The Descent è un film sotto molti punti di vista notevolissimo e sotto altri, francamente deludente. Se da un lato, infatti, la pellicola scritta e diretta dall'autore di Dog Soldiers è estremamente interessante e sorprendente dal punto di vista visivo, sotto il profilo del soggetto qualcosa sembra non andare.
Omaggio dichiarato a Un tranquillo week end di paura, il film diretto da Neil Marshall soffre di una serie di incertezze narrative. Anziché insistere sull'elemento di thriller psicologico, ad un certo punto, in maniera quasi repentina il film ha una virata verso il genere splatter come variazione sul tema degli horror vampireschi. Se Dog Soldiers aveva flirtato con la licantropia, questa volta Marshall punta a giocare con esseri che possono ricordare dei vampiri.
Un vero peccato, perché il film inizia come una risposta interessante e intelligente alla mediocrità con cui spesso vengono raccontate le storie di donne. Altro che le avventurette di Sex & the City! Il gruppo di protagoniste fa rafting, free climbing, boungee jumping e decide di esplorare una serie di caverne. Tutto questo dopo che un orribile incidente ha troncato la vita della figlia e del marito della protagonista. Un anno più tardi la donna torna a confrontarsi con uno sport estremo in una situazione altrettanto pericolosa. Sottoterra in un sistema di cave sconosciute insieme ad altre donne pronte come lei a confrontarsi con il pericolo.Basterebbero già i sospetti nei confronti della sanità di mente della caposquadra e il viaggio allucinante sottoterra a rendere questa situazione già un incubo, quando le donne vengono attaccate da misteriose e sconosciute creature sotterranee tutto diventa, ovviamente, ancora più drammatico.
Se da un punto di vista della regia, The Descent è un film molto riuscito e classico (Marshall ha un vero e proprio grande talento) l'abbandonare la difficile (e claustrofobica...) strada del thriller verosimile e psicologico, rispetto all'elemento soprannaturale è un'idea rispettabile, ma certamente più facile e scontata. Se i primi 45 minuti del film sono veramente spaventosi con queste donne che strisciano attraverso cunicoli sempre più stretti, quando si manifestano sullo schermo questi enigmatici simil-Gollum sotterranei, tutto perde un po' di spessore fino ad arrivare a una fine prevedibile, in cui il film ha perso del tutto di originalità in cambio di un po' di adrenalina adolescenziale. Il doppio finale, però, risolleva le sorti del film con un intrigante gioco di paradossi su quello che davvero significa la definizione di 'lieto fine'.
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