Rileggendo oggi la tua grande produzione degli anni Ottanta, che opinione hai di quello scrittore, di quel Donato Altomare di vent'anni fa?

Migliore di quello attuale non per la forma - che benché già accettabile allora conservava ancora troppi errori e difetti - ma per l'entusiasmo inarrestabile. Scrivevo perché era un grande divertimento e mi piaceva narrare; sai che preferisco definirmi "narratore", non scrittore. Il rammarico è che allora avevo tempo e quindi la possibilità di mettere sulla carta le infinite idee che mi vorticavano costantemente nella testa. Oggi ne ho sempre infinite, ma per scriverle mi resta il torsolo di qualche domenica e la buccia di qualche giornata festiva. Sfrutto molto le ferie, ma soltanto per completare lavori sospesi.

Vi sono però due aspetti, uno in più l'altro in meno, che fanno la vera differenza. Il primo riguarda il fatto che allora non mi preoccupavo eccessivamente di quello che scrivevo e che pubblicavo. Mi piaceva un'idea e la mettevo sulla carta. Oggi devo fare una scelta e portare in porto il racconto che ritengo migliore e la cui stesura è motivata da un concorso o dalla certezza delle sua pubblicazione. Il mio computer è colmo di moncherini di racconti e saggi. Inoltre, quando mi arrivava la richiesta mandavo il racconto senza pormi troppi problemi - una volta il curatore di una fanzine al quale su sua richiesta avevo mandato un racconto mediocre mi scrisse più o meno: lo pubblico perché è di Altomare, e non perché è all'altezza di Altomare. Mi cosparsi il capo di cenere, feci atto di costrizione e cambiai racconto mandandogli quel Valzer che vinse il Premio Italia, buffo no?. Oggi non posso prendermi simili lussi, devo scegliere bene il materiale da far pubblicare, specie se si tratta di pubblicazioni fuori dallo stretto ambito della SF o all'estero.

Il secondo aspetto è che mi mancano molto i rapporti con gli amici. Una volta ricevevo tre o quattro lettere ogni settimana da curatori o appassionati o aspiranti scrittori, e rispondevo a tutti. Oggi sono stato costretto a vincere il Premio Urania per riavere alcuni contatti, ma, sia chiaro, è principalmente colpa mia tenuto conto che stenterei a scrivere una sola risposta alla settimana.

Come dicevo, hai pubblicato tantissimi racconti su numerose riviste amatoriali. Per questo motivo, anche se molti tuoi lavori sono usciti in ambiti professionali, come quotidiani, qualche rivista e diverse antologie, ti ho sempre considerato un autore del fandom; non certo in senso negativo di scarsa professionalità, ma perché vedevo una vera passione, un amore per l'ambiente amatoriale. Era un'impressione sbagliata?

Ho fatto del fandom sempre un punto d'orgoglio. In genere è un facile bersaglio su cui alcuni critici o pseudo tali sparano sapendo bene di colpire nel mucchio senza possibilità di ritorsioni visto che nessuno si azzarderebbe a difenderlo - come ho fatto io in un convegno a Montepulciano eoni fa - anzi, quando si taccia qualcuno di essere appartenuto al fandom non è necessario aspettare il terzo canto del gallo per ricevere una vibrante offesa abiura.

E' come quando si dice: ma tu non eri un appassionato di Asimov, Clarke, Heinlein, ecc. ecc., e ci si affretta a rispondere: IO? Ma siete pazzi?! Io sono stato un appassionato di questi autori, e di molti altri che non è il caso citare, e sono pronto a dirlo, anche se ora non li rileggerei, ma è normale. Faccio spesso un paragone: sono stato cresciuto a latte materno, ed è per quello che oggi sono forte, bello e intelligente, ma ditemi di berne un po' adesso e vi guarderei un tantino perplesso.