- Occorre prendere campioni di tessuto. - sentenziò la fìmmina 'mericana - E recintare l'intera area. Potrebbero esserci contaminazioni di organismi alieni. Meglio mettere in quarantena i familiari del rapito e sterilizzare tutto.
A Montalbano gli si arrizzarono i peli sulle braccia. Non tanto per la quarantena della Pignataro figlia e matre, di cui del resto altamente se ne fotteva, quanto per la prospettiva della distruzione del bendiddio contenuto nella dispensa del valente Cocò.
Comunque l'apprisentasse, la facenna era una vera tragedia. Pure, Montalbano non aveva gana d'attaccare turilla coi due 'mericani, ché quei vastasi tanticchia ci mettevano per organizzare un bel bombardamento a base di cruiss atomici e persging 'ntelligenti, con darré mezzo monno ad applaudire.
- Se permettìte, a sterilizzare dabbasso ci pozzo pensare io. - propose. Poi, senza aspettare risposta, nescì dalla cammera e corse per scale a tre gradini alla volta. Con gli occhi che gli sparluccicavano dalla contentezza, si assittò al tavolo della cucina già gustando la quintalata di spigole, purpiteddri e cozze che si sarebbe spafato.
Taliò intorno e ci venne l'appagno. Nella dispensa c'era solo tanticchia di farina e niente più.
- Che fu? - esclamò, con la raggia della delusione - Brutti latri sdilinquenti! Arrubbare a casa di un pòviro rapito! Ma io vi metto tutti in càrzaro! Fazio, Augello, Catarella, a me!
- No, commissario, non furono i latri.
Montalbano taliò verso la porta. Gadduzzo Addolorata l'aveva raggiunto, e parrava tenendo gli occhi da cernia bassi al terreno.
- Commissario, vi chiedo pirdòno, pirché non tutto vi dissi. Quando vitti che mancava roba, anch'io pinzai ai latri, ma poi m'arricurdai che la formaggera era piena di piccioli, pirché Cocò diceva che i bancari sono tutti minchioni e cornutissimi, e non si fidava di loro. Ma i piccioli non sono spariti, commissario. Sono ancora tutti lì.
Montalbano non si cataminò. - Allora chi minchia spazzolò la dispensa?
- Pinzandoci sopra, commissario, m'arricurdai cosa successe aieri a matina. Cocò m'aveva chiesto di farci tanticchia da cammerera, pirché c'erano molti clienti in sala. Io purtai un vassoio di arancini a due tipi strambuti assai, sicchi sicchi 'ntabbarrati in due palandrane nire che sembravano parrini alla festa di santa Rosalia, con coppole calate tanto che non si vedìa la faccia e dita lunghe lunghe e luminose. Ci chiesi cosa vulissero da manciari, e iddi m'arrispundirono, con voce arrocchita assai, "telefono... cassata...". Spafarono tuttecose con grande scialamento. E appresso, quanno c'era da pagare il conto, sparirono mentre io stissa pirzonalmente di persona li tàliavo... - la balena si fici pinzosa e mutanghera - Che significa, commissario?
- Ho capito tutto. - commentò Montalbano.
...
- Assittatevi tutti, che cosa longa è. - fece Montalbano.
L'omo e la fìmmina 'mericani, Pignataro Mariuccia, Gadduzzo Addolorata, e macari Mimì Augello, il dottor Pasquano e Catarella, che il commissario aveva fatto chiamare dalla Centrale, lo tàliarono perplessi.
- Agli ordini, dottore. - disse alla fine Catarella, da sempre il più ubbidiente, pigghiandosi al volo una seggia.
- E va bene, commissario Cattani. - concesse l'americano.
- Ancora con questo Cattani? - sbraitò il commissario - Montalbano sono!
- Non ti arraggiare, Salvo. - gli raccomandò il dottor Pasquano - Lo sai che poi ti viene lo strubbo.
Annuendo, iddu si rivolse ai due 'mericani. - Sono annirisciuto a scoprire la cosa che voiautri dello effebiai, dopo dieci anni e trecento puntate, non avete ancora capito.
- Cioè? - fici l'americano.
- Cioè che minchia cercano sulla Terra i vostri fetusissimi alieni.
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