Andai via non senza aver prima ingravidato quel suo piccolo orcio con una manciata di monete. Mi sembrava così di dover compensare quella sorta di estremo regalo di cui mi degnava. Non capivo i suoi proclami, non azzardavo commenti.
Il giorno seguente la radiosveglia mi strappò dal mondo inquietante dei sogni. Una voce impersonale annunciava: - Temperature in forte aumento, con possibilità di superare i quarantacinque gradi centigradi in Calabria e Sicilia.
Me ne restai a letto a leggere, ristorato dal condizionatore che con vigore lottava contro l'afa micidiale di quel giorno. Ma, intorno alle quattordici, il valoroso aggeggio, stremato, andò K.O. Era capitolato proprio nel momento in cui mi accingevo al riposo post-prandiale, un rito quasi doveroso per chi vive alle basse latitudini.
Fu allora che mi venne in mente il re, là in strada, sotto i raggi cocenti di un sole veemente. Corsi giù senza indugio e percorsi d'un fiato un buon tratto di strada. In lontananza mi parve di vedere, accanto a lui, una donna vestita di nero. Ebbi il tempo, avvicinandomi rapido, di notare sul suo capo una corona cosparsa di cerchi. Ma non le diedi importanza, volevo occuparmi soltanto di lui. Mi chinai vedendolo accasciarsi al suolo. Sgomento, mi volsi un istante, verso la "regina" ma non la vidi più, era svanita nel nulla. Vidi, invece, una grande farfalla variopinta volteggiare insistentemente come un segnale luminoso e ripetuto. A un tratto una piccola farfalla si staccò dalla corona del re e andò a congiungersi all'altra. Mi parve un presagio sinistro; venni assalito da un terrore panico. Non volevo che lui morisse.
Mi gettai a terra, gli praticai il massaggio cardiaco; con un fazzoletto cominciai a rimuovere quello spesso strato di cerone che gli impediva una corretta traspirazione. Contemporaneamente il mio corpo veniva scosso da tremori che s'irradiavano dal cervello ai piedi, mentre profondamente angosciato mi sembrava di rinvenire il mio viso sotto quella maschera. Agivo alla svelta, convulsamente, spinto da un disagio estremo, quasi da un impulso di autoliberazione. Se fossi riuscito a riportare lui in vita, una parte di me si sarebbe salvata. Ed era come dissotterrare dallo strato intimo della sua maschera quella parte scissa di me, tanto temuta, di cui volevo riappropriarmi. Una commozione profonda mi pervadeva, come davanti a una rivelazione.
Era stato un lungo sogno fatto di sogni e di tremori. Ma l'angoscia era svanita.
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