Sono particolarmente lieto di presentare ai lettori di questa rubrica il racconto Rosa al confine di Giuseppe O. Longo. Un nome che non risulterà certamente ignoto ai "delosiani" più attenti, come pure a coloro il cui interesse non si limiti alla sola fantascienza. Per quanto riguarda il nostro ambiente specifico, altri racconti di Longo sono stati pubblicati sui nn. 41 (I sogni viventi) e 55 (Prove di città desolata) di Delos. L'Autore vinse inoltre la prima edizione del premio Cristalli Sognanti con il racconto Lo spirito custode; e sue storie sono apparse nella raccolta Fantasia (Stampa Alternativa, 1995) e nella antologia Strani giorni (Millemondi, marzo 1998) entrambe curate da Franco Forte.
Se poi usciamo fuori del "nostro" territorio, occorre dire anzitutto che Giuseppe O. Longo (Forlì, 1941), laureato in Ingegneria Elettronica e in Matematica, dal 1954 vive a Trieste, presso la cui università ricopre la cattedra di Teoria dell'Informazione presso la facoltà di Ingegneria. Svolge una intensa attività di traduttore e divulgatore scientifico collaborando, fra l'altro, ad alcune opere dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana; ha scritto volumi di narrativa (raccolte di racconti e romanzi), di saggistica, drammi teatrali, sceneggiati radiofonici per la Rai. Ma per la vasta e variegata bibliografia rimando il lettore in calce a questa mia introduzione: ciò che mi preme sottolineare subito è la rarissima compresenza, nella persona di Longo, di tre caratteristiche in grado elevato: lo scienziato, l'artista, il "comunicatore".
Che Longo fosse capace di entrare in immediata empatia con il suo pubblico, mi fu evidente allorché ebbi modo di conoscerlo. Come pure, mi fu evidente la sua facoltà di coniugare la tecnologia con una visione "umanistica" in senso lato. Era il 1992, e durante la XVIII Italcon ("Fancon '92") che si svolgeva a Courmayeur, potetti assistere alla sua conferenza Le frontiere del tempo, che mi lasciò ammirato per la chiarezza, il "calore" dell'esposizione, la profondità dei concetti. Impressione confermata da altre analoghe circostanze, nel corso di altre convention. Ebbi poi modo di leggere il romanzo Di alcune orme sopra la neve, che trovai molto intrigante e personale; per cui allorchè nell'estate del '92 curai una rassegna estiva di racconti fantastici italiani sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno, chiesi una collaborazione anche a Longo. Ricevetti come risposta proprio il racconto Rosa al confine.
Ho pensato di riproporre questa storia su Delos perché credo che essa, pur nella sua brevità, resti rappresentativa di alcune tematiche ricorrenti dell'Autore. La storia in sé si potrebbe riassumere (e svilire) in poche parole; in Longo ciò che conta è la scrittura attenta, le atmosfere, il detto e non detto, le psicologie, soprattutto le sensazioni che richiamano mondi attigui o sepolti, ma pronti a bruciare ancora. A rigore, dovrei ammettere che Rosa al confine verosimilmente non è neanche fantascienza. Magari è solo "fantastico", genere narrativo particolarmente consono all'Autore. C'è comunque la presenza di un confine con un misterioso Paese straniero dalla "fama crudele"; e una garitta, oltre la quale si apre "una distesa immensa di pianure e di fiumi e di montagne che arrivava nel cuore del continente, una distesa di terre cui collettivamente e per convenzione si dava un nome breve e sibilato". In questa zona misteriosa dal sapore vagamente mitteleuropeo - una mitteleuropa da universo alternativo, forse - e situata davvero sul limite (più che altro un paesaggio allusivo, o psichico), si svolge la breve ed esemplare odissea del protagonista, uomo come tanti, provato da esperienze ma ancora sensibile al richiamo della bellezza, e degli eventi che vanno oltre il contingente.
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