10. Vecchie leggende spaziali: Marte

Prego, signori, sedete ai tavoli. Consentite anche a coloro che entrano adesso nel Polvere di Stelle di vedere il viso annerito e incartapecorito dalle radiazioni cosmiche di un vecchio lupo degli spazi! Barman, gin lunare per tutti, stavolta offre l'astronauta veterano Oberto Fasti. Dunque...

Ho già narrato delle incredibili Creature di fuoco su Mercurio, e delle Voci spettrali di Minerva; ora vi racconterò del pianeta gemello della Terra, Marte. Un Marte come non immaginereste mai. Lo sapete, lassù è un deserto di pietre e sabbie quasi privo d'acqua. All'equatore le temperature sono invivibili; nell'atmosfera rarefatta l'ossigeno è minimo, i venti sollevano cicloni di sabbia alti chilometri. Gli uomini devono lottare duro, anche per resistere nei prefabbricati a tenuta stagna. Bene, la mia squadra di cinque esploratori era lì da una settimana, tutto pareva Ok.

Una mattina uscii in perlustrazione con tuta e bombole d'ossigeno, e con mia grande sorpresa scoprii una grotta. Mi sarebbe piaciuto darle il mio nome: grotta Oberto Fasti! Accesi la lampada ed entrai, inoltrandomi cautamente.

Procedendo ancora, mi accorsi che il suolo era in pendenza e si scendeva; più avanti si veniva a creare grande slargo. Strano: c'era luce quasi fosse giorno, cominciavo a sentire caldo e in alto le rocce formavano una cupola amplissima e irregolare che sembrava una specie di cielo rosa. Provai a sfilarmi la tuta: l'aria era respirabile, forse lì sotto si era conservato per migliaia di anni un residuo della primitiva atmosfera marziana! Credetti di udire alcune parole, mi girai: appollaiata su una sporgenza di roccia scoprii una specie di creatura umanoide raggrinzita, come un vecchio di mille anni. Parlò, e io capivo. Mi disse che le stelle sono i luoghi dove prendono forma i sogni, a ciascuno appartengono tante stelle quanti sono i sogni che si fanno, e quando noi uomini dormiamo, sulle stelle si risvegliano statue immobili per venire a renderci felici.

Alla Base avevano notato la mia assenza. I soccorsi riuscirono a trovarmi, avevo lasciato tracce del percorso. Ero in fondo a una grotta buia, ghiacciata, solitaria; giacevo sul suolo quasi nudo e in coma. Sopravvissi per miracolo. Ma vi giuro, io "vidi e ascoltai".

Impenetrabili, i misteri del cosmo. Prego, bevete ancora, prima che vi racconti un'altra delle mie avventure ai limiti del possibile!