Mi girai nuovamente verso il mio creatore... e vidi me stesso! Lui spiccò un salto all'indietro e sbottò: - Cosa diavolo sta succedendo?.
Spostai lo sguardo verso lo specchio che era appeso ad una parete. Quella che vidi fu un'immagine di me stesso così come sarei stato di lì a vent'anni: capelli grigi e radi, volto flaccido, una corporatura appesantita dall'alcol e dalla noia. I bottoni della camicia erano esplosi all'altezza della pancia prominente. Ero Leslie Donaldson. Per quanto bizzarra e irreale, quella situazione mi piacque. Adesso i ruoli si erano invertiti. - Dov'è finita tutta la tua baldanza, brutto stronzo? Sei ancora convinto di voler morire, investigatore Warden?.
- Io non sono Jack Warden...
- Oh, è vero, quasi lo dimenticavo. Tu sei George Snow, l'attore. Come ci si sente a non avere un'identità propria? Ti piace? Trovi davvero così eccitante sentirti dire che la tua vita non è reale?.
Mi fissò come un toro infuriato pronto a caricare. - Ora basta con le stronzate, - farfugliò. Era impaurito, ma mortalmente pericoloso. - Rivoglio la mia vita, e la rivoglio subito!.
Donaldson si lanciò con inaspettata velocità contro di me, ma il mio mestiere non ammetteva disattenzioni, nemmeno in una situazione come quella. Lo scansai senza problemi, ma lui non riuscì a fermare in tempo la sua corsa. Sfondò la finestra e piombò sull'asfalto come un sacco di patate, dopo un volo di quasi quaranta metri attutito soltanto dalla tenda di un ristorante cinese.
Tutto era avvenuto in un lampo. Mi accostai con circospezione alla finestra, cercando di non essere notato dal nugolo di persone che si era radunato intorno al mio alter ego, sebbene l'altezza da cui osservavo la scena fosse notevole. Donaldson-Warden-Snow giaceva in un lago di sangue, mentre la folla accorreva come un esercito di formiche. Nel vento freddo che irrompeva nell'ufficio, udii distintamente le sirene di un'ambulanza che si avvicinava e quelle della polizia. Meglio tagliare la corda.
Scesi con l'ascensore e uscii dall'ingresso principale, fermandomi davanti ai curiosi che assiepavano la strada. Mi avvicinai cautamente al corpo facendomi largo con discrezione. E fu a quel punto che qualcuno urlò che l'uomo era ancora vivo. Ma come poteva essere possibile? Anche se quello era un mondo di finzione, il volo era stato autentico, non c'erano stati cumuli di materassi a proteggerlo; l'urlo di terrore di Donaldson mi riempiva ancora le orecchie. Sfondai il muro umano e mi ritrovai a contemplare me stesso quasi morto sul selciato di una strada.
Allora ebbi l'illuminazione.
Se Donaldson si era impossessato della mia esistenza, io avrei potuto prendere il suo posto nella vita reale. In quel modo avrei avuto un lavoro, una casa, una parvenza di felicità, magari... Del resto non ricordavo di essere mai stato George Snow l'attore...
Così tornai al di qua del vetro e mi sostituii a Donaldson. Nessuno si è mai accorto della differenza. Nemmeno sua moglie.
Devo ammettere che questo mondo ha il suo fascino, ma anche la sua buona dose di scocciature. Il sesso è semplicemente meraviglioso: credo di non aver mai provato niente di simile nell'altra vita e anche le piccole gioie quotidiane, come il cibo, una bottiglia di birra o una partita a tennis con gli amici, hanno un sapore e una consistenza maggiori. Sono autentiche. Tuttavia, ci sono aspetti decisamente meno affascinanti e di cui avrei preferito non fare la conoscenza: il mio fegato pulsa dolorosamente a causa degli abusi di alcolici; provo un fastidioso bruciore ogni volta che devo pisciare e temo che la mia prostata si sia ingrossata come un ananas. Sto provando a smettere di fumare, ma Dio com'è difficile!
In quanto a Donaldson-Warden... be'... è in stato di coma, ed è tenuto in vita da un respiratore. E' una sorta di vegetale, la cui esistenza è alimentata da continue fleboclisi. Gli indici di ascolto sono tornati su livelli più che accettabili. Gli spettatori amano il dolore. Michael Taggart lo ha sostituito, promettendo che avrebbe scovato i colpevoli di quel terribile delitto, e questo garantisce un interesse costante da parte del pubblico. Così la serie continua senza intoppi.
Ma forse un giorno avrò pietà per lui e staccherò il respiratore. Forse deciderò che ha sofferto abbastanza e che è arrivato il momento di concedergli il riposo eterno. Forse lo farò quando gli indici di ascolto cominceranno a calare sensibilmente. Ma per ora mi godo lo spettacolo. Dopotutto, io sono il Creatore.
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