Numeri Uno

di Luigi Pachì

luigi.pachi@fantascienza.com

Fantascienza Sovietica

Numeri Uno, la column dedicata alle pubblicazioni di fantascienza apparse in Italia nel corso degli anni attraverso la disamina del loro primo fascicolo, continua alla caccia di pezzi rari. Un'occasione unica per i curiosi e i potenziali collezionisti per vedere le copertine dei mitici numeri 1 di molte delle testate che hanno tracciato la storia della science fiction nel nostro paese. Restate sintonizzati su queste pagine tutti i mesi perché le sorprese non mancheranno di certo.

Questa volta ci soffermiamo su una pubblicazione apparsa in Italia negli Anni Sessanta di stampo sicuramente atipico. Stiamo parlando di Fantascienza Sovietica, che vedete qui nel riquadro. Il primo numero esce nel settembre del 1966 con l'intento di diventare un periodico mensile. Dietro questa iniziativa troviamo Ugo Ugolini che presenta ai suoi lettori un romanzo russo intitolato Fuga dal futuro, scritto dalla conosciuta coppia Arkadi e Boris Strugatskij. I due fratelli autori del libro ci presentano un futuro alquanto insolito: la civiltà della Terra nel XXIII secolo si impernia sui prodigi della bionica. In questo mondo, caratterizzato da tempo da pace costante, compare improvvisamente un uomo strano e inesplicabile, Saul Repnin, che ragiona e agisce come un uomo del XX Secolo. Saul spinge un pilota spaziale e un suo amico a esplorare con lui un mondo sconosciuto, ma questa evasione si rivela un incontro con qualcosa di analogo agli aspetti più alberanti della storia dell'umanità. Ciò suscita nel protagonista una crisi di coscienza che porta ad uno sconcertante epilogo.

Naturalmente dobbiamo annotare come il disegno della storia sia alquanto ingenuo, certo molto lontano dagli autori "cult" americani degli Anni Sessanta. Manca la scaltrezza del professionista, sebbene vi siano momenti in cui è possibile trovare anche una certa eleganza narrativa. Franco Prattico, che si sospinge in una lunga introduzione iniziale sul significato e le definizioni della SF, quasi si sentisse in debito con l'acquirente di spiegargli perchè mai avesse acquistato questo romanzo, riesce ad accennare vagamente al ruolo della fantascienza sovietica di quegli anni. Secondo lui la domanda che si pone il protagonista ("Che cosa c'è di più bello di un uomo che desidera tante cose?") è la frase che racchiude in sé tutto il romanticismo e la fiducia nell'avvenire d'una società che si prefigge un mondo a misura d'uomo: ed è qui -- sempre secondo Prattico -- la differenza fondamentale con tutta l'altra produzione di SF mondiale. Perché l'uomo, che secondo l'alterna visione viene considerato oggetto dello sviluppo degli elementi, delle sue stesse creazioni e organizzazioni, qui diviene veramente il paragone ed il protagonista, il centro motore.

In appendice troviamo il racconto La mummia purpurea di Anatolij Dneprov. La collana Fantascienza sovietica era edita dalle edizioni FER di Roma. Il design è opera di Giulio Italiani.