racconto di
Francesco Salinitro
Occhi di luna
Francesco Salinitro ha un grosso pregio (e come lui i suoi racconti): sa far sorridere. Non soltanto quando scrive e mette insieme racconti esilaranti come quello che pubblichiamo su questo numero di Delos, ma anche quando parla, quando discute con voi, con quella sua aria sorniona e intelligente insieme, con le sue fulminanti battute di spirito. Tra le varie attività di Francesco, spicca quella di lettore professionista, come ci spiega lui stesso, di scrittore per hobby e di medico chirurgo a tempo perso. Un bel tipo, non vi sembra? Vi auguro solo di non finire sotto i suoi ferri... (Franco Forte)
"Sono un po' titubante a descrivere che genere di occhi hanno - non vorrei che qualcuno pensasse che sto raccontando storie di pura fantasia, tanto la cosa può apparire incredibile - ma parlerò lo stesso."[Gli abitanti della Luna] hanno gli occhi estraibili; se uno vuole, se li toglie e li conserva fino a quando ha bisogno di guardare qualche cosa: allora se li infila e ci vede; ci sono anche molti che hanno perduto i propri e hanno ugualmente la possibilità di vedere prendendoli in prestito da altri.
"C'è anche chi ne possiede delle riserve tenute sotto chiave, i ricchi."
Luciano di Samosata (120-180 d.C.) - Racconti fantastici, Una storia vera - Libro primo, p. 143 - Garzanti, Milano 1977.
-- Il fegato a duecentomila al chilo!? Ma siete impazziti? E se volessi una fettina di midollo osseo, quanto me la fareste pagare, un occhio della testa? -- urlò Giacinto nel microfono.
-- Il prezzo degli occhi è in grande rialzo, signore - rispose il programma-reception che, naturalmente, non era addestrato a riconoscere il sarcasmo. - Ma per il midollo facciamo sconti speciali: la domanda è molto più bassa rispetto agli organi visivi, soprattutto gli occhi di colore verde che sono di gran moda.
"Abbiamo in offerta, per esempio, le culture di linfociti T-helper HIV resistenti ad un prezzo convenientissimo, conservatore compreso. L'AIDS non è più molto diffuso, ma, ne converrà, è sempre bene averne una scorta in casa. Il fegato, al contrario, è molto richiesto. Può controllare, se non mi crede. Guardi: le mostro la curva del consumo di alcolici e altri epatotossici negli ultimi mesi... "
-- Basta così, stupido ammasso di circuiti! Voglio parlare con una persona, con il Direttore, il tuo Capo, o qualunque altro essere vivente stia in questo momento oziando nei vostri lussuosi uffici!
-- Certo, signore. Ho inoltrato la sua richiesta al Dottor Verdi, che al momento è occupato con un altro cliente. La faremo richiamare. Ma se desidera attendere in linea può usufruire, gratis, di un nostro divertentissimo programma pubblicitario con la nota attrice...
-- Vai a farti fottere, mucchio idiota di bit!
-- Comando o nome di file errato -- gli rispose, dal momento che non era programmato per attività sessuali di alcun genere.
Giacinto si scollegò, sconsolato, dal sito della CBL (Compagnia Biotecnologie Lazzaro: "Nulla è impossibile per noi, fuorché - per ora - resuscitare i morti! Ma perché morire anzitempo? Regalatevi un cuore CBL!").
-- Dove li trovo duecentomila bigliettoni per un fegato nuovo? -- chiese alla finestra che dava sul cortile.
Maledetta pubblicità del Nuovo Pivas Reale!
("E' tutto alcolico! E' tutto nuovo! E' tutto innocuo per il vostro prezioso cervello! E' il Nuovo Pivas Reale, l'alcolico dal gusto inconfondibile che vi riporta di colpo al mondo reale! Basta scollegare la bocca...", declamava la famosa star dell'InterPlaNet: nuda, in posa languida e invitante, mimava, con effetti di grande realismo, un rapporto orale con la spumeggiante bottiglia. Come resistere?)
Aveva ordinato la prima dozzina di Nuovo Pivas direttamente dal sito stampigliato sul capezzolo destro della diva. E aveva letto attentamente le avvertenze del Ministero della Sanità: "In dosi opportune e per periodi brevi non nuoce a nessun organo vitale. D.L. 34562bis - Min. San." riportate su ogni contenitore. Ci sarebbe voluto un microscopio per leggere "in dosi opportune e per periodi brevi".
Ma la bevanda, se ne accorse dal primo sorso, era davvero eccezionale.
Così, si scolò in un giorno la prima dozzina e annotò in agenda un ordine permanente di dodici Nuovo Pivas Reale quotidiani, che mantennero le promesse.
Dopo la prima bottiglia, infatti, gli era infinitamente più facile uscire dal virtuale e tuffarsi nella realtà. Cominciò a fare passeggiate nella città semideserta. Poi venne la prima frase scambiata con un raro passante. Seguirono i saluti mattutini con i realisti abituali, che, in breve, si trasformarono in chiacchiere sul tempo, lo sport e la politica e in vere e proprie conoscenze che sconfinavano con l'amicizia.
Dopo un paio di mesi aveva realizzato un paio di dozzine di rapporti umani diretti. Con un tizio atletico che praticava footing tutte le mattine conversava sugli avvenimenti sportivi. Con una signora che si ostinava ad andare a fare la spesa di persona chiacchierava di politica. Con un giovane dall'aria aggressiva, ma pensierosa - uno studente universitario fuori corso - intrecciava accese discussioni filosofiche.
Insomma, aveva di che trascorrere piacevolmente il suo tempo.
E infine... Infine incontrò Maria Grazia.
Ormai non trascorreva in rete che tre o quattro ore al giorno (mentre la dose giornaliera di Nuovo Pivas era salita a 18 litri e non usciva mai senza la sua scorta a tracolla).
La vide al giardino botanico: sul ponticello sopra il laghetto una giovane donna snella, dai corti capelli rossi, dava da mangiare alle papere che litigavano chiassosamente per i tozzi di pane secco.
-- Buon giorno -- salutò, fermandosi a qualche metro di distanza, come aveva imparato a fare per vincere la diffidenza degli estranei. E lei si girò.
Fu come se gli avessero dato un pugno nello stomaco. Era incantevole. Dio, se lo era!
-- Lei è... bellissima... -- balbettò.
-- E lei beve troppe bottiglie di Nuovo Pivas, -- gli rispose. Giacinto rimase di stucco.
-- Cosa c'è di male? E' perfettamente innocuo e non mi sono mai ubriacato. Non faccio del male a nessuno.
-- Ah, sì? E da quanto tempo si scola sei litri al giorno?
-- Diciotto - la corresse con sincerità. - Vediamo... da... facciamo sette mesi.
-- Bravo. Si faccia una ecotac al fegato.
-- Farò come mi consiglia. Ma, intanto, perché non ci presentiamo. Mi chiamo...
Riuscì a trascinare, emozionatissimo, uno straccio di conversazione per una decina di minuti, prima di chiederle: -- Perché non ci vediamo a cena una di queste sere? Ne sarei immensamente felice.
-- Non che lei mi sia antipatico, Giacinto. Anzi, per il suo bene, le faccio una proposta.
-- Controlli il suo fegato, si disintossichi e se ne compri uno nuovo. Tra dieci giorni sarò qui ad aspettarla. Se non avrà più questi occhi giallognoli - è il giallo della bile dal quale si capisce a prima vista che lei ha il fegato marcio - le prometto che passerò insieme a lei tutta la giornata e anche la sera.
Ma sì, ne vale la pena - pensò, rientrando in casa e aprendo un'altra cassa di Nuovo Pivas.
La Distillerie Vecchie Grappe Marchigiane, distributrice locale del Nuovo Pivas, gli rispose di rivolgersi al produttore. Questo, la Whyskey and Alcool S. Co. (S. stava, scoprì, per Syntetics), lo dirottò all'Ufficio legale della Compagnie Alimentaire Mediterraneenne, la finanziaria che con solo il 4,2% delle azioni controllava sia il distributore che il produttore.
L'avvocato della CAM - una donna sulla cinquantina, il cui volto materno e sorridente occupava tutto lo schermo - gli fece gentilmente capire che non gli avrebbero dato neanche un centesimo e che se "per caso, carissimo cliente, le venisse in mente di coinvolgere qualche piccola mezza tacca dei media per montare un improbabile scandalo, pur non essendo questa la nostra politica, saremmo costretti a difenderci. Insomma, caro ragazzo, lasci perdere: lei mi è simpatico, ma non le potrei nemmeno promettere di lasciarle le mutande."
Giacinto, dunque, fece un censimento di tutte le sue sostanze: poteva mettere insieme 260.000 verdoni - restando senza mobili, senza casa, senza autocaravan teleprogrammabile per le vacanze, senza collegamento in rete, senza i (pochi) depositi per la pensione, senza...
Fatti i conti, non avrebbe potuto offrire a Maria Grazia nemmeno la cena.
Vagò disperato l'intero pomeriggio per le strade deserte, scolando una Pivas Reale dietro l'altra. Non rispondeva ai saluti dei passanti che, ormai, lo conoscevano come un realista abituale. Non si accorse nemmeno dello studente suo amico che lo salutò più di una volta - fino a gridargli: -- Ehi! Giacinto! Aoooh! Sveeegliaaati! -- e che alla fine scosse le spalle, mormorando tra sé: -- Poveraccio! Dev'essere una ricaduta in virtuale totale...
Corso Inghilterra, Piazza Voyager, Largo Picasso, Viale Myr, Piazzale Luna... sì!, questa è una buona idea! Perché non ci aveva pensato prima?
Sulla Luna, lo sapevano tutti, gli organi si vendevano a prezzi stracciati. Tutti i turisti tornavano sulla Terra carichi di bauli pieni di organi di scorta.
C'era un solo ostacolo: il costo del viaggio, da solo, praticamente uguale a quello di un fegato. Ma se...
-- E allora come ci sei riuscito? -- gli chiese Maria Grazia.
La cena era stata deliziosa e la ragazza, non solo era adorabile, ma gli aveva dimostrato molto più di una occasionale simpatia. Usciti dal ristorante, era stata lei a proporgli di continuare la serata a casa. E ora, dopo aver fatto l'amore, se ne stavano abbracciati sul grande letto nuovo che Giacinto aveva acquistato il giorno prima.
-- La soluzione era semplice. Era sufficiente ricordarsi che sulla Luna tutti gli organi costano poco, tranne uno, gli occhi. Ma non gli occhi dei Lunari, che, anzi, sono talmente a buon mercato che, non è solo un modo di dire, te li tirerebbero dietro.
"Sarà a causa della gravità minore, oppure dell'assenza d'atmosfera che colà non fa da schermo alle radiazioni nocive, o anche dell'effetto marea della Terra sul suo satellite naturale, o di qualche carattere ereditario che i coloni si trasmettono da generazioni... le ipotesi sono tante, ma nessuna conclusiva.
"Fatto sta, che i Seleniti sono proprio deboli d'occhi, tanto che, sin da giovani, si sottopongono ad un intervento che glieli rende estraibili. Ma, ciò nonostante, sono costretti a cambiarsi gli occhi una volta all'anno. E, per soprammercato, gli occhi prodotti dalle loro biotecnologie sono scadenti come quelli con cui essi nascono.
"Gli occhi naturali dei terrestri, invece, nel caso che li porti un Lunare, gli durano tutta una vita e anche di più.
"Infatti i miei li ha acquistati una famiglia intera. Quando smetterà di usarli, la madre li regalerà al figlio maggiore e, forse, quest'ultimo ad un suo discendente.
"Insomma, per comprare il biglietto ho dovuto vendere tutto, ma nel cambio ci ho guadagnato un fegato nuovo e mezzo milione."
-- Ma, così, ti trovi bene?
-- Be', non è come prima. Ne ho dieci paia e, per farli durare tutta la vita, mi tocca farli riposare spesso. Ma poterti ammirare, anche solo un poco alla volta, mi ripaga ampiamente di ogni sacrificio -- concluse Giacinto riponendo gli occhi da sera nella loro custodia.
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