pagine così originate traspaiano connotazioni politiche, consapevole o meno che ne sia chi le scrive. D'altronde, secondo il famoso critico canadese Darko Suvin (si veda Le metamorfosi della fantascienza), la sf ha radici nel romanzo utopistico; "e l'utopia è la testimonianza del più disperato bisogno di possibilità alternative per il mondo degli uomini, di modi diversi di vivere".
Questo articolo vuol essere una panoramica sintetica su come il "politico" (in senso lato) ha influenzato nei decenni - eventualmente ancora inflenza - la nostra narrativa. Dal mio punto di vista, ovviamente, e senza pretesa di esaurire l'argomento.
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