Marzo 2003 - Il tempo sembra avere cancellato dal volto di Ed Bishop e Michael Billington ogni piccolo residuo delle maschere interpretate più di trenta anni fa per Gerry e Sylvia Anderson, creatori della serie televisiva U.F.O.
Dinanzi al genuino entusiasmo dei fans alla convention di Fiuggi chiamata Deepcon 4, i due attori appaiono – alle volte – malcelare una certa insofferenza nei confronti dei personaggi che li hanno resi famosi. Del resto la carriera di Ed Bishop e Michael Billington resterà per sempre collegata a Ed Straker e Paul Foster, rispettivamente Comandante e Colonnello della SHADO, un’organizzazione internazionale che sotto copertura cerca di difendere il genere umano da una pericolosa ed insidiosissima minaccia aliena. Eppure – per chi oggi ha tra i trenta e i quaranta anni – quei telefilm mandati in onda dalla Rai quando la televisione era ancora in bianco e nero sono ricordati con lo stesso senso di esaltazione fanciullesca che accompagna altre serie televisive di culto di quegli anni come Spazio 1999 e Thunderbirds. Intervista – in esclusiva – ai due attori che sono stati protagonisti dell’ultima avventura televisiva del glamour britannico degli anni Sessanta. L’ultimo brivido di glamour pop trasmesso dalla televisione attraverso una serie di avventure nelo spazio…
Mr.Bishop, come è arrivato nel ruolo di Straker?
Avevo lavorato con Gerry Anderson per una serie televisiva con le marionette intitolata Captain Scarlett. Avevo prestato la mia voce ad uno dei personaggi e – poi – avevo ancora lavorato con Gerry e Sylvia in un altro telefilm chiamato Doppelganger e così loro sapevano che ero in grado di imparare le battute a memoria, ero affidabile e costavo molto poco.
La saga di UFO era ambientata negli anni Ottanta…
La moda e le tecnologie presenti nei telefilm non erano 'fantastici', ma qualcosa che era previsto come realizzabile. Molte cose, come i telefoni cellulari, le porte scorrevoli, le videoconferenze, sono state anticipate nelle serie e sono diventate fruibili. Non come il teletrasporto di Star Trek, che è qualcosa di impossibile secondo le leggi della fisica. Tutto quello che era presente in UFO era molto possibile ed è arrivato. Certo, nessuno ha predetto che il futuro che oggi viviamo sarebbe stato perfetto, perché fino a quando avremo degli esseri umani in giro la perfezione non potrà mai arrivare. Penso che il successo della maggior parte delle serie create da Gerry e Sylvia Anderson sia dovuto alla felice combinazione della storia, della moda, dell'aspetto delle persone, della maniera in cui gli attori si rapportavano alle emozioni del pubblico. E’ una serie concepita per intrattenere il pubblico e divertirlo in maniera originale e interessante.
Rispetto a Star Trek, ad esempio, il nostro hardware era un “software” molto più delicato…
Cosa prova quando si rivede in Dvd?
Non è una cosa che mi preoccupa molto. Sono stato molto felice per il lavoro che ho fatto e sono contento che la gente ancora oggi lo apprezzi, anche perché – in quegli anni – nessuno si aspettava tutto questo successo. Devo, però, dire che i Dvd sono formidabili. Quando ho visto la qualità digitale delle immagini, mentre facevo un commento audio per la versione pubblicata dalla Carlton in Gran Bretagna sono rimasto molto impressionato. Era come se fossimo lì sul set e – devo dire – da giovani sembravano tutti meravigliosi. Molto meglio di come li vedevamo all’epoca in televisione. Sembra di essere quasi dentro la storia… come sul set. Negli anni Settanta non c’erano i videoregistratori, né le televisioni satellitari tematiche e via cavo, quindi tutta la fruizione della televisione era legata agli orari delle trasmissioni. Nessuno si aspettava tutto questo. Potere vedere il tuo spettacolo preferito quando vuoi tu a casa tua, è sempre una gioia enorme. In più mi diverte molto ascoltare i doppiaggi differenti. Straker, in tedesco, sembra più energico e tosto. E’ la sua migliore “versione”, anche se io credo che gli attori andrebbero sentiti sempre parlare in originale. Il Dvd ha consegnato U.F.O. all’eternità e – come il buon vino – migliorerà nel tempo. E’ come averlo messo in banca e io apprezzerò tutto questo anche quando sarò lassù nel cielo…
Crede che il Dvd restituirà alla serie il suo tono sexy, spesso censurato nella versione televisiva?
Sono d’accordo con lei: U.F.O. ha sempre avuto una vocazione sexy, anche se – come attore – non me ne sono mai accorto. Del resto incontrare le attrici al trucco alle 6.30 di mattina non aiutava. Erano stravolte, spesso si erano appena alzate…
Cosa pensa dell’entusiasmo dei fans alle conventions?
Spesso faccio dei giri nelle conventions di tutto il mondo per incontrare le persone che ancora oggi amano tanto la serie. Anche se faccio questa professione da quarant' anni, e la partecipazione a UFO è durata solo quindici mesi. Gli appassionati della serie UFO non sono ragazzotti disperati: fra loro ci sono persone di ogni estrazione. So che William Shatner, il capitano Kirk, una volta, ebbe un moto di impazienza nei confronti dei fans. Non lo conosco di persona, ma devo dire in sua difesa che i fans di Star Trek sono milioni, mentre quelli di UFO si riducono a poche migliaia. Facendo le debite proporzioni, i miei piccoli problemi, per lui, diventano enormi. E' vero, un paio di volte anche io ho incontrato persone che avevano qualche problema con la realtà e che non riuscivamo a distinguere l'attore dal personaggio. In quel momento mi sono trovato in difficoltà, ma solo perché non sapevo come comportarmi. L’apprezzamento delle serie è naturalmente tutto dovuto ai fans che l’hanno trasformata in un fenomeno di culto. Noi non siamo Star Trek, né Guerre Stellari. E’ stato l’attivismo dei fans a rendere possibile tutto questo…perfino il Dvd.
Dopo tanti anni che opinione ha Comandante Straker?
Mi piace molto, anche se - alle volte - mi sento dispiaciuto per lui, per il suo essere così attaccato al lavoro, perché sembra non riuscire a divertirsi troppo nella sua vita privata. Ha avuto molto dolore e molti dispiaceri durante la sua esistenza. Non c’è nessuna zona grigia: per lui tutto o è bianco o nero come per l’amministrazione di George W.Bush. Eppure la sua gioia più grande gli deriva dal lavoro. Chiunque viva così merita un po' di compassione. Gli resto affezionato. Ma uomini come lui suscitano soprattutto molta pietà. Molti lamentano ancora che Straker abbia avuto più spazio nella serie con la sua personalità lacerata rispetto agli alieni. Non so se è vero: come attore, però, posso dire che è molto meglio interpretare momenti drammatici che fare finta di premere dei bottoni. Posso dire, però, che sarebbe molto difficile per me andare a cena con Straker.
A proposito di bianco e nero, in genere la fantascienza ha una visione generalmente ottimista o pessimista del futuro, lei da che parte sta?
Sono molto pessimista. Ho cinque nipoti e non ho alcuna idea di quale mondo sarà il loro. Non sono affatto contento della vita che potrebbero rischiare di vivere. Gran parte della fantascienza ha una visione distruttiva del futuro. Temo che sia possibile che un giorno l’umanità finisca di colpo. Forse accadrà quando sarò già morto, è impossibile dirlo. Il prossimo grande evento della mia vita, sarà la mia dipartita da questo pianeta, e temo che non mi riguarderà in alcuna maniera. La storia dell’umanità ci insegna una cosa sola: dal passato non abbiamo mai imparato nulla e io non vedo alcuna soluzione per il futuro. Mi deprime molto, davvero…
Mr.Billington, come è approdato al ruolo del Colonnello Foster?
Avevo avuto un piccolo ruolo nella serie intitolata Il prigioniero e Sylvia Anderson mi aveva visto. La parte fantascientifica del telefilm era comunque meno importante di realizzare un dramma con attori preparati. Del resto tutte le storie sono incentrate sui personaggi e non sulla tecnologia che era piuttosto secondaria. Questa è stata la sua fortuna. L’avere a che fare con tematiche che appartengono all’esperienza di tutti noi, ha reso U.F.O. qualcosa di perenne. Non mi interessano serie ipertecnologiche come Stare Trek The Next Generation. Tutti sembrano indossare, infatti, una spiacevolissima maschera. Non apprezzo un collegamento istrionico con lo spazio. Non c’è nulla da temere.
Cosa pensa del Dvd?
Possiedo un lettore Dvd che utilizzo principalmente per vedere i grandi classici. Non ho mai visto la serie di U.F.O. su questo supporto, ma – credo – sia molto importante e interessante vedere questi telefilm in Dvd, grazie al grande lavoro di restauro che sta alle loro spalle. La cosa che più mi entusiasma è il fatto che le persone guarderanno i Dvd di U.F.O. anche quando sarò morto.
Questo supporto offrirà allo spettatore, per la prima volta, la possibilità di sentire il doppiaggio originale della serie…
Non so se sarà davvero da considerarsi un bene... ero sempre preoccupato di non avere l’energia e la vitalità sufficienti per non fare accorgere il pubblico del fatto che in quegli anni dormivo molto poco. In realtà – come anche il Dvd potrà testimoniare – credo che l’attore italiano autore del mio doppiaggio non ha fatto altro che rendermi un ottimo servizio, facendo sembrare addirittura migliore la mia recitazione.
Come spiega il grande successo delle serie televisive prodotte nella Gran Bretagna degli anni Sessanta: The avengers, Il santo, Thunderbirds, Il prigioniero sono tutti diventati telefilm di culto…?
Era una televisione molto sperimentale, perché con nessuna concorrenza all’orizzonte la BBC poteva permettersi di essere ambiziosa. Gli anni Sessanta sono stati molto coraggiosi dal punto di vista televisivo, mentre oggi tutto è molto documentario sulla vita reale nello stile del Grande Fratello. Noi credevamo piuttosto all’immaginazione... so che Thunderbirds diventerà presto un film e lo capisco, perché racconta di una società internazionale di soccorso. Per quello che riguarda U.F.O. sono molto scettico rispetto a tale possibilità. X-Files e Steven Spielberg hanno lasciato pochissimo spazio al resto. In realtà il confronto tra terrestri e alieni in U.F.O. era un po’ come quello tra cowboys e indiani.
Qual è l’eredità che la serie di U.F.O. lascia ai suoi fans?
L’immagine di persone giovani atletiche, piene di energia e di voglia di vivere. Io e Ed Bishop abbiamo una gara in corso per chi muore per ultimo. Il messaggio che i giovani possono percepire della serie è quello di non avere paura: mai. E di essere ambiziosi nel volere vivere a tutti i costi una vita felice.
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