Spesso le lettere greche sono state utilizzate come nomi di riviste, Gamma, Delta, Omega SF, Omicron. Abbiamo anche avuto I Narratori dell'Alfa Tau, che può essere correttamente citato ed un Alfa Centauri, che più propriamente dovrebbe essere citato fra le collane stellari.
Questa volta parliamo di Gamma, una delle poche riviste nobili (le altre sono Futuro, Nova SF, Robot), e decisamente snob, almeno all'inizio.
Non ci sono abbastanza elementi per poterlo affermare con certezza, ma tutti coloro che dopo Gamma hanno affrontato l'impresa di produrre una rivista, l'avevano ben presente.
Per Robot il fatto è certo, anche se questa rivista aveva molti elementi originali. Dopo Robot il modello da seguire è diventato Robot e probabilmente è questo il motivo per cui nessuno s'è più azzardato a portare una rivista in edicola.
Ma non stiamo parlando della creatura di Curtoni, nostalgicamente ricordato dal padre in appendice ad Urania 1425: In memoria di un robot morto troppo presto.
Gamma uno anno primo volume primo, così recita per esteso la copertina, esce nell'ottobre 1965, non molto ben distribuita, ha all'inizio un modesto impatto sugli appassionati. E' molto cara, 500 lire (ovvero 2 volte e mezzo Urania) ed ha solo 112 pagine. La copertina non è molto fantascientifica e nelle edicole del tempo solo la scritta fantascienza che campeggia sulla copertina indica il genere.
Inizialmente edita dalle Edizioni Gamma di Milano, con il numero 6 passa sotto le Edizioni dello Scorpione e il prezzo scende a 400 lire, per scendere ulteriormente a 350 lire. E' una delle poche riviste che abbia diminuito il prezzo (l'altra è I romanzi di Urania). La distribuzione migliora sensibilmente.
Per dire la verità, l'uscita di Gamma mi sfuggì. Da alcuni mesi mancavo da Milano e stavo per trasferirmi a Gozzano, provincia ancor più profonda di Nerviano, e solo più tardi mi capitò su una bancarella una raccolta dei primi cinque numeri. Ho la sensazione che i primi numeri della rivista siano rimasti nei magazzini del distributore e solo marginalmente abbia sfiorato le edicole. In effetti i primi 5 numeri sono stati ricartonati in così tanti modi che è quasi impossibile elencarli tutti.
Dal numero 5 al fine, numero 27 anno quarto, marzo 1968, le copertine saranno opera di Ferruccio Alessandri. Valentino de Carlo figura come direttore, mentre Ferruccio Alessandri figura come segretario di redazione fino al dicembre 1966, per poi essere indicato come grafico fino ad aprile del 1967. Dopodiché Alessandri non figura più nella redazione.
Il primo numero che vidi in edicola fu il numero 9. La parte narrativa non era molto esaltante: pubblicava due lunghi racconti di Asimov (tratti da The Martian Way & Other Stories), già pubblicati su I Romanzi di Urania una decina d'anni prima. La parte saggistica era un po' meglio, ma tutto sommato non c'era da ululare di gioia.
Nonostante pubblicasse dei gioiellini (in genere presi in blocco da antologie; manca il lavoro di ricerca sulle riviste americane, ma in genere questo era il comportamento generale) l'ho sempre trovata molto fredda, non l'ho mai sentita veramente, anche se ne ho apprezzato l'accuratezza. La sensazione era che quella non fosse una rivista di fantascienza, ma una rivista letteraria che si occupava di fantascienza. Non manca un onesto tentativo di recuperare autori fantastici italiani del passato e di dare spazio agli autori italiani, anche se gli autori italiani presentati sono tutti della casa. Su Gamma debutta come saggista Carlo Pagetti.
Come ben si sa, le opere brevi non sono apprezzate dagli italiani ed i risultati di vendita non dovevano essere esaltanti se si tentò di rilanciare la rivista presentando in alcuni casi un romanzo con un minimo di apparato critico, ma lo sforzo fu inutile e la rivista mestamente declinò.
Gamma si trova ancora abbastanza facilmente sulle bancarelle; non è molto richiesta dai collezionisti e la potete trovare a pochi Euro. Come sempre la collezione completa in buono stato vale molto di più del valore dei singoli numeri. Nonostante non mi abbia entusiasmato (a quei tempi mi entusiasmavo ancora) è una rivista che non può mancare al cultore serio della nostra letteratura.
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