I arancini marziani di Montalbano
(di Andrea Camilleri?)
A Montalbano dispiacque assai di sentìri che il povìro Pignataro Cocò, proprietario della trattoria allato della strata per Montelusa, era scomparso. Quando era bella stagione, e a ora inoltrata gli si smorcava un pititto che annebbiava la vista, al commissario ci piaceva infilarsi dal bravo Cocò per gustarsi in santa pace un piatto di purpiteddri in salsetta di pommidori pachino, e macari capperi di Pantelleria così grossi che ci volevano tre occhi per taliarli.
Così, quando Mimì Augello trasì al commissariato portando la notizia, Montalbano susì all'istante dalla seggia e ordinò al suo vice di sostituirlo, ché lui doveva andare a interrogare la mogliere dello scomparso.
Tuppiò alla porta della trattoria, ma non fù Pignataro Mariuccia ad aprirgli, bensì la matre di questa, una specie di balena ansante e lamentosa che risponneva al nome di Gadduzzo Addolorata.
- Montalbano sono! - si presentò il commissario.
- E a mia che minchia me ne fotte? - replicò con sicula soavità il cetaceo.
- Sua figghia ha denunciato la scomparsa del marito. - spiegò il commissario - Sono qui per interrogarla.
- Ma ci sono già due carabbinera 'mericani di sopra, in cammera soi. - protestò la balena.
Montalbano ammalucchì. Carabbinera 'mericani? E che minchia ci facevano a Vigata, ché nemmeno quelli 'taliani ci mettevano piede?
- Voi potìti interrogare a mia, intanto. - propose la balena, soffiando dalle narici come un vero cetaceo, di quelli che ogni tanto Montalbano vedeva sfilare al largo del porticciolo di Vigata quanno spirava il libeccio e non c'erano navi di profughi curdi in transito.
Il commissario si cataminò con interesse. - Avete vidùto qualcheccosa?
La balena assentì vigorosamente. - Erano le undici di aieri a sira. M'arrisbigliai pirché vidi una grande luce che trasìva dagli scuri alla finestra. Ricordo che chiamai Mariuccia a gran voce, pirché non mi piace avere scassata la minchia a quell'ora di notte.
Montalbano apprezzò la finezza della fìmmina, vera autentica matrona sicula, gambe di quercia, labbro baffuto e petto lottizzabile.
- Sua figghia rispose?
La balena schioccò con la lingua. - No. Allora susai dal letto e andai alla finestra. E vitti Cocò, nel giardino, stinnicchiato in terra in mezzo alla luce. Io pensai "quel grandissimo fetuso i fari nuovi del Mercedes montò". Invece la luce veniva dall'alto, da una minchia di affare sospeso nel cielo che sembrava un secchio della munnizza e che faciva lo scruscio della mocca quanno è pronto il caffè...
- E appresso? - insistette Montalbano, tanticchia infuscato dalla lentezza del racconto di idda.
- Appresso nenti. Mi venne uno strubbo e strammazzai. Quanno m'arrisbisgliai di novo, nel giardino non c'era anima criàta.
Montalbano si convinse che il poco ciriveddro della balena s'era perduto per strata di prima matìna, oppure che la suddetta balena aveva voglia di babbiare. In entrambi i casi, aveva sprecato macari troppo tempo con lei, per cui la spinse dallato (slogandosi tanticchia un braccio) e susì per le scale che portavano verso le cammere da letto della famigghia Pignataro.
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