Non dovrebbe stupire nessun amante della fantascienza che abbia già ascoltato le parole di James G. Ballard, né chi ha avuto modo di leggere le pagine di William S. Burroughs, di Kurt Vonnegut o di Thomas Pynchon. La fantascienza è ormai l’unico genere in cui sia davvero possibile sperimentare, tentare anticipazioni (non solo in senso letterale) sui costumi letterari, fare – come forse si diceva una volta – avanguardia. Non è un caso se al nostro genere preferito cominciano a volgere la loro attenzione sempre più numerosi gli autori del mainstream. Forse perché, in tempi di precarietà esistenziale, non esiste niente di più attuale del nostro domani. Quindi dopo Don DeLillo, William T. Vollman, David Foster Wallace e Chuck Palahniuk, è ora la volta di Michel Houellebecq, il più rappresentativo tra gli scrittori d’Oltralpe.
Le Figaro lo ha stroncato senza pietà, Libération parla di uno tsunami annunciato anche se il libro in questione solo pochi eletti hanno avuto modo di leggerlo. Le Nouvel Observateur ha definito il suo autore “lo scrittore della disperazione contemporanea”. Michel Houellebecq ha all’attivo un saggio su H.P. Lovecraft, una novella, una raccolta di poesie e solo tre romanzi (Estensione del dominio della lotta, Le Particelle Elementari e Piattaforma), ma ha saputo ritagliarsi una fama leggendaria. Bisogna dirlo per completezza, non solo grazie ai suoi meriti letterari. Se il suo libro d’esordio, a parte qualche barlume di esistenzialismo postmoderno, non presentava grandi motivi di interesse, con i successivi due romanzi Houellebecq è riuscito a centrare lo scandalo. L’ultimo gli è valso addirittura una denuncia per aver definito l’Islam “la più imbecille delle religioni”, un giudizio che comunque non era immotivato nell’ottica personale del protagonista (un uomo che perde tutto, amici e ragazza, in un attentato terroristico).
Houellebecq, lo si sarà capito da queste brevi premesse, è un autore scomodo e sicuramente non facile. Un autore che o lo si ama o lo si odia, senza compromessi, e per di più il giudizio oscilla in base ad ogni suo nuovo libro. Spesso si fa carico di idee radicali e sconfina spesso nel nichilismo più cupo. In più di un’intervista ha continuato a sostenere i suoi attacchi contro il fanatismo religioso, in tutti i suoi libri i protagonisti vivono una condizione di disagio che riesce a trovare un temporaneo lenimento solo in una condotta edonistica, ovviamente con una particolare attenzione per il sesso. Il suo imminente Le possibilité d’une île non sembra discostarsi molto dalle sue ossessioni private.
La trama è incentrata su ben tre incarnazioni della stessa persona. In principio è Daniel 1, umorista di successo provocatore e irriverente, seguito nelle sue travolgenti passioni per Isabelle e Esther. Dopo aver sposata la prima non per passione ma “per attenuare un po’ lo choc dei 40”, Daniel 1 finisce col ripudiarla, condannata ai suoi occhi dai segni di decadimento della vecchiaia. A questo punto Daniel 1 si abbandona a una tormentata relazione con la seconda, una ventenne avvenente e dedita al piacere. Questa volta, per contrappasso, sarà l’età dell’uomo a condannarlo. La sua storia si alterna a quella di Daniel 24 e Daniel 25, i suoi cloni che si muovono in un mondo del giorno dopo popolato da una stirpe di neo-umani, in una prospettiva che sembra riconoscere all’immortalità offerta dalla scienza l’unica speranza per scampare alla tirannide della giovinezza, della forza e della bellezza, le basi dell’amore fisico, “le stesse del nazismo”.
Il romanzo è incentrato sulla questione della vita eterna, propugna la clonazione come esito naturale dell’egoismo e dell’odio per i figli, contempla il sesso come unico disperato momento di vitalità e non si risparmia nemmeno qualche concessione di troppo alla setta dei raeliani, fanatici adoratori della tecnologia e degli extraterrestri. Ma malgrado i suoi eccessi, Houellebecq ha dato testimonianza del fatto che il suo approdo alla fantascienza è in realtà un riavvicinamento. In un’intervista rilasciata a Le Monde ha infatti dichiarato che, dopo anni di interesse, la sua passione per il genere era andata svanendo con l’avvento dell’ondata cyberpunk. Secondo il suo approccio (tipicamente fisico) alla condizione dell’uomo contemporaneo, l’informatica non offriva gli stessi spunti di interesse della biologia. È stata questa la strada che ha deciso di seguire in questo romanzo, rifacendosi alla lezione di Clifford Simak e del suo Anni senza fine.
A tenere banco in questi giorni, ovviamente, sono le polemiche. Fiorite intorno al passaggio di Houellebecq dal suo vecchio editore, Flammarion, al più generoso Fayard, che gli ha garantito per il libro in questione un anticipo da 1,4 milioni di euro. La possibilité d’une île uscirà in Francia il 31 agosto e si annuncia come l’evento della prossima stagione letteraria. Il suo editore è riuscito ad assicurare a Houellebecq un passaggio televisivo al Tg delle 20 di TF1, la prima emittente francese. La prima tiratura di 250mila copie presumibilmente andrà esaurita nell’arco di poche settimane. A settembre seguirà la traduzione in oltre 30 Paesi. In Italia, l’uscita del libro è prevista per il 14 settembre, per i tipi di Bompiani. Siete avvisati.
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