Hanno preso alcuni cani, hanno svuotato loro le vene di tutto il sangue e lo hanno sostituito con una soluzione salina a 7 gradi centigradi di temperatura. Come prevedibile, a questo punto gli animali non hanno presentato più alcun respiro, alcuna attività cardiaca, e il loro encefalogramma è risultato piatto. Clinicamente morti, insomma. Poi, dopo tre ore, hanno ripompato nel corpo il sangue tolto in precedenza e hanno stimolato opportunamente cuore e polmoni degli animali con ossigeno ed elettroshock. E a questo punti i cani hanno ripreso a vivere senza alcun danno apparente agli organi vitali. Il breve resoconto non è tratto da un film horror o da qualche romanzo di fantascienza, bensì da un esperimento scientifico condotto da alcuni scienziati del Safar Center for Resuscitation Research (ovvero letteralmente "Centro Safar per la ricerca sulla resurrezione") dell'Università di Pittsburgh. Nonostante il nome un tantino curioso, la religione non c'entra e nemmeno il paranormale o le pseudoscienze. Si tratta invece di un dipartimento di medicina fondato da Peter J. Safar (1924-2003), un'importante personalità del settore medico il cui impegno nell'ambito della ricerca di metodi per salvare vite umane in condizioni disperate, ha contribuito a sottrarre alla morte migliaia di persone in tutto il mondo. Basti pensare che è proprio a Safar che viene attribuita l'invenzione delle tecniche di respirazione bocca a bocca e di rianimazione cardiopolmonare. Nella fattispecie, la tecnica sperimentata non è particolarmente dissimile dalle condizioni che già vengono create durante determinate operazioni chirurgiche, quando grazie all'anestesia e alla circolazione extracorporea vengono ridotte di molto le attività cerebrali e cardiocircolatorie. Tuttavia, in questi casi non si può comunque mai parlare di "morte cerebrale", cosa che invece pare potersi applicare nel caso dell'esperimento di Pittsburgh. Senza addentrarsi sull'opportunità etica di effettuare esperimenti di questo tipo, cosa per cui è assai probabile un'imminente levata di scudi delle associazioni animaliste, è comunque evidente che riportare in vita cellule morte sarebbe di straordinaria importanza dal punto di vista medico. Capire il meccanismo di morte cellulare, in particolare quella dei neuroni, a seguito di eventi traumatici, è infatti uno degli obiettivi principali degli scienziati del Safar Center, in quanto fondamentale per salvare vite in condizioni più che disperate. In attesa dell'inizio della sperimentazione sull'uomo, annunciata per il 2015, naturalmente c'è già chi sta pensando a qualche utilizzo molto poco convenzionale di questa tecnica, come organizzare giri turistici nell'aldilà, proprio come nel film Linea Mortale. Ma solo per qualche ora, s'intende.
Al di là, andata e ritorno
Un singolare e inquietante esperimento su alcuni cani avrebbe evidenziato la possibilità di mantenere per alcune ore un corpo in stato di "morte clinica controllata", per poi essere riportato in vita senza danni apparenti.
Risorse in rete
- Safar Center for Resuscitation Research www.safar.pitt.edu/
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Fonte: Repubblica.it, Safar Center
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